MIGLIONICO.
Puntualissimo l’amico Amati mi esorta a commentare la vittoria
di Macron in Francia. Mi rivolge una serie di domande
riguardanti l’intero programma politico del neo Presidente; in
particolare le misure che dovrà adottare per sconfiggere il
terrorismo; come far ripartire il progetto europeo, che cosa i
francesi si aspettano da un Presidente appena eletto. Per quello
che può valere il mio giudizio, proverò a districarmi in una
materia ancora poco conosciuta anche dai più esperti analisti.
Ho seguito con estremo interesse il discorso che il neo eletto
ha rivolto ai suoi sostenitori al momento dei ringraziamenti. La
stessa coreografia, studiata fin nei minimi particolari - tale
era la certezza del successo - ha impressionato il mondo intero:
un uomo solitario avanza, con passo sostenuto, dal buio della
notte verso il palco che si illumina man mano che la figura si
avvicina. Simbolicamente, dalle tenebre del marasma politico
s’intravede la luce di un’alba rigeneratrice. Dalla sfiducia
nasce una nuova speranza.
Appena sul palco, unica comparsa sotto gli obbiettivi delle
telecamere, il festeggiato allarga le braccia e saluta la folla
plaudente, al grido di “viva Macron, viva la Francia!”.
Ringrazia tutti coloro che l’hanno sostenuto e attribuisce il
merito della vittoria a tutti i francesi, di cui sarà il fedele
Presidente. “Avete scelto l’audacia” - così arringa i presenti –
io vi sorprenderò, così come sorprenderò il mondo intero, che
dalla Francia si aspetta l’indicazione di un nuovo percorso di
vita. Vi servirò con immensa umiltà, senza risparmio di
energie”.
Nel suo breve, ma intenso messaggio,’ trasmette fiducia e
speranza, non generiche promesse che, con un colpo di magia,
potessero risolvere i terribili problemi che hanno colpito la
Francia negli ultimi tempi. Esalta la sua forte determinazione e
il coraggio che lo contraddistinguono, per intraprendere una
lotta senza quartiere contro le illegalità, i populismi
imperanti, la povertà e l’ignoranza. Accenna, senza
tentennamenti, alla difesa dello spirito dell’ Illuminismo, il
cui seme è germogliato per primo in terra francese. Allo scopo
di infondere speranza e coraggio, pronuncia con il petto gonfio
di orgoglio le parole scolpite negli sconvolgenti eventi dell’89
francese: liberté, égalité, fraternité.
Terminata, per così dire, la fase delle celebrazioni, cerchiamo
di stare con i piedi per terra e giudicare i fatti, non solo le
parole. Intanto si può senz’altro affermare che i primi
risultati Macron li ha già raggiunti: bloccare l’avanzata del
lepenismo (anche se la “Signora in giallo” nutre già propositi
di rivincita); rilanciare l’idea di un’Europa totalmente
riprogettata; ridimensionare il fronte anti euro, anche se,
dispiace dirlo, ha sbaragliato buona parte della sinistra più
radicale e ridotto all’osso il PSF, scisso in quattro tronconi
in perenne dissidio tra loro. Frutto anche della politica
ambivalente del Presidente Hollande, il quale con una mano
elargiva e con l’altra toglieva. Ha ricevuto il plauso dei capi
di stato di mezzo mondo che rappresenta un buon inizio in un
momento di crisi totale.
Ma è sul piano interno che dovrà mettere alla prova le sue
capacità per risolvere i gravi problemi che la Francia ha di
fronte: porre fine alla precarietà del lavoro, rilanciare
l’economia, rinsaldare le fratture sociali, ridare sicurezza e
combattere il terrorismo. Già le prime proteste sono scoppiate,
anche se limitate a gruppi radicali e anarchici di professione.
Certamente non avrà una serena luna di miele col potere appena
conquistato
.
A dire il vero, la quasi certezza della vittoria non l’ha
trovato impreparato. Sta già lavorando alla squadra di governo
che sarà resa pubblica al momento del passaggio delle consegne.
