MIGLIONICO
- Nelle campagne spopola il cinghiale. Con la semina
e dopo la chiusura della caccia, avvenuta il 31
dicembre, ritorna per gli agricoltori di Miglionico
l'incubo dell'onnivoro animale appartenente alla
famiglia dei suidi. Animale che vive in branchi e
dalla vita prevalentemente notturna, durante il
giorno il cinghiale preferisce riposare in grosse
buche nel terreno, che scava grazie alle zanne e gli
zoccoli. E dove le scava queste buche? «Vicino ad
alberi da frutto o vigneti, compromettendone la
crescita e segando le radici», denuncia Emilio
Vesia, titolare di un'azienda agricola situata a
cavallo fra i territori collinari di Miglionico e
Grottole. E il suo è un grido di dolore a difesa di
un'agricoltura bistrattata da più fronti. «Anche dai
cinghiali. - precisa il 35enne Emilio, che produce
cereali e legumi, ceci e cicerchia su tutti- Questi
animali, immessi in natura con il ripopolamento, si
stanno riproducendo in fretta crescendo in maniera
spropositata, mancando il suo nemico naturale, il
lupo. I cacciatori nei 3 mesi aperti non riescono a
effettuare alcuna selezione e il loro sovrannumero
sta causando seri problemi alle nostre già precarie
attività. La mia principale preoccupazione è che il
lavoro che dovrò fare a fine mese, la semina dei
legumi, sia vanificato da questi animali, di cui nel
territorio si vedono inequivocabili tracce. I
cinghiali sono diventati così esperti che non
permettono neanche al seme di affamiliarsi con il
terreno. Un seme, che mi preme sottolineare, deve
essere certificato e cartellinato con un costo che
supera anche le 100 euro a quintale. Nottetempo,
dopo la semina e dopo una dura giornata di lavoro
con costi e dispendio di energia, arrivano loro in
branco attratti dall'odore, per rieseguire il solco
della seminatrice al contrario, rubandosi di fatto
quel costoso seme. Seme che non germoglierà mai. E,
semmai qualche seme dovesse sfuggire al loro
scavare, fino alla raccolta, di visite al seminato
ne faranno ancora, compromettendo il già ridotto
raccolto. Una situazione davvero insostenibile. La
Provincia, nel suo piccolo e con le risorse a
disposizione cerca di indennizzarci in qualche
maniera, ma con gli indennizzi si riescono a volte a
malapena a coprire i costi sostenuti. Così
l'agricoltura è messa in ginocchio. E chi,come me,
confida nella terra per vivere, si vede costretto a
barcamenarsi oltre che con la burocrazia che impone
regole anche con i cinghiali, che di regole non ne
hanno e sono pure tutelati. A me agricoltore chi mi
tutela? ». Antonio Centonze |