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DOMENICO LASCARO
24 Gennaio 2015

Miglionico
Mi è venuto il torciColle
di Domenico Lascaro

MIGLIONICO. Manca solo qualche giorno all’inizio delle votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica, e le consultazioni si sono fatte frenetiche e convulse. Non passa giorno che non viene fuori un nuovo nome da aggiungere ai tanti che circolano  sulla stampa nazionale, oltre a quella locale e internazionale. Ognuno si sente in dovere di proporre il proprio candidato. Oltre ai partiti politici, si cimentano istituzioni e associazioni di ogni livello:  l’ARCI Gay, la Confraternita di S. Bartolomeo, l’Unità dei Pelati Italiani, gli adepti dei Baffuti alla Salvador Dalì,  la Lega dei Fratelli Gemelli, e via di questo passo.

         Scherzi a parte, il problema sta facendosi più che serio e di difficile soluzione. I nomi che circolano riguardano tutte persone rispettabili, ma fatti oggetto di veti preventivi , sia da destra che da sinistra, e da quanti si chiamano fuori dalle due sponde tradizionali. Renzi ha annunciato che farà un nome il giorno precedente alla quarta votazione. Intanto lunedì 27 prevede di consultare tutti i partiti presenti in Parlamento, sperando di ottenere almeno il consenso dei Grandi Elettori di Fi. La quale, però, è più che divisa al suo interno.

         Spaccato è altresì il Pd, con la forte resistenza della sinistra interna che teme ci sia stato un accordo segreto  con l’ex cavaliere. Civati  addirittura si è schierato con Nichi Vendola, con il quale intende proporre un candidato unicamente  contro il patto del Nazareno.  E’ andato addirittura oltre: in primavera potrebbe lasciare il Pd e approdare nel partito di Vendola, che lo accoglierebbe  letteralmente a braccia aperte. Ma perché aspettare la primavera, non sarebbe meglio d’inverno,quando il clima è più fresco?

          Come si vede la situazione è alquanto ingarbugliata e preoccupante. Quello che manca è un sistema condiviso ed efficace per eleggere ,senza traumi, il Capo dello Stato. Forse era molto più facile in passato, quando a contendersi la carica erano solo due aree politiche. Ora che è subentrato un “terzo incomodo”, le cose si sono complicate. Che fare allora? Quale metodo sarebbe auspicabile per giungere  a una soluzione rapida e soddisfacente per tutti?

         Finora non sono emerse proposte condivise e risolutive. L’ultima provocazione “del” Grillo - fuori i nomi - ,se non fosse animata da spirito provocatorio, potrebbe avere una qualche validità. La richiesta del NCD di Alfano, di nominare un cattolico, sa troppo di parte. Perché non un protestante? Il metodo Renzi è molto incerto e poco sperimentato. I 5S hanno già detto che non andranno alle consultazioni di lunedì. Non ci resta che…pazientare. Ma una soluzione ci potrebbe essere. Prima però  occorre cercare il consenso su una pre-condizione. Tutti dovrebbero riconoscere al Partito democratico il diritto di designare il candidato unico alla carica di Presidente; sia perché ha la maggioranza dei Grandi Elettori, sia perché detiene la quota di maggioranza nella compagine governativa.

         Se tale condizione fosse accettata, almeno dai più, si spianerebbe il terreno per una rapida  soluzione del problema.  In concreto  potrebbe procedersi in questo modo: il Pd  discute  al proprio interno e approva una rosa di almeno cinque nomi, da sottoporre a ciascuna delle altre forze politiche presenti in Parlamento;  A Fi, NCD, M5S, Lega, SEL, Scelta Civica e F. d’Italia. Ognuna  risponde con l’indicazione di due o più nominativi scelti, in ordine di preferenza, tra la cinquina indicata dal Pd. Il nome  prescelto dalla maggioranza degli interpellati risulterebbe il candidato di tutti.

         I vantaggi sarebbero indiscutibili. Nessun partito si sentirebbe escluso dall’operazione; al partito di maggioranza verrebbe riconosciuto il diritto di nomina;  si eviterebbe una inutile e dannosa perdita di tempo,  a tutto vantaggio del metodo democratico. Sarebbe la prima volta che si elegge il Presidente della Repubblica alla prima votazione. Ne guadagnerebbe tutta la politica, in una fase di crescente sfiducia da parte di milioni di cittadini. In un momento di gravi avvenimenti  internazionali – v. la strage di oggi in Ucraina, la minaccia del terrorismo jihadista – non sarebbe male dedicare più energie ai problemi della disoccupazione giovanile, ai mali che affliggono migliaia di indigenti nel nostro paese, e alle immani sfide  della società globalizzata. A meno di considerarle  elucubrazioni mentali, tali semplici considerazioni potrebbero costituire un utile stimolo al dibattito. Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

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