MIGLIONICO
- «Il passato è sale che si scioglie per dare sapore
al presente
». Queste le parole con cui la scrittrice
miglionichese, Maria Pecora, ha presentato
alla stampa il suo libro. Una raccolta di detti,
proverbi e modi di dire ricavati e scavati
nell'esperienza di un popolo, fortemente legato alle
proprie tradizioni e cultura. Una cultura fatta di
cose semplici vissute con il rispetto e la
condivisione di quel passato che non deve essere
dimenticato. La sua opera prima, “Detti e ridetti
in dialetto e …non” con le sue 70 pagine
trasportano il lettore per mezzo di detti popolari
in dialetto miglionichese con associata la relativa
traduzione letterale, densa di significati a volte
profondi, in un viale alberato di ricordi. «Vivrò il
futuro collegandomi al presente e ispirandomi al
passato» le sue parole. L'ex insegnante ora in
pensione, ha voluto dedicare la sua opera al padre,
oggi ultra centenario, vera fonte del suo sapere e
da cui lei, donna concreta ed equilibrata, con
tenacia ha catalogato ed estratto trascrivendoli
meticolosamente centinaia di aneddoti, proverbi e
detti derivanti da quella cultura contadina di un
tempo che vuole tramandare alle future generazioni
affinché non snaturino la loro radice. Una radice
forte che la stessa scrittrice sente da sempre per
la sua piccola Miglionico, dove ha sempre vissuto ed
in cui si è realizzata come persona, donna, moglie e
madre. Stampato dalla tipografia Abatangelo di
Miglionico, il volume è disponibile nelle edicole ed
è un must per i tanti emigranti miglionichesi
residenti in svariate parti d'Italia, America e
Europa che amando il loro paese ne amano conservare
“pezzi di storia”, della loro storia, quella fatta
da piccole cose e condite da parole dialettali. Un
ricordo che rifiorisce come quegli alberi di
mandorli, noci e ciliegi, quegli uliveti e quelle
piante di fichi tipici della campagna miglionichese
con valloni e colline condite da “supual”. Le
caratteristiche siepi di rovi con more che separano
le
tante
stradine interpoderali che si diramano fra le varie
contrade, Conche, Pilieri, Fontan di Noce, Porsaro.
«Sò l supual è te-n-n l rrecchie», «sono le siepi e
hanno le orecchie» recita uno dei tanti aneddoti
trascritti nel libro. Quella siepe che può ascoltare
e per cui non bisogna mai sbraitare e criticare
alcuno. Consigli di vita su lavoro, matrimoni,
famiglia e casa, comportamenti da seguire derivanti
dall'esperienza che si tramandava di padre in
figlio. «Fa ben e scuord't, fa mal e arrcuord't»,
incita alla bontà: fai del bene e dimenticalo mentre
se fai del male pensaci! Significative le
indicazioni in alcune massime sulla gestione della
famiglia da dove si evinceva un disegno maschilista
indice di una cultura d'altri tempi e di una
impostazione societaria diversa. «Fil e marit, com
Crist t' l dà, t' là p'gghià. La migghier com iè iè»
nel senso che «figli e marito come Cristo te li dà
te li devi tenere mentre per la moglie comunque sia
va sempre bene », anacronistico oggi con le tante
separazioni. Una cultura che portava a dire che «Ci
ten' fil femm'n, ten' ioumm'n e femm'n ! Ci ten' fil
iuomm'n, nan ten' nè femm'n e né iuomm'n! » Tradotto
in italiano il suo significato sembra attuale anche
oggi. «Chi ha figlie femmine alla fine si ritroverà
in casa femmine e uomini, i mariti delle figlie
femmine». Una full immersion nella cultura di un
popolo. Da tramandare ai posteri. Antonio
Centonze |