MIGLIONICO.
E’ il quesito che mi ha rivolto il prof.
Amati su questo stesso sito. Rispondo
volentieri, anche se ho poco tempo da
dedicargli, a causa di improrogabili
impegni di famiglia. Per buona parte ho già
risposto nei precedenti interventi che lui
stesso mi ha sollecitato. Purtroppo è vero,
nel PD stanno succedendo cose molto strane
e, per parte mia, molto preoccupanti.
L’ormai conclamata “minoranza dem” sta
assumendo atteggiamenti da autentica
opposizione al suo stesso segretario e al
governo da lui presieduto.
Le ragioni sono spesso pretestuose,
anche se, come ho già avuto modo di
affermare, talvolta si basano su critiche
condivisibili. E’ evidente che i veri motivi
vanno ricercati oltre la facciata, che si
vuol far credere, politica; ciò che spesso
viene contestato è l’approvazione del
fatidico Jobs act. Secondo il giudizio
pessimistico della CGIL e della minoranza PD,
sarà causa di licenziamenti in massa.
L’altro elemento di forte contestazione è il
disegno di legge riguardante la riforma del
Senato.
Sicuramente un ruolo determinante
gioca l’atteggiamento “prepotente” di Renzi
che vuole, senza più rinvii, “cambiare
verso” all’Italia e approvare le riforme,
sempre promesse e mai realizzate da
trent’anni ad oggi. Elementi di carattere
personale e di perdita di potere hanno un
peso preponderante in tutta la faccenda.
Sono d’accordo con il prof. Amati: molti
non accettano, effettivamente, la sua
leadership, proprio ora che Renzi comincia a
guadagnare consensi dall’area moderata –
esponenti di primo piano di Scelta Civica
hanno aderito al PD. “Altro che Brunetta”,
afferma Amati, i “sorci verdi” glieli
faranno vedere i suoi stessi compagni; ogni
giorno gli danno del “filo spinato” da
torcere. In effetti, da Bersani a Fassina,
da Cuperlo a Corradino Mineo, l’acredine si
può “tagliare col coltello”.
La cosa strana, dicevo, è che
proprio ora che appare uno spiraglio di luce
sul piano economico e occupazionale, la
contestazione aumenta. Minacciano di non
votare, martedì prossimo, quegli stessi
provvedimenti che, sia pure obtorto collo,
hanno votato in passato. La minaccia si
carica ancor più di irresponsabilità, se si
considera che il governo è tenuto a
fronteggiare il pericolo di attentati da
parte dei jiadisti islamici e il continuo
riversarsi sulle nostre coste di migliaia di
immigrati.
Bersani ripete ancora di voler
“smacchiare il giaguaro”. Perché non l’ha
fatto prima? Dov’era lui e tutto il suo
seguito di contestatori, quando Grillo gli
ha sottratto gran parte del suo elettorato,
diventando il primo partito in Italia?
Almeno l’avesse davvero smacchiato il
giaguaro! In un modestissimo intervento di
alcuni anni fa avevo scritto: se il Pd non
si decide a darsi regole democratiche
interne e non redige un progetto di
cambiamento sostenibile per il futuro del
Paese, rischia di essere travolto dalla
corrente impetuosa della contestazione. Il
monito era valido allora, resta validissimo
oggi. Ora che l’Italia sembra poter uscire
dal “pantano”, i “gufi” si sono
risvegliati. E’ tornato Gotor. E’ rinato
Civati.”Ma mi facciano il piacere”! Questi
nostri compagni fanno finta che al governo
ci sia solo Renzi, e non anche la spina nel
fianco di Alfano e amici.
Sono pronti per la scissione? Mi
chiede Amati. Non credo che siano tanto
ingenui e irresponsabili fino al punto di
volerlo fare. Però le continue minacce, la
folle determinazione di non votare le
riforme già avviate rischiano di mettere in
crisi la tenuta del governo. Che fine
farebbe la riforma della scuola, tanto
solennemente annunciata? E quella della
giustizia, della RAI e del fisco?
Certamente, lo ripeto ancora, Renzi poteva
dare di più, ma trattarlo come un
avversario, è il colmo. Non so se la
sinistra-sinistra riuscirà a trovare un
leader – Landini? Cofferati? – Quello che
gli manca di sicuro è un progetto
condiviso e credibile di cambiamento del
Paese.Domenico
Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |