MIGLIONICO.
Manca solo qualche giorno all’inizio delle
votazioni per l’elezione del Presidente
della Repubblica, e le consultazioni si sono
fatte frenetiche e convulse. Non passa
giorno che non viene fuori un nuovo nome da
aggiungere ai tanti che circolano sulla
stampa nazionale, oltre a quella locale e
internazionale. Ognuno si sente in dovere di
proporre il proprio candidato. Oltre ai
partiti politici, si cimentano istituzioni e
associazioni di ogni livello: l’ARCI Gay,
la Confraternita di S. Bartolomeo, l’Unità
dei Pelati Italiani, gli adepti dei Baffuti
alla Salvador Dalì, la Lega dei Fratelli
Gemelli, e via di questo passo.
Scherzi a parte, il problema sta
facendosi più che serio e di difficile
soluzione. I nomi che circolano riguardano
tutte persone rispettabili, ma fatti oggetto
di veti preventivi , sia da destra che da
sinistra, e da quanti si chiamano fuori
dalle due sponde tradizionali. Renzi ha
annunciato che farà un nome il giorno
precedente alla quarta votazione. Intanto
lunedì 27 prevede di consultare tutti i
partiti presenti in Parlamento, sperando di
ottenere almeno il consenso dei Grandi
Elettori di Fi. La quale, però, è più che
divisa al suo interno.
Spaccato è altresì il Pd, con la
forte resistenza della sinistra interna che
teme ci sia stato un accordo segreto con
l’ex cavaliere. Civati addirittura si è
schierato con Nichi Vendola, con il quale
intende proporre un candidato unicamente
contro il patto del Nazareno. E’ andato
addirittura oltre: in primavera potrebbe
lasciare il Pd e approdare nel partito di
Vendola, che lo accoglierebbe letteralmente
a braccia aperte. Ma perché aspettare la
primavera, non sarebbe meglio
d’inverno,quando il clima è più fresco?
Come si vede la situazione è
alquanto ingarbugliata e preoccupante.
Quello che manca è un sistema condiviso ed
efficace per eleggere ,senza traumi, il Capo
dello Stato. Forse era molto più facile in
passato, quando a contendersi la carica
erano solo due aree politiche. Ora che è
subentrato un “terzo incomodo”, le cose si
sono complicate. Che fare allora? Quale
metodo sarebbe auspicabile per giungere a
una soluzione rapida e soddisfacente per
tutti?
Finora non sono emerse proposte
condivise e risolutive. L’ultima
provocazione “del” Grillo - fuori i nomi -
,se non fosse animata da spirito
provocatorio, potrebbe avere una qualche
validità. La richiesta del NCD di Alfano, di
nominare un cattolico, sa troppo di parte.
Perché non un protestante? Il metodo Renzi è
molto incerto e poco sperimentato. I 5S
hanno già detto che non andranno alle
consultazioni di lunedì. Non ci resta
che…pazientare. Ma una soluzione ci potrebbe
essere. Prima però occorre cercare il
consenso su una pre-condizione. Tutti
dovrebbero riconoscere al Partito
democratico il diritto di designare il
candidato unico alla carica di Presidente;
sia perché ha la maggioranza dei Grandi
Elettori, sia perché detiene la quota di
maggioranza nella compagine governativa.
Se tale condizione fosse accettata,
almeno dai più, si spianerebbe il terreno
per una rapida soluzione del problema. In
concreto potrebbe procedersi in questo
modo: il Pd discute al proprio interno e
approva una rosa di almeno cinque nomi, da
sottoporre a ciascuna delle altre forze
politiche presenti in Parlamento; A Fi, NCD,
M5S, Lega, SEL, Scelta Civica e F. d’Italia.
Ognuna risponde con l’indicazione di due o
più nominativi scelti, in ordine di
preferenza, tra la cinquina indicata dal Pd.
Il nome prescelto dalla maggioranza degli
interpellati risulterebbe il candidato di
tutti.
I vantaggi sarebbero indiscutibili.
Nessun partito si sentirebbe escluso
dall’operazione; al partito di maggioranza
verrebbe riconosciuto il diritto di nomina;
si eviterebbe una inutile e dannosa perdita
di tempo, a tutto vantaggio del metodo
democratico. Sarebbe la prima volta che si
elegge il Presidente della Repubblica alla
prima votazione. Ne guadagnerebbe tutta la
politica, in una fase di crescente sfiducia
da parte di milioni di cittadini. In un
momento di gravi avvenimenti internazionali
– v. la strage di oggi in Ucraina, la
minaccia del terrorismo jihadista – non
sarebbe male dedicare più energie ai
problemi della disoccupazione giovanile, ai
mali che affliggono migliaia di indigenti
nel nostro paese, e alle immani sfide della
società globalizzata. A meno di considerarle
elucubrazioni mentali, tali semplici
considerazioni potrebbero costituire un
utile stimolo al dibattito. Domenico
Lascaro (d.lascaro@libero.it) |