Miglionico.
Nel panorama editoriale italiano da qualche
settimana è approdato un libro di un lucano a Roma.
“Di Roma - Digressioni su arte, luoghi e personaggi
di una Capitale insolita” nasce da una rivisitazione
inconsueta della capitale da parte dello scrittore
miglionichese Gabriele Scarcia, già autore di
diversi libri. E' lo stesso autore a darci una
descrizione del suo ultimo lavoro letterario. Come
nasce questo libro? «Una chiesa, un monumento, un
documento in un archivio scovato in una metropoli
multietnica come Roma e che mi portavano in Lucania,
alle mie radici, mi appassionavano ed
entusiasmavano. Ogni volta era come rivedere la
propria immagine riflessa in uno specchio d'acqua,
in terra, dopo una giornata di intensa pioggia». Un
libro che parla di Basilicata ? «Naturalmente “si”.
Naturalmente perché sembra naturale, come lo è stato
per un'intera generazione di scrittori, tanto per
Sinisgalli, come per Scotellaro, giusto per citare
due personalità autorevoli, ritrovare o
semplicemente imbattersi con la propria Terra
d'origine, in una città, qualunque essa sia, che ci
accoglie da forestieri ma che è altresì pronta a
riservarci sorprese e coincidenze emozionanti. Una
specie di riscatto ancestrale, attraverso
l'incontro. Nel libro ci sono storie reali, concrete
come quella dell'anarchico lucano, Passannante, che
attentò alla vita di “Sua Maestà Umberto” e finì,
post mortem, con i suoi resti mortali esposti in una
vetrinetta di un museo criminologico della Capitale;
come quella di Carlo Levi, lucano di adozione, che
rivive in una fondazione romana come nella
Basilicata contadina del suo messaggio pittorico.
Non mancano nel testo, capolavori dell'arte
indiscussi, come quelli berniniani o canoviani, così
incombenti
non solo in senso spaziale, ma anche in senso
attrattivo, che suscitano rievocazioni, stabiliscono
rimandi, disegnano imperscrutabili geometrie. Dieci
capitoli che spaziano in tante direzioni non
necessariamente legate alla Basilicata, anche per
dare al lettore la possibilità di scegliere un
percorso diversificato di lettura o per non fare del
testo un itinerario univoco improntato sulla ricerca
del legame con la propria Terra d'origine».
Francesco Sisinni, un autorevole lucano a presentare
il suo libro? «Un lucano ed un personaggio
“insolito” al pari della Capitale. Un'altra
eccellenza di Basilicata che si aggiunge alla tante
nominate nel testo. È stata una singolare esperienza
conoscerlo e frequentarlo, grazie al fatto di vivere
a Roma. Sisinni è stato consulente di Aldo Moro, ha
collaborato con Giovanni Spadolini alla creazione
del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali per il
quale ministero è stato per due decenni Direttore
Generale, è attualmente docente universitario e da
Giovanni Paolo II in persona, fu nominato Membro
della Pontificia Commissione dei Beni Culturali
della Chiesa nel mondo». In breve cosa vuol dirci
con questo nuovo lavoro ? «Non è un vademecum,
quanto piuttosto un libro di curiosità, di riletture
di immagini, monumenti, personaggi che hanno a che
fare con l'urbe. Un libro di impressioni, di
sentimenti, un consiglio “culturale” per non
sentirsi forestieri o invisibili in una collettività
multirazziale sempre più in crescita e in un
contesto urbano pregno di storia e di
stratificazioni culturali. Una sorta di patentino
per la città, qualunque essa sia visto che Roma può
assurgere al ruolo di “paradigma”, dove si coniughi
l'interesse con la voglia di scoprire e dove la vita
non sia spesa solo per la casa e per il lavoro,
quanto piuttosto per l'integrazione, per il gusto
della scoperta, per il tempo libero, per
l'arricchimento culturale, per l'ispessimento dello
spirito ». Il testo è dedicato al grande giornalista
Giovanni Russo. C'e' un motivo particolare? «Fu una
delle prime personalità che frequentai appena
trasferitomi a Roma. Salernitano, aveva studiato a
Potenza dove aveva conosciuto Scotellaro.
Giornalista storico del “Corriere della sera”era
stato amico di Levi, di Pasolini, di Flaiano, di
Fellini, di Pannunzio, di Moravia, di Montanelli e
aveva vissuto la Roma di Via Veneto da testimone e
da protagonista. Ultimo meridionalista, mi accordò
subito amicizia, com'è del resto nell'indole di
tutti le persone del Sud. Mi presentò personalità,
mi arricchì culturalmente e ancor oggi è un punto di
riferimento imprescindibile dal contesto romano. Uno
Scarcia che racconta e porta a conoscenza uno
spaccato di romanità nella sua terra lucana dopo
aver portato la sua lucanità in una “insolita”
capitale». Antonio Centonze |