(domani domenica 14 maggio). Ormai si sente tanto sicuro di
conquistare, nei prossimi giorni, la maggiorana del Parlamento
che ha rifiutato il sostegno del socialista Valls, contando solo
sulle forze del nuovo partito appena fondato: La Francia in
marcia.
Ma è sul piano internazionale che lo attende la prova più
impegnativa, nella quale dovrà impiegare tutte le sue risorse e
tutta la bravura possibile. Ho già accennato al suo proposito di
rilanciare l’unità europea con nuovi principi e nuove regole di
governo. (E’ l’unico, è stato detto, che ha avuto il coraggio di
affrontare la campagna elettorale in difesa dello spirito
europeo, in un momento nel quale tutti temono di esporsi alle
critiche dei cosiddetti sovranisti). E’ questa la sfida delle
sfide: Alla vigilia del definitivo distacco dell’Inghilterra
dall’Europa, riuscirà il nostro giovane Presidente a convincere
i riluttanti colleghi che l’Europa è una risorsa, non un
fastidioso problema da risolvere?
L’obiettivo è senza dubbio encomiabile, pena la catastrofe
collettiva; ma il suo coraggio e la sua forza di volontà
certamente non basteranno da soli a raggiungere il traguardo.
Occorreranno la convinzione, la tenacia e l’impegno non di uno
solo, ma di tutti i giocatori in campo. Per primo servirà
l’apporto di Matteo Renzi - sia che ricopra il ruolo di
segretario del Pd, sia quello di premier per un possibile
secondo mandato – il quale finalmente invoca, senza
tentennamenti, un’Europa rinnovata dalle fondamenta. Stia
attento, però, Macron. Non faccia l’errore di Hollande: sperare
di rafforzare l’asse Parigi-Berlino a danno degli altri Paesi.
L’Europa si fa con l’ausilio di tutti; soprattutto con la
cessione di parte della propria sovranità, a vantaggio di un
potere effettivo corrispondente alla sovranità dei
cittadini-elettori.
A questo punto, apro una parentesi più ampia per accennare a un
problema che va oltre gli stessi confini europei. Non sembri una
provocazione, ma la situazione internazionale è tale da
richiedere uno sforzo collettivo, da parte delle Destre e delle
Sinistre democratiche. Tutti insieme. Coloro che hanno già
mostrato di avere a cuore le sorti della democrazia europea e
mondiale, intraprendano una battaglia politica e culturale, nel
solco del pensiero liberale, per difendere la modernità della
democrazia occidentale anche se tra forze diverse. “Contro i
fornitori di psicopolitica, che si trasformano in consumatori
del risentimento e della paura, occorre che tutti i
protagonisti, che già hanno consapevolezza del pericolo, si
ritrovino insieme per intraprendere una lotta dura per
ripristinare principi e valori universali”.
Sarebbe auspicabile vedere lottare insieme, oltre a Macron e
Renzi, L’inglese Corbin, Barack Obama, il canadese Trudeau e,
perché no, il greco Yarukasis e il tedesco Schulz (o la stessa
Merkel), per sconfiggere una volta per tutte i populismi settari
che vogliono dare l’assalto al potere, distruggendo valori,
ideali e conquiste, spesso frutto delle lotte pagate anche col
sangue di tanti onesti lavoratori.
Con lo stesso spirito cooperativo si potrà affrontare la
battaglia per sconfiggere il terrorismo internazionale (e qui
rispondo all’altro quesito di Amati). Da solo, nessuno Stato
sovrano può debellare un fenomeno che, sebbene mostri segni di
arretramento, può ancora riservare colpi di coda preoccupanti.
Perciò bisognerebbe agire con determinazione assoluta e
preveggente lucidità, che solo l’unione degli Stati può
affrontare. Non basterà, però, l’indispensabile coordinamento
delle forze di polizia e dei servizi segreti di tutto il mondo.
Serviranno un salto di qualità e un atto di estrema umiltà,
sull’esempio indicato dall’opera costante di Papa Francesco.
Occorrerà un vero cambiamento di rotta; culturale, politico e
sociale, che rispetti le differenze e riconosca tutti come
valore per se stessi. Lo spirito illuministico, evocato da
Macron, faccia da spinta propulsiva nei rapporti interpersonali
e internazionali. Un nuovo ordine mondiale e una politica
ispirata ai principi di uguaglianza e al rispetto di ogni essere
umano, potranno, per lo meno, attenuare la lotta per la
supremazia culturale e radical-religiosa, da cui scaturisce ogni
forma di terrorismo.
A margine del presente intervento, mi permetto di fare qualche
riflessione personale su quanto ha già prodotto il successo di
Macron, sia in Francia che in Italia, e nell’intera Europa.
Senza dubbio ha bloccato, spero per sempre, il populismo smodato
della Le Pen; ha senz’altro smorzato le ali ai demagoghi
nostrani, che già pensavano di ritemprarsi al vento rigeneratore
proveniente da oltralpe. Soprattutto è servito a suscitare un
sentimento nuovo di fiducia nei giovani che, finalmente, possano
intravedere uno spiraglio di luce nel futuro dell’Europa che
sembrava doversi spegnere definitivamente; infondere, in altre
parole, la volontà di non mollare, tenere duro, andare avanti e
non gettare via i propri sogni.
Certamente non mi associo ai tanti che, folgorati dal “nuovo
Messia”, si apprestano a saltare sul carro del vincitore.
Onestamente, bisogna riconoscergli la lungimirante abilità di
aver indicato la strada giusta per risolvere i tanti mali che
affliggono la Francia e l’intera Europa. C’è da dire, però, che
ha saputo sfruttare a suo favore gli errori e l’incapacità dei
partiti storici, sia il PSF che la Destra gollista, di proporre
nuove soluzioni ai mali della società. Marc Lazar ha asserito
che Macron ha vinto, ma non ha ancora convinto. E’ vero. Ma è
questa la sfida che ha lanciato: ha indicato la via e ha
promesso di affrontare i problemi con la tenacia e la forza di
volontà; non da solo, ma allargando il potere a tutti quelli che
condivideranno il suo sogno.
Rappresenta il nuovo che avanza, ma un nuovo che sa di antico.
Per questo converrà dargli fiducia e sostenerlo nel suo progetto
innovatore. Dichiara di essere né di destra, né di sinistra,
come qualcun altro si vanta di esserlo nel nostro paese. Ma la
distanza è abissale. E qui mi piace far riferimento al pensiero
di Ezio Mauro che così si esprime: “L’uno sembra aver
introiettato il senso di colpa della crisi invece di provare a
governarla. Anzi ha fatto di più, ed è il suo peccato capitale;
ha delegato alla crisi la riconfigurazione del sociale, nuove
esclusioni, le disuguaglianze, senza un disegno autonomo di
società e senza un progetto di contrasto. E’ in questo vuoto
residuale che cresce il vuoto dell’antipolitica, la promessa del
nulla populista. Una psicopolitica che seduce invece di
proibire, che convoca il cittadino a manifestare la sua rabbia
con un click davanti al computer. Sono i blog di Grillo – perché
di lui si tratta – che maledice chiunque con anatemi di setta
religiosa e promette di sfasciare tutto per ricostruire senza
alcun progetto”.
Macron invece ha una visione più coerente e più pensosa della
vita e del mondo. Fa leva nel coraggio e nella ragione, nel
potere dell’uomo di reagire alla rassegnazione e al fatalismo.
Esalta la libertà e la fratellanza universale: pilastri
dell’illuminismo che indicano la via maestra da percorrere. Solo
dalle forze che si riconoscono pienamente nei valori e negli
ideali democratici, potrà nascere l’embrione di un pensiero
alternativo. Questo è in fondo il mio convincimento.
Su Macron non voglio aggiungere altro. Un giudizio più preciso
si potrà esprimere non appena potrà operare concretamente. Pur
riconoscendo che le sue origini politiche, sono molto distanti
dalle mie convinzioni, non ho difficoltà ad ammettere, senza
ombra di pregiudizio, che dal giovane Presidente mi aspetto
qualcosa di molto interessante. Ringrazio chi ha avuto la
pazienza di leggermi e porgo un rispettoso saluto di “a
risentirci”.
Miglionico 13.05.2017
Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |