Interesse culturale per il silos degli anni '30

GRAVINA. Richiesto l’interesse culturale per il silos granario degli anni ‘30. E’ la richiesta avanzata alla Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, dall’arch. Antonio Monte, vice presidente AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale). Nella missiva, documentata con foto, planimetrie e riferimenti storici, il professionista ha richiesto la dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi dell’art.15 del D. l.vo del 22/01/04, n° 42 per il Silos granario di Gravina, inoltrandola anche ai Beni Culturali. “Le ingenti quantità di cereali che si producevano in Italia - recita la lettera, venivano conservate in dei silos granari realizzati a partire dagli anni trenta. In Puglia la Società Anonima Magazzini Generali dell’Italia Meridionale ed Insulare ne fece costruire 2 per contenere le grandi quantità provenienti dalle campagne delle province di Foggia, Bari e Matera. Il primo, edificato nel 1933, fu quello di Gravina; il secondo, nel 1937, a Foggia. Il “Grande Silos Granario” di Foggia, venne inaugurato il 4 gennaio dal Principe Umberto di Savoia ed è considerato il più capiente silos d’Europa per l’ammasso del grano capace di conservarne fino a 450 mila quintali. Quello di Gravina fu uno dei primi silos granari realizzati in Italia dalla già citata Società con la partecipazione della Banca Cooperativa di Gravina; esso poteva immagazzinare 60 mila quintali di grano proveniente sia dalla produzione locale che dalla vicina Basilicata. Il progetto venne affidato all’ing. Mario Varvara, mentre la grande struttura in cemento armato fu costruita dall’Impresa Ing. M. Campanella e F.lli Caputo di Napoli. Sorto in prossimità della stazione ferroviaria, l’imponente opera architettonica è alta 26 metri ed è costituita da 222 celle che, attraverso quattro tramogge e dei nastri trasportatori di distribuzione venivano direttamente riempite di frumento. Il silos era dotato di un modernissimo impianto fornito dalle note OMI-Officine Meccaniche Italiane di Reggio Emilia del quale ancora all’interno sono ben visibili diversi esemplari tra cui il gruppo distributore circolare per il riempimento delle celle, oppure i nastri distributori e altre macchine che andrebbero recuperate e conservate”. “Da anni questo importante bene architettonico storico-culturale – precisa Antonio Monte, è lasciato in uno stato di totale abbandono e degrado. La città di Gravina nel contempo sta perdendo una peculiare testimonianza dello sviluppo sociale ed economico della regione, in considerazione –anche- che questo silos è l’unico ancora rimasto nel Mezzogiorno d’Italia. Credo pertanto che il silos, date le sue caratteristiche costruttive e le sue peculiarità archeoindustriali, è meritevole di essere dichiarato quanto prima di interesse culturale ai sensi del D. l.vo citato”.

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375