MIGLIONICO.
Cresce la valenza letteraria della poesia di Nunzia Dimarsico (55
anni), da alcuni anni, protagonista di primo piano nel panorama
culturale miglionichese. Grazie alla sua prolifica produzione poetica,
Dimarsico, l’Alda Merini miglionichese, sta vivendo una vera e propria
“età dell’oro”, sotto il profilo culturale.
Nei giorni scorsi, una sua lirica, “Scampoli di luce”, è
stata selezionata ed inserita in un’antologia di poesie, a carattere
nazionale. Nello specifico, i sedici versi della composizione poetica, i
quali vogliono essere un auspicio per la scoperta della dimensione più
virtuosa della vita dell’uomo in questo periodo di emergenza sanitaria
da coronavirus, sono stati inseriti nel volume “Habere Artem”,
233 pagine, ed. Aletti, Villanova di Guidonia (Roma), aprile 2020. Si
tratta di una raccolta di ben duecento liriche scritte da altrettanti
poeti, tutti italiani, con prefazione di Francesco Gazzè, autore di
numerosi testi di canzoni e fratello del famoso cantautore e musicista
romano, Max Gazzè.
Nella sua prefazione, l’autore scrive che “la poesia è l’arte
dell’incontro. Se vogliamo, non è altro che la vita vera scompaginata in
versi. E’ la realtà di tutti i giorni messa in mostra con parole di
fantasia. Si può parlare di arte dello stare al mondo con in testa ben
ficcata la semplice ed unica mission di ricercare ovunque e tutti i
giorni la bellezza che sta intorno”.
Ed è proprio la voglia di scoprire e comprendere il significato profondo
della vita a costituire il nucleo tematico della poesia, “Scampoli di
luce”. In particolare, è nei versi iniziali: “Ora che il tempo muta,
tra i colori di una nebbia, lasciamoci alle spalle quei confini che
tessono i vuoti, torniamo a riscrivere sorrisi”, che la poetessa
esprime il suo auspicio per ritornare a vedere la luce. Per Dimarsico,
la luce equivale a vivere. La luce è vita. Una vita virtuosa,
all’insegna dello spirito di fratellanza: “Lasciamoci dietro il nulla
(le miserie e le debolezze umane, ciò che ci divide) – scrive
l’autrice - e facciamo che le nostre mani si contaminino di scampoli
di luce”. Un ricamo poetico che sembra il canto di un cardellino.
Vuole essere un inno alla vita contraddistinta dai valori dell’amore,
del rispetto reciproco e dalla ricerca del bene comune. Una visione
poetica del mondo, certamente.
E’ la visione di poeti “ostinati a pensare che la loro sia stata
– scrive Francesco Gazzè – sia e sarà sempre la più sublime delle
arti”. Scaturisce dalla convinzione che “non ci sia niente su
questo bislacco pianeta di più concreto e funzionale di una bellissima
poesia”. “A cosa serve la poesia al tempo del coronavirus? A restare
umani – scrive l’editore dell’antologia poetica, Giuseppe Aletti –
per cogliere l’opportunità di mettersi in ascolto della parte più
vera e profonda di noi stessi, osservando la realtà con nuove
consapevolezze. C’è sempre più bisogno di poesia, per gli abbracci che
adesso non possiamo dare”. Resta da precisare che il volume “Habere
Artem” racchiude “l’intera storia della Aletti editore. Venti edizioni
del premio letterario per testi inediti di poesia”.
Scampoli di luce
Ora che il tempo muta
tra i colori di una nebbia
lasciamoci alle spalle
quei confini che tessono i vuoti,
e ritorniamo in quei luoghi
dove i sogni viaggiano con le parole.
Torniamo a riscrivere sorrisi
che mostrano i suoi giubili fedeli
e lasciamo che le ombre
soffrono… avvolte dalla vita.
Ora che il tempo fuga
in quei pensieri inaccessibili
lasciamoci dietro il nulla
come un aquilone che volteggia
e facciamo che le nostre mani
si contaminino di scampoli di luce.
Nunzia Dimarsico
08 novembre 2019 |