MIGLIONICO.
Raffinata, aristocratica, luminosa: possono
essere racchiusi in questi tre aggettivi i
tratti distintivi della poesia di Carmelo
Caldone, poeta grottolese (56 anni),
coniugato e padre di due figli, autore di
ben tre libri di poesie. Il più recente,
“Sul velo oscillante di luci”, collana “I
Gigli”, ed. Montedit, Melegnano (MI), ne
contiene quaranta. Sono legate da un unico
filo conduttore; il loro comune denominatore
è il sentimento dell’amore, concepito come
il linguaggio universale capace di
affratellare gli esseri umani e i popoli
dell’universo. Per capire e gustare la
poesia di Caldone, allora, non resta che far
leva su di un concetto-chiave: è quello
dell’amore. Un moto interiore forte che
contraddistingue l’animo dell’autore e che
pervade le sue liriche fino ad attrarre il
cuore e la mente del lettore. Gli altri temi
che ispirano la vena creativa di Caldone
che, dopo aver vissuto, per motivi di
lavoro, per 45 anni a Fagnano Olona, in
provincia di Varese (vi emigrò da bambino,
nel lontano 1965, unitamente alla famiglia),
da alcuni anni, è tornato nel suo paese
natio, ove adesso risiede, sono quelli
dell’amicizia, dell’emigrazione, degli
affetti familiari, della natura. Non
mancano, ovviamente, i riferimenti ai valori
della pace e della solidarietà. Si tratta di
contenuti, ad ogni modo, che non brillano di
“luce propria”, nel senso che vengono
descritti solo e se sono funzionali a quello
che resta l’elemento motore e distintivo
della sua poesia: cioè, l’amore. Cos’è,
allora, l’amore per Caldone? Scopriamolo
nelle sue sfaccettature salienti: “Amare –
dice l’artista – significa prendersi cura
del prossimo: bisogna farlo senza porre
condizioni di nessun tipo”. Ne discende che
l’amore non è un’espressione retorica; al
contrario, è un valore che rende migliore:
arricchisce sia chi lo dona che colui che lo
riceve. Ma, questo sentimento che “ è come
il faro che illumina la rotta dei naviganti
e la via maestra da percorrere” non è
concepito soltanto come una virtù, ma anche
come capacità di comunicazione e di
conoscenza dell’animo umano. Non può essere
accompagnato, nel modo più assoluto, dal
dubbio né da una condizione di costrizione.
Si può, forse, amare controvoglia? L’amore,
quindi, si fonda sulla libertà dell’animo
umano ed implica un’azione d’intelligenza e
di etica alta: non può prescindere dal
rispetto del prossimo. Conclusione: “La
felicità dell’uomo - sembra dirci Caldone –
sta nella capacità di amare più che in
quella di essere amato”. Non può essere un
mezzo, ma solo un fine: il più alto che
l’essere umano può desiderare di perseguire.
Su questo valore si fonda la pace. La poesia
di Caldone, quindi, è un inno all’amore,
quello puro, considerato nella sua accezione
cerebrale e di spiritualità. E’ l’amore come
verità. Giacomo Amati |