MIGLIONICO.
Caro Giacomo, la tua insistenza nel pormi
continui quesiti mi ha fatto sbagliare il
titolo. Nella fretta ho dovuto assemblare
spezzoni di due noti proverbi. Con i quesiti
che mi hai rivolto – chi salirà al colle? La
scelta sarà tra personalità che abbiano un
alto senso dello Stato? Renzi non accetterà
veti da nessuno, neanche dalla minoranza del
Pd? – pretendi davvero l’impossibile. Posso
anche tollerare l’epidoto di “grande
politologo” che mi hai affibbiato, ma
pretendere che sappia leggere nella palla di
vetro, è davvero il colmo.
Prima però di tentare una sia pur
minima risposta, consentimi di fare un
cenno a un altro problema che in queste ore
tiene in tensione il partito democratico:
lo strappo di Cofferati dopo le primarie in
Liguria. Nel mio ultimo articolo ho già
espresso un parere sul tema primarie; ma il
precipitare degli eventi pone nuovi e
preoccupanti interrogativi. L’addio di
Cofferati avrà ripercussioni sulla scelta
del nuovo presidente della Repubblica? Con
la probabile vittoria di Tsipras in Grecia,
nascerà un nuovo soggetto politico in
Italia con a capo il “Cinese”?
Stamane ho ascoltato con grande
attenzione un programma sulla TV7, nel
quale Cofferati ha motivato le sue
dimissioni; a ragione, ha criticato le
modalità truffaldine con cui si sono svolte
le primarie che lo hanno visto perdente:
<<hanno permesso di far votare individui,
non solo senza tessera, ma forsanche pagati
per farlo; ma lo scandalo più eclatante –
egli ha detto - è stato l’accordo, non
tanto occulto, con i “baroni della destra”,
che hanno portato ai gazebo centinaia di “
assoldati di ventura”, a danno della
sinistra>>. <<La goccia che ha fatto
“traboccare il vaso” - ha aggiunto - è
stata la mancata presa di posizione del
segretario del partito>> Tutto vero; ma si
giustifica con questo la sua fulminea
reazione? Era una decisione già presa, o
dettata dalle circostanze attuali?
I contrasti con Renzi risalgono ad
alcuni anni fa quando, in una trasmissione
televisiva, si sono scambiati non pochi
“elogi". Certamente si rende conto che ha
aperto nel Pd un altro fronte a sinistra
dagli esiti imprevedibili. << E’ un partito
alla frutta>> ha detto, ma non è che
l’antipasto fosse stato meglio. Egli stesso
ha affermato che era sicuramente al corrente
di quanto stava accadendo; i fatti di
Napoli, di Palermo e della Calabria erano
noti a tutti, ma nessuno, né tanto meno lui,
ha mai posto il problema di fissare nuove
regole. Perché ha aspettato l’esito delle
operazioni e non si è dimesso prima, dal
momento che era perfettamente informato di
quanto stava accadendo?
Ha accettato tutto prima, ma solo
ora contesta. Gli fu data l’occasione di
fare il sindaco di Bologna, ed è finita com'è finita; per due volte è stato scelto per
fare il deputato europeo; e si sente
abbandonato dal partito! E’ evidente che le
ragioni sono politiche , non certamente
individuali. L’operato della maggioranza
renziana non è esente da errori, anche
gravi, ma attribuire tutte le colpe a Renzi
dell’inefficienza di un governo “anomalo”
come l’attuale, è davvero inconcepibile.
Come uscire dalle secche in cui
rischia di precipitare tutto il partito, in
un momento così delicato e incerto? Sulla
questione primarie ho già espresso il mio
parere: l’istituto ha una ragion d’essere se
“disarma l’apparato interno”; ma va
sicuramente riformato e disciplinato per
legge, fissando regole uguali per tutti. E
veniamo alla “faglia” che in queste ore si
sta facendo voragine nella partita con la
sinistra interna.
E’ appena finita la conferenza
stampa di quest’ultima, nella quale si è
deciso di non votare, domani, la riforma
elettorale, se non si apportano sostanziali
modifiche; e pensare che solo qualche
settimana fa sembrava esserci un
accordo! L’incontro di Renzi con i senatori
della maggioranza, sullo stesso argomento, è
finito con l’ennesimo rinvio. Di certo
questo stato di cose avrà ripercussioni
sull’elezione del presidente della
Repubblica. Come si può facilmente notare,
le domande del prof. Amati non consentono
risposte univoche e tanto meno semplici. Se
Renzi conta di avere tutti i voti di Fi,
dovrà cedere su un candidato di area
moderata – Casini? Mattarella? O, forse,
anche Amato? – E la spaccatura con la
sinistra sarà incolmabile.
Se invece tenterà un approccio con
SEL e col M5S, - candidati Rodotà, Bersani,
Del Rio - l’accordo del Nazareno andrà in
frantumi. Questo è lo status questionis.
Personalmente avrei optato per Walter
Veltroni, il quale, pur essendo di area di
sinistra, sarebbe perfettamente capace di
essere imparziale e super partes; purtroppo
i desideri non sempre coincidono con la
realtà. Chi sarà dunque il nuovo inquilino
del colle? Farò un quesito a un indovino e
la risposta non si farà attendere.
Riuscirà il “nostro eroe” – Renzi –
a venir fuori dalla palude nella quale è
caduto il Pd, tirandosi dentro tutto
l’apparato politico italiano? C’è un solo
modo per uscirne: dovrà per primo cercare di
conciliare il ruolo centrale del partito
democratico con l’anima ribelle della sua
sinistra; tenere fede al patto del Nazareno,
senza cercare sponde con le minoranze di
altri movimenti. Solo con la chiarezza degli
obiettivi e la fermezza delle decisioni si
potranno conseguire i risultati sperati.
Sembrava una partita per vincere. Sarà una
partita in difesa. Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |