MIGLIONICO.
Caro Giacomo, di fronte alle turbinose
battaglie che si svolgono in queste ultime
ore, per tentare l’approvazione della legge
elettorale, è doveroso aggiungere
un’appendice a quanto già scritto qualche
giorno fa. Sembrava che la tanto contestata
legge potesse finalmente vedere la luce,
nonostante le riserve della sinistra del Pd
e dei “ribelli” di Fi.
Dopo aver subito una serie di
modifiche, rispetto al disegno originario
del primo incontro del Nazareno – soglia di
sbarramento all’8,50%, premio di maggioranza
al 37%, liste totalmente bloccate – la legge
doveva approdare - come è approdata - in
Senato con le seguenti caratteristiche:
soglia al 3%, premio al 40%, liste bloccate
solo per i capolista.
Ma, l’addio imprevisto di
Cofferati dal Pd ha esacerbato ulteriormente
gli animi e ha creato lacerazioni e
contrapposizioni insanabili all’interno dei
due partiti protagonisti; a tal punto che
Fitto ha parlato di “suicidio” politico, a
proposito del suo partito. Oltre alle
migliaia di emendamenti, presentati dalla
Lega, la sinistra del Pd, capeggiati da
Miguel Gotor, ha presentato un emendamento,
bocciato con 171 voti, che prevedeva
l’abbassamento al 30% dei capolista
bloccati. Il senatore Esposito, della
maggioranza Pd, fa approvare, col necessario
apporto dei voti di Fi, un emendamento, il
famoso “canguro”, che annulla 35.000
emendamenti leghisti. Inevitabile l’accusa,
da parte di interessati commentatori, di un
cambio di maggioranza.
Questi i fatti mentre mi accingo a
scrivere. Ma al di là della cronaca, che
tutti conoscono, mi preme fare un sia pur
breve commento su quanto sta accadendo. Devo
confessare che, dall’ultimissimo incontro
Renzi-Berlusconi, mi sarei aspettato un
“colpo di responsabilità”, per soddisfare le
motivate richieste delle minoranze: il 70%
riservato alle preferenze sarebbe stato un
accettabile compromesso, che avrebbe
riappacificato gli animi e reso un giusto
servizio ai cittadini.
Così non è stato. Il “cavaliere
disarcionato” e “don Renzi della Mancia”
simili ai due eroi del Cervantes, decidono
di proseguire impavidi per la loro strada.
Come se non fosse bastato, lo scudiero
Esposito ha definito “parassiti” gli
esponenti della minoranza . La reazione -
giusta, secondo me – non si è fatta
attendere: Bersani ha riunito immediatamente
140 parlamentari Pd per protestare contro
l’atteggiamento del Premier e fare il punto
sulla difficile situazione nella quale si è
impelagato il partito.
Intanto al Senato prosegue la
seduta a tempo indeterminato. E’ approvata
la legge sui 100 senatori designati dai
consigli regionali; i ribelli dem, guidati
da Walter Tocci, minacciano di non votare
l’emendamento della Finocchiaro che
recepisce interamente gli accordi di
maggioranza sull’italicum. Concludo con
l’esprimere la mia preoccupazione per quello
che sta avvenendo, a danno dell’immagine e
della credibilità del partito democratico,
ma soprattutto per il danno morale e
politico che si arreca al Paese, in un
momento critico come quello che stiamo
attraversando.
Considerato che l’approvazione
definitiva della legge è prevista per
martedì prossimo, rivolgo un accorato
appello a Renzi e a Berlusconi che, per una
volta, mettano da parte interessi di parte e
scendano a più miti consigli per ricercare
un decoroso compromesso con le rispettive
minoranze. A queste ultime suggerisco di
non tirare più di tanto la corda: una volta
constatata l’impossibilità di far passare le
proprie richieste, per il bene del Paese, si
adeguino, responsabilmente, alle decisioni
della maggioranza. Le loro giuste ragioni
saranno senz’altro apprezzate da chi, un
giorno, sarà chiamato a dare un giudizio
storico sugli avvenimenti attuali. D.
Lascaro (d.lascaro@libero.it) |