Miglionico - Un tuffo nel passato. È quello che la Pro Loco, da poco rigeneratasi a Miglionico, intende attuare con la prima “Festa della Spasedd”. Nella serata di domani in piazza Castello, la festa esalterà quell'arte culinaria fatta con pochi e semplici ingredienti. Ampio spazio sarà riservato soprattutto al modo di gustare quei cibi preparati dalle massaie di un tempo. Con convivialità, nonni, nipoti, zii, mamme e papà erano soliti riunirsi, principalmente a sera, con cucchiaio o forchetta attorno alla classica “spasedd”. La “spasedd”, ai giovani sconosciuta, era il grande piatto, solitamente color avorio a fiorellini blu sui bordi, che occupava il centro della tavola ed in cui nel passato si riponeva il cibo prima che lo stesso venisse “assaltato” dai componenti della famiglia seduti attorno al tavolo in un ordine rigoroso. A capotavola sedeva l'autorità della famiglia, il capofamiglia. Non si partiva con la cena se il capofamiglia non si era seduto a tavola e aveva vibrato la prima forchettata a tirar su cibo dalla spasedd. Un unico piatto in cui mangiavano grandi e piccini. Occorreva esser veloci con la forchetta per mangiare. Merendine e spuntini non esistevano! La Pro loco, in collaborazione con l'Istituto Comprensivo “Don Donato Gallucci” di Miglionico, ha stimolato i ragazzi a realizzare delle interviste ai nonni, per capire quali erano i cibi che si consumavano ai loro tempi e come si svolgevano pranzi e cene. I ragazzi hanno ascoltato per la prima volta termini nuovi legati alla tavola: “spasedd”, “buffuett”, “pignat”. Oltre 40 ricette del passato, ricordate dai nonni, sono state raccolte in un ricettario, che verrà presentato in occasione della serata di festa. Alcune ricette che hanno riscosso maggiore curiosità, come quella dei “capunt catt'sciat' a lu fuarfarin' ”, saranno sottoposte alle papille gustative di quanti vorranno assaporare il passato con del vino locale e della buona musica. Una mostra degli antichi utensili da cucina e di come si preparano “affr'ciedd”, “capund”, ”ricchijtedd”, accompagneranno la degustazione. “Spasedd” da collezione e una rappresentazione della famiglia del passato attorno alla “spasedd”, focalizzeranno le attenzioni sulla rimpianta “spasedd” che accendeva il focolare domestico. Un articolo riposto nella memoria e di cui tanti miglionichesi nelle loro case ne conservano un material ricordo. Anche se rotta, la spasedd non si buttava mai. La riparava un mestierante scomparso, l'“acconz piatt” che praticando due buchi alle estremità del piatto con l'assugghj (ago grande, con cui si cucivano anche i materassi), infilando del ferro filato dai buchi e coprendo poi il tutto con cemento o gesso regalava sempre nuova vita alla spasedd. Antonio Centonze |