MIGLIONICO.
Sia pure con ritardo, rispondo ai quesiti che puntualmente mi pone
l’amico Amati. Questa volta non si limita a farmi domande di semplice
curiosità politica, ma, partendo da un’intervista rilasciata da Ernesto
Galli Della Loggia, qualche settimana fa, al Corriere del Mezzogiorno,
mi sollecita un commento sulle risposte che l’esimio giornalista e
storico ha dato al giornale. Si tratta di una serie di quesiti che hanno
messo a dura prova le competenze e le opinioni del grande intellettuale.
Egli esprime giudizi così tranchant che prefigurano nientemeno il
declino politico dell’Italia. Tra le cause, annovera la scarsa
solidarietà che l’Italia riceve dalla UE in tema di immigrazione, il
crollo del sistema dei partiti e l’apatia dei giovani nei confronti
della politica. Solo se la situazione diverrà drammatica, afferma il
professore, i giovani saranno costretti a uscire dal letargo.
Per quello che può valere la mia opinione, non posso non concordare, in
linea di massima, con il giudizio espresso da Galli della Loggia. Egli
fotografa con estrema precisione la reale situazione politica e sociale
del nostro paese. Non nasconde la sua preoccupazione per la deriva nella
quale possono incorrere le istituzioni a causa del crollo dei partiti e
per la disaffezione che serpeggia in tutti i ceti sociali nei confronti
della classe politica in generale.
Se questa è la situazione, le ragioni di tanto sconcerto sono
enormemente complesse e difficile da decifrare. L’analisi condotta da
Della Loggia è sicuramente veritiera e condivisibile, ma rimane
comprensibilmente generica e un po’ superficiale; per cui necessita di
qualche ulteriore approfondimento che spero possa assolvere, almeno in
parte, questo mio contributo. I temi in discussione sono di tale
spessore e complessità da richiedere un’approfondita analisi
storico-sociologica e politica a tutto campo. Da parte mia, non posso
che esprimere opinioni personali che, spero, possano servire a creare
un’occasione di confronto e di riflessione tra amici. Riguardo al
preoccupante giudizio di Galli Della Loggia – l’Italia rischia il
declino politico – è sotto gli occhi di tutti la deriva verso cui ci
stiamo avviando. Un paese con un debito pubblico che raggiunge il 130%
del PIL, che non sa darsi uno straccio di sistema elettorale che
assicuri governabilità e rappresentatività democratica, che non dia ai
giovani un minimo di speranza per il futuro; che non è in grado di
combattere la piaga dell’evasione fiscale e la corruzione diffusa in
ogni aspetto della vita sociale, - per non dire delle cinque mafie che
distruggono il tessuto economico dell’Italia, compresa anche quella
romana - certamente rischia la catastrofe.
E’ vero che la recente crisi economica mondiale, i disastri prodotti
dalle emergenze idrogeologiche (v. terremoti e alluvioni), l’aggravarsi
del fenomeno immigratorio e gli effetti devastanti di una inconcepibile
globalizzazione hanno creato una crisi senza precedenti, causando una
tale penuria di risorse da ridurre drasticamente investimenti e posti di
lavoro; ma è altrettanto vero che le responsabilità maggiori sono da
attribuirsi alla cattiva gestione della politica.
Mi riferisco all’intero sistema partitico italiano che, dal crollo della
cosiddetta Prima Repubblica, ha prodotto soltanto guasti. Sulle cause di
tale disastro ho espresso più volte le mie opinioni su questo stesso
sito, perciò non è il caso di ripetermi. Chi avesse voglia di conoscerle
può cercare nell’”angolo della politica”, gentilmente messe a
disposizione dal Prof. Labriola. Voglio solo precisare che non ho
risparmiato critiche, anche pesanti, al partito al quale mi onoro di
appartenere, il Pd. Una critica più volte ripetuta, e che considero
fondamentale, è l’aver denunciato la mancanza assoluta, in tutti i
partiti, di una gestione democratica al loro interno; inconveniente che
genera gruppi di potere inamovibili e la conseguente paralisi delle
idee.
L’altro grosso handicap è dovuto alla proliferazione dei piccoli
partiti, generati da scissioni continue, che hanno il solo scopo di
assicurarsi un seggio in Parlamento. E’ inevitabile che, a queste
condizioni, si perseguano solo interessi di parte e si perdano di vista
i problemi della collettività. E’ proprio quello che sta avvenendo oggi
in Italia. Al crollo del sistema partitico corrisponde quello delle
Istituzioni, le quali sono ormai preda degli appetiti di vere e proprie
caste e di vecchie corporazioni.
In un sistema in cui la politica con la P maiuscola perde ogni
credibilità, oserei dire ogni potere decisionale, è inevitabile
l’occupazione dello Stato da parte di gruppi più o meno organizzati.
Ognuno cerca di fare i propri interessi a danno della collettività. E lo
Stato perde la sua funzione fondamentale: affermare la sua autorità
all’interno e l’autorevolezza nei confronti degli altri Paesi.
Diventa difficile, a queste condizioni, esigere il rispetto della legge
da parte dei singoli cittadini e degli altri poteri costituiti; siano
essi sindacati, enti locali o di tutt’altra natura. In questo modo è
delegittimato il Potere supremo dello Stato e si dà spazio all’anarchia
più completa. “ Questo è il paese del Tar in agguato”, ha recentemente
sentenziato lo stesso Galli Della Loggia. Come non dargli ragione? Di
questo passo, ogni pessimistica previsione è difficile da contestare.
Sul piano internazionale la situazione è ancora più grave. Se l’Italia
lamenta una scarsa solidarietà da parte dell’Unione europea, soprattutto
in tema di immigrazione, se Francia e Germania pretendono di stabilire
da sole le regole in Europa, la colpa non è solo di chi vuole affermare
la propria supremazia a scapito degli altri. E’ soprattutto da
attribuire alla classe politica che gestisce male gli interessi del
proprio paese. Il caso Italia è ancora più emblematico. Non è solo
l’incapacità degli uomini che non sanno farsi valere in sede
comunitaria. E’ la situazione caotica che si è generata sul piano
politico- istituzionale che produce una carenza di credibilità di cui
approfittano i paesi amici. Se il giovane Premier francese può fare il
“galletto” in Europa a svantaggio del prestigio dell’Italia, è perché
trova il terreno favorevole nella babele politica italiana.
E’ inevitabile che questo caos, a giudizio di Della Loggia, generi nei
giovani una pericolosa apatia e una disaffezione nei confronti della
politica. Solo il drammatizzarsi delle condizioni economiche può
spingerli a uscire dal letargo e a far valere i propri diritti. Qui il
discorso si fa molto più complesso. Diverse e più complicate sono le
ragioni che hanno allontanato i giovani dalla politica. Essi non sono di
per sé apatici. Per prima cosa sono stati delusi dal modo in cui i
partiti hanno “sgovernato” il Paese negli ultimi decenni e dalla
mancanza di spazio di cui sono stati privati. l’illusione che potessero
avere comunque il consenso dei giovani, a prescindere dai propri errori,
ha costretto i partiti ad un inevitabile sfaldamento.
La verità è che le forze politiche non hanno saputo cogliere la domanda
di partecipazione che proveniva dai cittadini e, in particolare dai
giovani. Se in passato l’intento dei partiti era quello di indottrinare
i giovani, con il diffondersi dell’istruzione generalizzata, la gioventù
è divenuta più esigente e più matura. Non si contenta più di eseguire le
direttive calate dall’alto, ma vuole partecipare più attivamente e
criticamente alla gestione della vita politica. I partiti, tutti, su
questo terreno non hanno saputo, né voluto, rinnovarsi ed è nata la
crisi e lo sbandamento totale di oggi.
Credo di essermi dilungato un bel po’, perciò chiudo con qualche
doverosa precisazione. Non tutte le speranze sono completamente perdute.
E’ in atto qualche segnale di ripresa economica che certamente servirà a
infondere un po’ di fiducia e a darci la speranza che si inverta in
qualche modo la rotta. Guai a soccombere al pessimismo. Occorre reagire
tutti insieme. Partecipare in massa, e in qualsiasi modo, alla vita
politica e sociale del Paese, per spingere i responsabili di questo
disastro a mettere da parte i propri interessi e pensare al bene della
comunità.
Miglionico 29.07.2017
Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it) |