MIGLIONICO.
Mai come ora i versi di Dante sono stati
tanto appropriati. Le porte dell’inferno si
sono per gran parte dei docenti italiani che
attendono, invano, di essere assunti in
servizio. La “buona scuola” che Renzi aveva
con gran pompa annunciato si sta rivelando
un ennesimo fallimento. Non per tutti, ma
per gli idonei del famoso “concorsone” del
2012. Analizziamo i fatti. All’inizio di
settembre 2014, il governo emana un
documento di oltre 150 pagine nel quale sono
tracciate le linee portanti della futura
riforma scolastica. Tra le misure più
significative figuravano: l’abolizione del
precariato mediante l’assunzione di tutti i
docenti precari; l’assunzione contestuale
degli idonei del l’ultimo concorso;
l’istituzione generalizzata del tempo pieno
in tutte le scuole dell’obbligo; l’aumento
delle ore di alcune discipline che erano
state penalizzate dal ministro Gelmini.
Si invitano i cittadini ad inviare
critiche e suggerimenti allo scopo di
migliorare il testo per approvarlo entro
febbraio 2014. Nel frattempo Renzi e il
ministro dell’Istruzione non si risparmiano
in pompose dichiarazioni, annunciando che
sarebbero stati assunti non meno di 150.000
docenti da settembre 2015. Ebbene nel CDM
del 12 u.s. il DDL contenente misure urgenti
di riforma scolastica è risultato
incompleto, approssimato e decisamente
truffaldino. Il numero delle future
assunzioni si è quasi dimezzato; il tempo
pieno è sparito; le modalità di avanzamento
di carriera, che dovevano basarsi
esclusivamente sul merito, sono risultate
completamente stravolte. Si è voluto buttare
un po’ di fumo negli occhi con la promessa
di alcuni incentivi, a docenti e capi
d’istituto, da spendere chissà come.
Qualche elemento positivo affiora
qua e là; ma il disegno complessivo è
alquanto carente e non rispondente alle
reali necessità del paese. Bene
l’esaurimento delle graduatorie permanenti,
il potenziamento dell’inglese, della musica
, dell’arte e dell’educazione motoria, ma
colpevolmente ignorato l’insegnamento di
tecnologia e informatica, le cui ore furono
ridotte dal ministro Gelmini.
La beffa maggiore, però, l’hanno
subita gli idonei al concorso 2012. Per
opera di Renzi che, spavaldamente, aveva
promesso loro l’assunzione per coprire tutti
i posti vacanti. E sarebbero stati molti,
considerati l’estensione del tempo pieno e
l’adozione dell’organico funzionale; ma alla
luce dei fatti, il presidente Renzi, con una
giravolta clamorosa, si è rimangiato tutto
quanto aveva promesso. Avrebbe fatto meglio
a non promettere niente; illudere e poi
venir meno alla parola, sono quanto di più
offensivo per la dignità delle persone. Mai
più “classi pollaio” andava predicando. I
risultati si sono visti: deludenti.
Ma l’ingiustizia più grave che
hanno subito questi docenti risale al
momento di definire il numero dei posti da
mettere a concorso. Nel bando era stato
previsto un determinato contingente; ma
quando si è trattato di individuare i
vincitori, dopo un patteggiamento,
inizialmente non previsto, con i sindacati,
la metà dei posti è andato ai precari.
Perché non dirlo prima? Perché fare un
concorso, se si volevano sistemare prima
alcune categorie?
Come se non bastasse, un altro
rospo hanno dovuto ingoiare: alcuni
partecipanti sono stati inseriti in
graduatoria, pur non avendo riportato il
punteggio minimo richiesto nella prova
preliminare; altri, cosa ancora più grave,
avevano conseguito il titolo oltre i tempi
stabiliti dal bando. Se Renzi avesse voluto
davvero rimarginare le ferite del
precariato, come ha platealmente affermato,
avrebbe dovutoevitare di aggiungere
ingiustizia ad ingiustizia, e guarire il
vulnus sanguinante di tante anime truffate.E’
evidente che mantenere fede alla parola
data, non è una prerogativa che gli
appartiene.
Il ministro dell’Istruzione, forse
la più responsabile di tanto scempio, va
blaterando da qualche tempo che d’ora in poi
le assunzioni si faranno solo per concorso;
non dice però con quali idonee modalità.
Esse vanno assunte in un disegno riformatore
di tutta la formazione docente. La selezione
va fatta all’origine, in sede universitaria
e a numero chiuso. Chi vi esce insegnante
non avrebbe più bisogno di altre prove
selezionatrici. Solo in questo modo sarebbe
davvero sconfitto il precariato; altrimenti
il problema si ripresenterà, e sarà peggiore
di prima.
Un’ultima notazione. I “salvatori
della patria”, i ribelli del PD, che tanto
si affannano intorno alle preferenze e alle
liste bloccate, se davvero vogliono far
valere il loro peso politico e rendersi
utili per il paese, affrontino di petto il
problema e diano a tanti giovani docenti la
certezza di un diritto che in Italia sembra
non sia mai esistita. Paese. Domenico
Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |