ROMA. Il 16 marzo
1978, ormai è storia, il presidente della D.C. ALDO MORO venne rapito a
Roma dalle Brigate Rosse e i cinque uomini della sua scorta furono
massacrati.
Alle 9,25 del 16 marzo 1978, un’edizione straordinaria del GR2
annunciava al Paese il rapimento di Aldo Moro e il massacro della sua
scorta: ”Interrompiamo le trasmissioni per una drammatica notizia che ha
dell’incredibile e che, anche se non ha avuto finora una conferma
ufficiale, purtroppo sembra sia vera. Il Presidente della Democrazia
cristiana, l’On .Aldo Moro è stato rapito poco fa a Roma da un “commando”
di terroristi. L’inaudito, ripetiamo, incredibile episodio è avvenuto
quasi davanti all’abitazione del parlamentare,nella zona della Camilluccia. I terroristi avrebbero sparato contro la scorta che
accompagnava il Presidente democristiano, avrebbero poi caricato a viva
forza l’On. Moro su una macchina e si sarebbero allontanati facendo
perdere le loro tracce . C’è da aggiungere che la scorta dell’On. Moro
era composta da cinque agenti:sarebbero tutti morti”.
Data che è rimasta impressa nella mia memoria. Quel giorno mio padre
compiva 63 anni. Ricordo ancora la telefonata a papà, il quale, appena
sentì la mia voce, con tono basso mi disse : “Hai sentito! hanno preso
il tuo professore “. Parlammo a lungo. Non rammento se alla fine ha
ricevuto i miei auguri per il suo compleanno.
A 40 anni dalla sua uccisione vorrei ricordare la figura del mio
professore.
Il 31 settembre 2014 ho terminato la mia attività lavorativa e il primo
ottobre mi sono recato nei luoghi di Roma che sono stati determinanti
sia per la mia formazione professionale che educatièva: la mia prima sede
di lavoro l’Università degli Studi “ La Sapienza” (in questa
circostanza parlerò soltanto del secondo sito).
Alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma si
accede da viale dell’Università al civico 36. Percorrendo un vialetto da
questo civico e mantenendo il lato sinistro si arriva in un cortile su
cui si affaccia l’edificio principale.
Sopra la vetrata di ingresso che precede il corridoio principale vi è
una targa con il nome della facoltà .Tra le aule in cui si tengono le
lezioni e si svolgono gli esami una in particolare è piena di ricordi.
E’ l’aula XI, l’aula Aldo Moro. Il nome su quella placca riporta alla
mente il silenzio del lontano 9 maggio 1978 quando l’Italia intera si
fermò, quando quasi ogni famiglia ebbe un po’ paura del futuro.
Dopo tanti anni sono tornato in quell’aula, certamente un po’ rinnovata,
e mi sono seduto in un posto che sento ancora appartenermi. Ritorno
studente per ricordare, vagamente, ancora una volta, commenti e domande
ed in particolare, dietro la cattedra, mi rivedo il Maestro, cosi veniva
chiamato dai suoi assistenti, il prof. Aldo Moro che parla di argomenti
di quella sua delicata materia che era ”Istituzioni di Diritto e
Procedura Penale”.
E, ancora seduto in quell’aula, il mio ricordo va al ”codazzo” che si
formava nel corridoio principale della facoltà al suo arrivo: folla
accalcata di studenti che cercavano di parlare con il professore. Rivedo la figura di Francesco Tritto, si laureò nel novembre del 1974,
allievo e successivamente assistente del Prof. Aldo Moro, fu il
destinatario, la mattina del 9 Maggio 1978 alle ore 12.13, dell’ultima
telefonata fatta dal brigatista Valerio Morucci e rivedo anche la sua
scorta, e in particolare mi tornano un po’ “offuscati “ i volti dei due
carabinieri Oreste Leonardi (capo scorta) e Domenico Ricci.
L’ultima volta che sono stato a diretto contatto con il Prof Aldo Moro è
stato il 12 dicembre 1974, giorno del mio esame. Aldo Moro era Ministro
degli esteri e la Democrazia Cristiana attraversava una delle fasi più
difficili della sua storia a seguito della sconfitta al referendum sul
divorzio.
Il caso della vita ha voluto che la Biblioteca di Storia Moderna e
Contemporanea, posto che frequento per le mie ricerche storiche, sia
ubicata in via Michelangelo Caetani, luogo che la mattina del 9 maggio
1978 venne ritrovato il corpo crivellato di proiettili di Aldo Moro in
una Renault 4 rossa.
L’ingresso della Biblioteca è di fronte alla lapide che ricorda i 55
giorni di angoscia e di passione del rapimento del mio Professore.
Percorrendo questa strada, mi sorge il seguente interrogativo: ”Che cosa
sarebbe successo se il presidente della D.C non fosse stato rapito?" Sì
Aldo Moro fu rapito e ucciso dalla Brigate Rosse, ma fu vittima di ben
altro. Ci sono diverse interpretazioni sul motivo del delitto, ma rimane
un angoscioso interrogativo: "perché nessuno poté intervenire per
fermarlo?
”La vendetta è automatica, la vendetta è smodata, la vendetta è
disumana. La pena, invece, è umana nella sua manifestazione, nella sua
finalità, come modo di reazione dell’organo pubblico che non può essere
concepito come la comprensibile reazione rabbiosa di un privato che si
faccia giustizia da sé.”
Sono parole tratte dalle lezioni svolte da Aldo Moro presso L’Università
degli Studi” La Sapienza “ di Roma per il corso di Istituzioni di
Diritto e procedura penale: un corso che, inizialmente, inaugurato da Aldo
Moro, nell’anno accademico 1964 /1965 e dopo la sua tragica
scomparsa, affidato dapprima al professore Raffaele Dolce ed in seguito
al professore Luciano Pettoello Mantovani, era stato giustamente
conferito a Franco Triito dall’anno accademico 1999/2000 e tenuto al
meglio sino alla prematura fine nell’agosto del 2005.
Roma , 8 Maggio 2018 |