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MIGLIONICO.
Rispondo all’ultimo quesito che mi ha posto
il prof. Amati: riguarda il mio giudizio
sulla figura di Papa Bergoglio e sui
problemi che dovrà affrontare oggi la
Chiesa. Mi si perdoni il titolo che ho preso
per metà in prestito dalla scrittrice
inglese Austen; è solo per dare un tono meno
serioso al testo. Parlare di Papa Bergoglio
dopo che tutti ne hanno esaltate le qualità,
per me è come versare una goccia
nell’oceano. Se si considera che chi scrive
ha sospeso la fede in Dio, forse il mio
modesto giudizio sulla figura del Papa potrà
suscitare qualche interesse.
Allo stesso modo con cui esultò la folla in
piazza San Pietro, per quel disarmante
saluto del neo Papa: -“buona sera- ”, il mio
animo quasi esplose per la gioia e la
meraviglia. Finalmente, mi dissi, un altro
Papa buono. Da quel momento le parole e i
comportamenti di Bergoglio si sono
susseguiti in un crescendo di pensieri e
azioni che ne hanno fatto la guida suprema
del mondo intero.
La semplicità con cui si avvicina alla
gente; l’abbraccio spontaneo e sincero con i
bambini e i sofferenti; L’appello in difesa
dei diritti dei lavoratori e della dignità
di ogni persona; il Vangelo di Cristo
assunto come unico riferimento morale, e
un’infinità di altre simili azioni, fanno di
Bergoglio una personalità esemplare.
Comportamenti che per un qualsiasi papa
sembrerebbero eccezionali, per Papa
Francesco sono la norma. Egli è fatto così
come appare: semplice, autentico, senza
maschera.
La sua grandezza gli deriva proprio dal suo
essere normale. Per questo è stimato e amato
da laici e cattolici, dai credenti e dai non
credenti. La sua umiltà e il modo spontaneo
di rapportarsi alla gente, il suo parlare
diretto, non devono però trarci in inganno.
Semplicità non significa banalità o
superficialità. Al contrario, le parole el’intensità
del suo linguaggio gli derivano da una
energia interiore da cui deriva un carattere
ed una volontà inflessibili.
Ne sono testimonianza i suoi atti concreti e
i principi incrollabili a difesa della
dignità e della libertà di tutti. Strenuo
difensore della pace e nemico acerrimo di
tutte le guerre, con grande realismo non
esita però a schierarsi contro la violenza
dei terroristi, nei confronti dei quali è
disposto ad invocare anche la lotta armata.
Co lo stesso realismo condanna le azioni
delle organizzazioni mafiose che giudica
indegne di far parte della comunità
cristiana. Con altrettanta determinazione ha
osato infrangere il principio
dell’infallibilità della Chiesa.
Di ritorno da un viaggio pastorale gli fu
chiesto un giudizio sul rifiuto della Chiesa
di concedere la comunione ai divorziati; la
sua risposta fu: “Chi sono io per giudicare
gli altri”? E’ il segno di una straordinaria
apertura che mette in dubbio il principio
dell’infallibilità del Papa, e ridetermina
il ruolo della Chiesa, ritenuta non più
detentrice unica della verità.
Un altro segnale del clima di rinnovamento
che caratterizza l’incipiente papato è
l’inattesa attenzione nei confronti dei
cosiddetti diversi: omosessuali, coppie di
fatto, separati. Il problema è stato
affrontato nel sinodo appena concluso; non
si è raggiunta un soluzione unanime, ma un
primo dato è acquisito: accogliere tutti,
non escludere nessuno. I vescovi hanno un
anno di tempo per riflettere e dare una
risposta definitiva alle problematiche in
discussione.
Sui temi trattati, il Papa ha assunto una
posizione di grande apertura, senz’altro in
anticipo rispetto al monolitico tergiversare
del corpo episcopale. Al tempo stesso, però,
la sua è una posizione pensosa ed
equilibrata, senza fughe in avanti e senza
anacronistiche difese dello status quo.
Nella missiva indirizzata ai vescovi, così
si esprime: “La mia Chiesa non ha paura di
mangiare e bere con le prostitute”. La
lettera continua con una serie di altre
affermazioni che rafforzano il suo
equilibrio;lontano dalla tentazione del
“buonismo distruttivo”; distante mille
miglia dal conservatorismo sterile.
“La Chiesa ha attraversato momenti di
entusiasmo e di ardore…ma anche momenti di
tentazione: la tentazione dell’irrigidimento
ostile, dentro la legge, dentro la certezza
di ciò che conosciamo e non di ciò che
dobbiamo ancora imparare…la tentazione di
trasformare la pietra in pane e il pane in
pietra, per scagliarla contro i peccatori, i
deboli e i malati”. Ancora: “la tentazione
di scendere dalla croce, per accontentare la
gente, e non rimanerci per compiere la
volontà del Padre”. Sono solo alcuni
pensieri che il Papa pone all’attenzione dei
vescovi per invitarli a riflettere, “con
vero discernimento spirituale”, sulle idee
proposte e cercare soluzioni alle sfide che
le famiglie devono affrontare.
Questo travaglio interiore, che scuote dalle
fondamenta i principi basilari della Chiesa,
rappresenta non solo per i credenti, ma per
tutti indistintamente, la speranza di essere
accolti nella grande famiglia umana, senza
pregiudizi e col pieno riconoscimento della
propria dignità. Un contributo non marginale
si deve senz’altro al pensiero e all’esempio
illuminante che ci viene da Francesco, uomo
tra gli uomini. P.S. Chissà che i prossimi
passi che la Chiesa, “imperando” Papa
Francesco, farà per superare il celibato dei
preti. Domenico
Lascaro |
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Antonio
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