MIGLIONICO.
I quesiti non finiscono mai. Tra i tanti che
questa volta il prof. Amati mi sottopone,
uno è piuttosto complicato: Perché l’Italia
è sempre più un paese da “cortocircuito”?
Caro Giacomo, mi hai attribuito competenze
da “politologo”, prima, e da “ideologo”,
poi. Ora pretendi che sia anche un esperto
elettricista. Troppa grazia! Il quesito in
questione è davvero ad “alta tensione”;
basta un minimo contatto e tutto rischia di
“scaricarsi a massa”.
Esso intende accertare se il dialogo tra i
partiti è davvero finito; purtroppo sembra
proprio di sì; quando si trattava di
dividersi il potere, spesso si accordavano
tra di loro, dando l’impressione di
privilegiare il bene comune. Ora che la
pacchia è finita, è scoppiata la guerra
fratricida. Ma il fenomeno si è vieppiù
accentuato: si è esteso all’interno stesso
dei partiti. Ciascuno si ritrova nel suo
seno una nutrita minoranza battagliera che
minaccia l’integrità stessa del partito. I
motivi sono molteplici. Spesso sussistono
ragioni di merito rispetto ai problemi da
affrontare. Ed è giusto che sia così,
altrimenti avremmo organismi totalmente
asserviti ai capi.
Dietro al merito, però, si nascondono il più
delle volte calcoli individuali, finalizzati
al mantenimento dello status quo e a difesa
delle posizioni conquistate. In Forza
Italia, una buona fetta di parlamentari,
guidati da Raffaele Fitto, si oppone a
Berlusconi per timore di essere “fattafuori”
nel prossimo restyling. Il resto del centro
destra è diviso in mille rivoli e nessuno è
in grado di capirne le differenze. Il M5S è
sul punto di implodere, perché diviso tra
chi vuole dare al movimento un carattere
stabile e organizzato, e chi ha tutto
l’interesse a lasciarlo allo stato brado.
Da SEL è già iniziata la transumanza. Fa
eccezione solo la Lega, ma è solo l’inizio
euforico di un’azione furbesca e truffaldina
del neo segretario. Nel PD il fenomeno è più
complesso. Sussiste gran parte delle cause
che si riscontrano negli altri partiti, ma
altre sono esclusivamente di sua pertinenza.
Lo scontento della minoranza - l’ho già
evidenziato in analoghe circostanze – ha
dalla sua parte molte valide ragioni;
moltissime altre non giustificano il duro
contrasto in atto, perché basate sulla paura
della “rottamazione”, derivante dal naturale
conflitto generazionale che minaccia i
futuri assetti di partito.
Ma la causa che determina la maggior parte
della crisi è una sola: la mancanza di norme
chiare e condivise che regolino la vita
interna degli organismi.L’ho scritto e lo
ripeto fino all’esasperazione: in qualsiasi
sodalizio umano, se le regole del gioco sono
confuse o, addirittura assenti, si rischia
la completa anarchia. Inutile fare appello
alla libertà di coscienza ogni volta che si
vuole far valere le proprie opinioni; la
democrazia richiede sì il rispetto delle
minoranze ma, nello stesso tempo, l’adesione
alle decisioni della maggioranza.
Sapranno darsi i partiti statuti e
regolamenti tali da evitare le discordanze
sempre in agguato? Secondo me è doveroso
stabilire per legge statuti e norme che
disciplinino la gestione interna degli
stessi; solo in questo modo potranno essere
garantiti tutti, parlamentari e iscritti; ma
soprattutto i cittadini che avessero voglia
e competenze di aspirare, almeno in teoria,
a candidarsi per rappresentare il popolo
nelle istituzioni. E la domanda nasce…, a
chi toccherà emanare la legge? Agli stessi
soggetti che si vorrebbe disciplinare?
Quiscustdiet ipsos custodes? Chi controllerà
i controllori? Come vedi, caro Giacomo, si
ritorna al “cortocircuito”.
Quale provetto “elettricista” potrà mai
dipanare una matassa simile? Potrà il
Presidente Napolitano - mi chiedi -
costituire ancora una volta l’ancora di
salvezza? Temo proprio di no; ha dato tutto
quello che ha potuto in questi nove anni di
mandato. Il compito si è fatto oltremodo
gravoso e le forze fisiche e la pazienza
esaurita non gli consentono di provarci
ancora. Non ci resta che confidare nel senso
di responsabilità di tutti e nel soccorso
dello Spirito Santo. Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |