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GIUSEPPE PACE |
CONFERENZA REGIONALE DELL’EMIGRAZIONE E DELLE LEGGI REGIONALI N. 2° DEL 17 LUGLIO 1973, N. 29 E 29 DEL 1. APRILE 1975 |
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POTENZA, 17 FEBBRAIO 1975 |
Intervento di Giuseppe Pace - Vice Presidente del Consiglio Regionale di Basilicata |
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"Io credo che non occorrono molte parole per sottolineare la gravità del problema dell'emigrazione, credo, anzi, che si può affermare, da qualche parte è stato fatto, che vi sono al mondo due Regioni Basilicata Ve n'è una qui nel cuore del Mezzogiorno d'Italia, vi è, poi, una seconda Basilicata sparsa nelle varie parti del mondo e basta considerare, a questo proposito, che nei 100 anni trascorsi sono emigrati dalla Basilicata qualche cosa come 550.757 cittadini. La Regione Basilicata, nella elaborazione del proprio statuto, ha voluto sancire in modo esplicito impegno e importanza di questo problema. Ricorderò a me stesso che nel nostro statuto è precisato che <c tra le finalità che la Regione persegue ‑ è detto testualmente ‑ particolare rilievo assume la risoluzione dei problemi inerenti l'emigrazione. A tal fine la Regione, negli impegni di politica economica e sociale, che si è dati, opera per: la cessazione del fenomeno; il rientro degli emigrati; la tutela dei diritti e della condizione dei lavoratori nei luoghi di immigrazione delle loro famiglie in Basilicata > . Si tratta di un preciso impegno istituzionale perchè, appunto, sancito nello statuto della nostra Regione ed è significativo, amici, che a porre con tanta forza questo problema siano state e siano, appunto, le Regioni, queste nuove nate frutto della Costituzione della Repubblica italiana. Dobbiamo ricordare come sia stata ostacolata questa attività, che le Regioni si proponevano e si propongono di svolgere nel corso della loro attività. Ricorderò che, da parte governativa, è stata contestata la stessa possibilità, per le Regioni, di avere una legislazione relativa alla emigrazione, eppure dobbiamo anche ricordare, che negli ultimi decenni, se attività legislativa c'è stata in direzione della emigrazione, questa c' l'attività legislativa svolta dalle Regioni. Certo non tutte le Regioni si sono mosse con tempestività e con organicità su questo problema e la organizzazione dì questa Conferenza ne è una prova. Vi sono state delle Regioni che si sono mosse con molta tempestività, altre che si sono mosse con ritardi e con limiti e, ripeto, la organizzazione di questa Conferenza ne è la riprova. L'addebito che viene fatto a questa Conferenza e che io non voglio sottovalutare, anzi voglio sottolineare, è che si è trattato di una Conferenza realizzata, a voler essere benigno, in modo assai frettoloso. Intanto si è voluto, per inspiegabili motivi, che del resto abbiamo sottolineato in altra sede, sì è dovuto escludere, sostanzialmente, il momento del Consiglio regionale dalla preparazione e realizzazione della Conferenza, eppure il Consiglio regionale aveva solennemente assunto l'impegno di realizzare questa Conferenza. E' mancato il momento preparatorio di questa Conferenza; il fatto di compensarla nei lavori di una sola giornata poteva essere anche possibile se la Conferenza regionale fosse stata preparata da una serie di riunioni e di incontri, sia da realizzarsi nella nostra Regione, sia da realizzarsi nel contatto con i lavoratori e con i nostri corregionali aí1'estero, nel centro Europa e nel nord Italia. Questo crediamo sia uno dei limiti fondamentali e, del resto, ce l'hanno fatto notare nel dibattito gli emigrati che sono intervenuti e che ci hanno posto per iscritto la loro protesta a proposito. Noi, di certo, non vogliamo, in questa sede assolvere dalle sue gravi responsabilità i Governi che si sono succeduti alla direzione politica del Paese e ciò sia in relazione alla presenza e alla dimensione del problema, sia anche per la sua scarsa attività nella tutela dei lavoratori italiani all'estero. Non vogliamo qui assolvere il Governo dalle responsabilità che ha per quanto attiene, per esempio, al comportamento delle nostre rappresentanze consolari all'estero: i nostri consolati di disinteressano dei problemi dei nostri emigrati, quando, addirittura, non si comportano verso di loro e verso i loro problemi, con ostilità. Queste cose sono state dette nella Conferenza regionale della Puglia; presente 1'On. Granelli vi fu un emigrato che disse: « On. Granelli si vesta da emigrato e vada, provi ad entrare in un consolato italiano all'estero e vedrà come è trattato ». Vi è oggi un grosso problema che preoccupa i nostri lavoratori all'estero, vi è il grosso problema della recessione e della disoccupazione dei nostri connazionali all'estero. Andremo nei prossimi giorni alla Conferenza Nazionale sulla emigrazione e vedremo che cosa dirà, a questo proposito, il Governo, quale impegno assumerà per i nostri connazionali che vengono a trovarsi disoccupati, vengano a trovarsi senza lavoro. La constatazione, però, che la responsabilità di questo è governativa, non ci esime dalla esigenza di un esame rigoroso sul modo come noi, Regione Basilicata, che pure siamo la seconda Regione del Paese nella graduatoria della emigrazione col 2a,:351in rispetto alla popolazione, ci siamo mossi su questo problema. Dobbiamo sottolineare che ci siamo mossi con ritardi e con limiti ritardi e limiti che sono nell'azione della Regione di Basilicata. Voglio ricordare come la prima proposta di legge, relativa ad uno dei problemi dell'emigrazione, fu presentata dal gruppo comunista fin dal 1972 e mirava a garantire la possibilità per i nostri emigrati, di venire in Italia ad esercitare i loro diritti fondamentali di cittadini della Repubblica Italiana, cioè i diritti elettorali. Abbiamo approvato una legge, la n. 20 del 17‑7‑19 i 3, di cui ha parlato l'Assessore stamattina nella sua relazione, della quale non vogliamo negare la notevole importanza ‑ del resto la stessa risultava dalla fusione di una proposta di legge avanzata dal nostro gruppo con quella avanzata dalla Giunta regionale ‑ però dobbiamo dire tutto fino in fondo sui problemi, dobbiamo dire sì che quella legge è di una certa importanza, però dobbiamo anche dire che a circa 2 anni dalla sua promulgazione ancora non trova realizzazione, non trova applicazione almeno per quanto concerne, ed è la parte essenziale della legge, l'assistenza ai lavoratori, l'assistenza mutualistica ai lavoratori che rientrano in Italia e si trovano senza assistenza. Certo ci saranno spiegazioni, ci sarà l'INAM che non approva la convenzione, ma resta il fatto, resta il fatto che quella legge della Regione Basilicata non ha trovato applicazione. Abbiamo, in questi giorni, approvato una legge sulle. Consulta dell'emigrazione, una legge anche questa, di notevole importanza per la verità, ma manca una legge organica per l'assistenza e per una serie di iniziative che noi concretizziamo nella formula del «fondo per gli emigranti»; una legge di questo genere è all'esame della Commissione, la Commissione l'ha complessivamente approvata, però dobbiamo dire che si tratta di una legge, almeno per la parte assistenziale, che si limita a dare all'emigrato che rientra la somma di 100.000 lire e questo titolo di rimborso spesa, di trasporto delle masserizie, di indennità di prima sistemazione. Ebbene, io mi auguro che, dopo questa conferenza, si voglia modificare questa legge, altrimenti per gli emigrati ci sarà da stare poco allegri se dovesse passare così com'è. La costituzione della Consulta deve portare un sostanziale impegno della Regione Basilicata verso gli emigrati e verso le loro famiglie, prima di tutto attraverso il contatto permanente dobbiamo considerare questi nostri emigrati, nello spirito dello statuto regionale, cittadini momentaneamente assenti dalla nostra Regione e, partendo da questa considerazione, operare affinchè possano rientrare il più presto possibile e non venendo ad aggiungere disoccupati a disoccupati, ma creando quelle condizioni economiche, quelle condizioni di sviluppo, quelle condizioni occupazionali che consentano a questi cittadini, come ci diceva il rappresentante del Circolo Lucano della Francia, di venire qui per poter lavorare dodici mesi all'anno. Questo deve essere l'impegno delle forze politiche, delle forze democratiche della Regione Basilicata: dobbiamo fare in modo, è stato reclamato da più parti, che gli emigrati siano informati di quello che avviene nella loro Regione, dobbiamo fare di questo uno degli impegni del Consiglio regionale, dobbiamo stabilire contatti permanenti con le nostre rappresentanze, le organizzazioni di rappresentanti dei nostri connazionali che sono all'estero e nel Centro Nord del Paese. La condizione essenziale, lo dicevano altri, lo dicevo io stesso prima e lo ribadisco, è quella di avviare la Basilicata su un piano di sviluppo economico certo. C'è poco da stare allegri, mentre noi auspichiamo che rientrino i nostri emigrati per lavorare in Basilicata, assistiamo al fatto che le fonti di occupazione, assai limitate nella nostra Regione, si vanno sempre più restringendo. E' dall'altro ieri il problema della Chimica Meridionale con i suoi 400 e più dipendenti e, ancora, la crisi dello zuccherificio di Policoro, il problema della fabbrica di materiale elettrico, di motorini elettrici della Valle Basento, che ha ridimensionato la propria occupazione e va verso la chiusura. Certo questi esempi non sono una indicazione positiva per spingere i nostri emigrati a rientrare nel loro paese; si tratta di problemi assai complessi e assai importanti, però riteniamo che ci siano, in Basilicata, forze politiche sufficienti per affrontarli in uno con le organizzazioni democratiche, con le organizzazioni che operano nella emigrazione, con le organizzazioni sindacali, con tutte le organizzazioni democratiche e antifasciste. Queste forze, amici, devono farsi carico del massimo impegno, per contribuire alla soluzione di un problema tanto grave, ma che sta tanto a cuore alle popolazioni della nostra Basilicata." |
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