MIGLIONICO.
Dedico il titolo a Mimmo Sarli che, appena lasciato il
servizio attivo, si è dedicato allo studio della lingua
latina, sua antica passione. Bravo Mimmo, coltiva le tue
passioni, vivrai cent’anni.
Il mio commento questa volta voglio dedicarlo a un
argomento di pressante attualità: l’approvazione della
legge elettorale. Sulla questione mi sono soffermato più
volte, perciò non entro nei dettagli; mi limiterò a fare
alcune considerazione di ordine generale.
L’ITALICUM non è la migliore delle leggi possibili; non
mi nascondo che, così come è formulata, si presta ad
essere stravolta nei suoi principi democratici. Tutta
l’opposizione e buona parte della stessa maggioranza non
l’hanno votata o hanno abbandonato l’aula. Contestano
alcuni aspetti qualificanti della legge: il premio di
maggioranza al partito che raggiunga il 40% degli
elettori, l’eventuale ballottaggio fra i primi due
partiti, i capolista bloccati. Il fatto strano, però, è
che gran parte dell’opposizione, e gli stessi dissidenti
del Pd, l’avevano già votata in precedenza. Misteri
della politica italiana!
Se questi sono i difetti più evidenti della legge, non
si devono sottacere, però, gli aspetti positivi che pure
essa contiene. E’ vero che Renzi ha commesso troppi
errori nel portarla avanti, soprattutto nel metodo – v.
l’innaturale accordo segreto con l’ex cavaliere -la
legge però non è da rigettare in toto. Tra estenuanti
tentativi per dare al popolo italiano una legge
elettorale efficace, finalmente si è raggiunta qualcosa
di concreto.
Dopo decenni d’insuccessi, si è riusciti ad emanare una
legge che assicuri un minimo di stabilità; sapere con
certezza, all’indomani delle elezioni, chi potrà
governare per i prossimi cinque anni. Poter scegliere
almeno la metà dei propri rappresentanti, di cui il 50%
della componente femminile, non è cosa da poco. La legge
assicurala rappresentanza ai partiti che superano il 3%
dei voti. Al partito cui è attribuita la maggioranza, è
data, inoltre, la facoltà di decidere senza subire
ricatti.
Le critiche maggiori riguardano il fatto che in Italia,
non essendoci una realtà politica che poggi su due aree
contrapposte, come in gran parte dei paesi europei, può
accadere che un solo partito, sebbenein minoranza, possa
assicurarsi la maggioranza dei seggi. E’ senz’altro
vero; ma è anche vero che questa situazione è frutto di
undissennato finanziamento pubblico che ha fatto
proliferare tanti piccoli partitini, col solo scopo di
occupare poltrone in parlamento.
E’ a tutti noto che questo stato di fatto ha prodotto
danni enormi alla governabilità nel nostro paese. Si è
diffuso un sistema intollerabile di sottogoverno e di
corruzione ad ogni livello. La nuova riforma certamente
non potrà risolvere tutti i mali italiani; senz’altro,
però, potrà contribuire a favorire aggregazioni
partitiche più grandi e scoraggiare piccoli interessi di
parte. Già si notano i primi tentativi. Berlusconi
propone la creazione di un grande Partito Repubblicano,
con lo scopo di recuperare Alfano e Fitto e incamerare
la Lega e i Fratelli d’Italia.L’idea non è male ma, se
lo scopo è creare un calderone elettorale per battere
Renzi, il risultato non potrà che generare nuove
sventure.
Sarebbe auspicabile un progetto che raccogliesse in un
unico partito tutti i moderati, per dare il varo a una
destra europea, autenticamente democratica, come ho già
accennato in un precedente intervento.Penso all’unione
del Ncd, dell’Italia Unica di Passera, dell’Udc, di
Scelta Civica, del Centro Democratico, dell’ex leghista
Tosi; penso inoltre all’apporto che potrebbe dare
Raffaele Fitto, se ha il coraggio di lasciare Fi.A
Berlusconi, Salvini e Grillo sarebbe già sufficiente il
3% dei consensi.
A sinistra il discorso è totalmente diverso. La fronda
interna del Pd pone problemi di estrema difficoltà.
Civati lascia il Pd; Fassina è sul punto di farlo; tutti
gli altri promettono di continuare la battaglia sul
terreno istituzionale. Il caos regna sovrano. Renzi tira
dritto e ostenta sicurezza. A questo punto faccio io una
proposta “scandalosa”. Se si vuole davvero creare, a
sinistra, un’area coesa e omogenea, che si confronti con
l’ipotizzata Destra Democratica, rimane una sola ed
unica via: la minoranza dem resti nel Pd e faccia in
modo che nel partito entrino tutte le estreme; a
cominciare da Sel, dai Comunisti italiani e quel che
resta di Rifondazione. I socialisti sono già di casa.
Sembra l’uovo di Colombo, ma non l’ho è per nulla. A
condizione, però, che si proceda subito a regolamentare
per legge la vita interna dei partiti. Se saranno ancora
lasciati alla mercé di gruppi di affari, qualunque
riforma elettorale, o la sola buona volontà dei singoli,
non produrranno mai un’accettabile gestione democratica
del paese. Forse solo così si potrà conseguire una vera
alternanza che assicuri durata e stabilità di governo.
Un’altra imprescindibile condizione è che le aree che
aspirino a governare il paese, chiariscano a se stesse e
agli elettori, programmi, metodi e limitidi
appartenenza. Un partito che, al suo interno, garantisce
una reale democrazia può benissimo accogliere opinioni e
istanze diverse dalle posizioni di maggioranza.
Sarà utopia la mia? Senza dubbio, ma non vedo
alternative alla logica soluzione dei problemi. Il
terreno di scontro si sposta ora sulla questione della
riforma costituzionale del Senato. La soluzione che,
modestamente, avevo già ipotizzato, è una sola: lasciare
che il Senato sia eletto direttamente dai cittadini col
solo sistema proporzionale, senza premi di maggioranza.
Farebbe da vero contrappeso al possibile strapotere del
nuovosistema di governo, e garantirebbe l’apporto ideale
di tutte le istanze democratiche.Se le prerogative che
gli si vorrebbero attribuire, sono quelle di controllo e
di elaborazione, ideale e morale, dei principi
regolatori del Paese, c’è bisogno di un Senato eletto
dal popolo ed espressione di tutte le forze attive della
nazione. Pensaci, Renzi, per il bene di tutti, compreso
il tuo. Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |