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MIGLIONICO.
Con quest’ultimo intervento mi appresto a
chiudere, per così dire, la trilogia dei
quesiti che mi ha sottoposto il prof. Amati.
Tratterò, nei limiti consentiti, del piano
di riforma scolastica proposto dal governo
Renzi. Tale piano, denominato “La Buona
Scuola”, che il Governo ha messo in
cantiere, consta di 12 Punti articolati in 6
grandi capitoli, così distinti: 1-
Assunzioni Personale; 2- Formazione e
Carriera; 3- Autonomia, Valutazione,
Trasparenza; 4- Didattica e Obiettivi
Formativi; 5- Rapporto Scuola-Lavoro; 6-
Risorse. E’ mio intento illustrare
succintamente ciascuno dei capitoli indicati
e chiudere con alcune personali valutazioni.
Assunzioni.
La premessa del Governo parte dalla
considerazione che ogni anno mancano
all’appello di settembre centinaia di
insegnanti a causa dei ritardi nelle nomine.
Il disagio si complica con la girandola
delle sostituzioni dei docenti assenti che
investe migliaia di supplenti, in ansia per
l’attesa di una chiamata che spesso non
arriva. E’ evidente che questo stato di
estrema precarietà incide pesantemente sulla
qualità e l’efficacia dell’insegnamento.
Quali i rimedi? Il Governo propone di
eliminare radicalmente il precariato,
abolire totalmente il sistema delle
supplenze con l’assunzione massiccia e
definitiva di 150.000 docenti, tratti dalle
graduatorie a esaurimento e dagli idonei
dell’ultimo concorso.
E’ “follia sperare”? Non necessariamente.
Con l’introduzione dell’Organico Funzionale
l’impresa non pare irrealizzabile, se si
considera che la spesa tra supplenze e
incarichi annuali è piuttosto elevata. Con
l’aggiunta di qualche risorsa in più, il
Governo intende adottare il cosiddetto
Organico Funzionale che garantirebbe a ogni
scuola un numero sufficiente di insegnanti,
tale da soddisfare qualsiasi esigenza.
L’obiettivo primario del progetto è
finalizzato a una totale riorganizzazione
delle attività scolastiche per far fronte
alle molteplici istanze della società
moderna, oltre alla sistemazione di tutti i
precari.
Formazione-Carriera.
E’ questo un aspetto centrale di tutto il
progetto. Riguarda il profilo professionale
dell’insegnante nella società globalizzata.
Oltre al saper codificare e decodificare le
conoscenze, al docente di oggi si richiedono
competenze e abilità mai richieste fino ad
ora. Esso avrà cura di far apprendere ai
propri alunni non solo contenuti educativi,
ma modalità di pensiero creativo e metodi di
lavoro e di studio. Ne deriva l’inderogabile
necessità di ripensarne la formazione:
quella di base nelle sedi universitarie, e
quella del lavoro ordinario in aula. Proprio
attraverso l’attività concreta e la qualità
dei procedimenti messi in opera, sarà
possibile valutare e premiare l’impegno sia
dei singoli, sia dei gruppi. Non più per
anzianità, ma per merito sarà possibile
l’avanzamento di carriera.
Autonomia, Valutazione, Trasparenza.
L’introduzione di una forma di autonomia
scolastica risale a oltre dieci anni fa, ma
non è stata mai pienamente realizzata, sia
per mancanza di risorse, sia per questioni
organizzative. Per rimediare il Governo
mette in campo una serie di proposte: parte
con la riforma degli organi collegiali, per
renderli più aperti, agili ed efficaci;
prospetta un diverso approccio con il
territorio, per far sì che la scuola diventi
un reale punto d’incontro con tutta la
comunità e strumento di un vero riscatto
sociale.
Per raggiungere tali obiettivi occorrerà,
tra l’altro ridefinire lo stesso profilo
professionale dei dirigenti scolastici;
infatti essi saranno selezionati non più col
solito concorso a livello regionale, che ha
creato non poche illegalità, ma attraverso
un nuovo corso-concorso gestito dalla Scuola
Nazionale di Amministrazione. L’obiettivo è
di creare professionisti che, oltre
all’esperienza di insegnamento, abbiano
conoscenze delle procedure amministrative e
gestionali, nonché competenze nel campo
informatico e tecnologico.
Didattica e obiettivi Formativi.
Il primo obiettivo che la scuola rinnovata
deve porsi è di consentire ai propri allievi
di ripensare ciò che essi gradualmente
imparano; in altri termini la scuola dovrà
formare senza più tentennamenti persone
libere e responsabili. Per conseguire
appieno tale obiettivo, occorrerà rivedere e
potenziare le discipline tradizionali, tra
cui: la conoscenza dell’arte e della cultura
in genere; sviluppare lo studio e la pratica
musicale fin dalla scuola primaria;
estendere lo studio della storia dell’arte e
del disegno anche al biennio dei licei; non
per ultima, la conoscenza delle lingue
straniere anche a livello della scuola
dell’infanzia;rendere altresì i giovani non
solo fruitori, ma veri creatori di una
cultura informatica. Dovrà essere inoltre
debellato l’analfabetismo finanziario ed
economico che tanto disagio crea nei
cittadini di ogni ceto sociale.
