MIGLIONICO.
Avevo promesso al prof. Amati che prima di Pasqua mi
sarei astenuto dallo scrivere alcunché. L’incalzare
degli eventi mi spinge ad intervenire su due argomenti
meritevoli di commento Il primo riguarda la vicenda,
ormai passata in secondo piano, dell’ex ministro Lupi,
il secondo la legge elettorale, oggetto di discussione
nell’ultima direzione del PD tenuta il 30 marzo u.s.
Sulle
dimissioni del ministro Lupi si è già discusso
abbastanza, perciò sarò molto stringato. La maggioranza
delle opinioni era concorde nel ritenere che il
ministro, non essendo indagato, non avrebbe dovuto
dimettersi. Altri pareri hanno apprezzato l’atto di
grande responsabilità, pur ritenendo opportune le
dimissioni.
La questione è
molto delicata e politicamente inquietante, perché ha
evidenziato un sistema di corruzione scandaloso che va
ad aggiungersi al sistematico malaffare che imperversa
nel Paese. Lupi ha fatto bene a lasciare, ma è
risultato l’unico capro espiatorio dello scempio che
minaccia la stessa tenuta democratica delle
Istituzioni. Non ho altri commenti da fare. Aggiungo
solo che Renzi ha sbagliato. Avrebbe dovuto respingere
le dimissioni di Lupi, per un atto di correttezza nei
confronti di un ministro colpevole solo della sua buona
fede.
Il secondo
argomento riveste un’importanza fondamentale per il
futuro democratico del Paese. Renzi, nel suo intervento
in direzione, ha chiarito con grande umiltà e
precisione i cardini della riforma e la necessità della
sua inderogabile approvazione. Si è soffermato in modo
dettagliato sulle modifiche che il testo ha subito per
andare incontro ai rilievi posti dalla minoranza,
dimostrando che la versione definitiva accoglie le
richieste avanzate da tutto il partito: la
governabilità, la rappresentanza, l’eleggibilità.
Alla minoranza
non è bastato. Ha risposto con le solite motivazioni,
inadeguate e pretestuose. Ogni pretesto è buono per
distruggere tutto quanto si è fatto finora. I “nominati”
dal vecchio PD di Bersani, temono i possibili “nominati”
di Renzi. Si preoccupano - udite! Udite! – della
democrazia interna ai partiti di opposizione e
dimenticano che stanno letteralmente distruggendo la
loro democrazia interna.
Non hanno
votato in direzione perché la “resa dei conti” va fatta
in Parlamento. L’unico intervento responsabile, dalla
parte dei dissidenti, è stato quello di Speranza che ha
avanzato proposte di buon senso. Gli irriducibili,
quali Gotor, D’Attorre, Fassina, Mineo, sono invasi da
autentico delirio. Minacciano di far cadere il governo
e andare al voto col “consultenum”, il vecchio sistema
proporzionale.
Ormai è del
tutto evidente che le vere ragioni di un simile,
irresponsabile, comportamento sono l’acredine e
l’avversione personale nei confronti del segretario. Un
altro motivo non secondario è la paura di non essere più
candidati in futuro. Non si rendono conto che, per
salvare interessi di parte, rischiano di smembrare il
partito e far arretrare l’intero paese.
Invece di
proporre la soluzione dei problemi, si scagliano contro
coloro che tentano di porvi rimedio. Penso ai tanti
insegnanti ingannati dalle promesse di Renzi; idonei
dell’ultimo concorso, si vedranno sfumare i loro sogni
e vanificare gli immensi sacrifici sostenuti. Penso al
territorio nazionale che va in pezzi e ai tanti geologi
che aspettano invano un posto di lavoro. Per non parlare
del terrorismo e della corruzione dilagante.
Sono solo
esempi. Molti altri adempimenti attendono soluzioni
urgenti. E la minoranza PD che cosa fa? Si dimena in
questioni di principio, con il solo scopo di apparire e
difendere posizioni di comodo. Dimostrino i “difensori
delle cause perse” di avere a cuore le sorti del paese e
si adoperino per il bene comune. A cominciare dalla
messa a punto di un piano nazionale di difesa del
territorio che, oltre a dare lavoro a migliaia di
giovani, eviti la catastrofe ambientale. Facciano
pressione sul governo per approvare un disegno di legge
che riconosca a tutti gli aspiranti docenti uguali
diritti e pari dignità.
P.S. Rivolgo alla
segretaria del PD di Miglionico, e all’intero
direttivo, la richiesta di coinvolgere, una volta per
tutte, gli iscritti nel dibattito politico attuale per
giustificare, se non altro, il motivo per il quale i
cittadini, me compreso, prendono la tessera di un
partito. Domenico Lascaro
(d.lacaro@libero.it) |