Rapporto scuola-lavoro.
Particolare attenzione è riservata al
problema del rapporto conflittuale tra
scuola e lavoro.A tale scopo il Governo
intende realizzare una serie di misure per
rendere la scuola più funzionale
all’occupazione giovanile. Partendo dalla
considerazione che la scuola non è solo
luogo di spesa, ma una vera politica di
investimento, si procederà col raccordare la
scuola al lavoro e col saldare il saper fare
al fare concreto.
Attraverso la diffusione di laboratori,
saranno privilegiate esperienze di studio-
lavoro che permetteranno agli allievi di
potenziare al massimo le proprie capacità
creative. Si potrà così realizzare un vero
capovolgimento culturale che permetterà di
superare l’anacronistica contrapposizione
tra sapere umanistico e sapere scientifico -
pratico.
Risorse.
E’ questo il capitolo più controverso. Da
una parte i soliti detrattori che diffidano
( volutamente ) della capacità del Governo
di reperire le risorse, dall’altra coloro
che, per ragioni politiche, fanno di tutto
per contrastarne il disegno. Esso è sì
ambizioso ma, irrinunciabile,se si guarda
alla scuola come priorità assoluta. Le
risorse principali sono indicate nella Legge
di Stabilità nella misura di 500 milioni
iniziali, vincolati all’effettivo
miglioramento e all’efficacia educativa e
didattica; nonché alla stabilizzazione degli
obiettivi strategici e alla capacità delle
singole istituzioni di attrarre risorse
private.
Altre risorse potranno aggiungersi
attraverso la razionalizzazione di quelle
esistenti, disseminate in una miriade
fallimentare di piccoli progetti. I
possibili finanziamenti privati potrebbero
trovare accoglienza per il tramite di tre
originali strumenti finanziari,sperimentati
positivamente in alcuni stati europei: 1-lo
school bonus, un bonus fiscale per un
portafoglio di investimenti privati nella
scuola; 2- il guarantee school, la
cosiddetta finanza buona, basata su un forte
legame tra rendita economica e impatto
sociale; 3- il crowdfundig, una modalità di
raccolta fondi a cura di genitori, studenti
e associazioni, largamente diffusa nei paesi
citati.
Considerazioni finali.
La prima impressione che si ricava dalla
lettura delle oltre 150 pagine del progetto
è che ci si trova di fronte a un disegno
onnicomprensivo che investe tutti gli
aspetti della scuola italiana, dalla
didattica alle strutture, dalla gestione
finanziaria a quella delle risorse umane. Un
altro aspetto non per niente trascurabile è
il metodo innovativo adottato. Si sollecita
infatti il coinvolgimento di migliaia di
cittadini, associazioni, mass media e di
tutte le istituzioni scolastiche.
In particolare, i punti più qualificanti a
mio parere sono: eliminazione dell’annoso
problema del precariato con la realizzazione
dell’organico funzionale; l’introduzione del
principio dell’alternanza scuola-lavoro; il
potenziamento di alcune discipline
fondamentali, come le lingue straniere,
l’educazione motoria, la storia dell’arte,
tecnologia, economia e finanza.
Oltre a queste misure di carattere piuttosto
didattico, ciò che maggiormente colpisce è
il valore sociale e culturale che traluce da
tutto l’impianto programmatico. Finalmente
si supera la dicotomia tra cultura
umanistica e cultura scientifica, attraverso
la massiccia introduzione del lavoro nella
scuola; l’ autonomia si realizza a partire
da un vero coinvolgimento di studenti e
docenti, finalizzato a costruire un progetto
educativo aperto e trasparente. Altro
elemento da evidenziare: finalmente si
concepisce un disegno che investe tutto il
panorama scolastico e che un’altra riforma
si potrà avere solo fra vent’anni.
Tutto bene allora? Certamente non mancano
elementi critici. Per prima cosa trovo
insufficienti le risorse: 500 milioni sono
del tutto inadeguati per affrontare la
grande mole degli obiettivi messi in
cantiere. Ottima l’idea di abolire il
precariato con l’introduzione dei concorsi
biennali. Era ora che si provvedesse.
Secondo me si dovrebbe fare di più:abolirli
completamente operando una selezione al
momento della scelta universitaria.
Un discorso diverso va fatto a proposito
degli ipotizzati finanziamenti privati. E’
facile obiettare che sono del tutto
aleatori, sui quali non si potrà fare molto
affidamento. Se tutto il progetto comincia a
prendere corpo e tutti i protagonisti
avvertono sulla propria pelle la
responsabilità di tentare l’impresa, allora
anche la finanza privata troverà interesse a
fare la propria parte.
Se smettiamo di piangerci addosso e
riconquistiamo la fiducia nelle nostre
potenzialità, il cammino ci sembrerà più
agevole e il pessimismo atavico della nostra
stirpe sarà per sempre sconfitto.
L’ottimismo genera altro ottimismo. Il
coraggio e la passione del nostro Premier
sapranno portarci fuori dal pantano nel
quale siamo da decenni precipitati.
Dato che l’argomento è di per sé complesso,
ho dovuto dilungarmi più del previsto.
Chiedo scusa ai gentili lettori, ai quali va
tutta la mia gratitudine e la mia stima.
Domenico Lascaro |
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Antonio
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