MIGLIONICO.
Rimborso da centoventimila euro per le casse
comunali. Lo richiedono gli “attivisti Miglionico
Cinquestelle”. Una sorta di risarcimento relativo
alla spesa sostenuta per la costruzione del canile
comunale. L’opera pubblica fatta costruire una
decina di anni fa dall’Amministrazione comunale di
centrosinistra, guidata dall’ex sindaco Giuseppe
Dalessandro, è ubicata in contrada “Pozzo Calapreci”,
conosciuta anche come contrada “Acquare”. La
struttura, che conta 25 box, con un piccolo locale
da adibire ad ambulatorio veterinario, può ospitare
un numero massimo di 75 cani. L’edificio risulta
completato ad eccezione di alcune parti accessorie
(mancano le porte e la recinzione di alcuni box), ma
finora non è mai stata utilizzata. Perché?
“Attualmente – spiega il sindaco Angelo Buono (Pd) –
le dimensioni del canile non consentono di avere una
gestione economicamente conveniente: i costi di
gestione sarebbero superiori alla spesa annuale ( 80
mila euro ) che il Comune sopporta per assicurare il
ricovero dei cani randagi miglionichesi in una
struttura attrezzata di Matera. L’utilizzo della
struttura economicamente più sostenibile e
funzionale – continua il primo cittadino – può
essere quello di trasformarla in canile sanitario
per ospitare temporaneamente cani soggetti ad
operazioni di sterilizzazione o di altro genere per
la loro degenza”. Da parte loro, i grillini
miglionichesi, in una nota inviata allo scrivente,
affermano che è “un’opera del tutto inutile figlia
del più deprecabile esempio di sperpero di denaro
pubblico e mala politica. Il tentativo di utilizzare
la struttura come canile sanitario non risolve il
problema”. Da qui l’affondo finale: “Il popolo
miglionichese – scrivono gli attivisti Cinquestelle
– vuole la restituzione del denaro sprecato, 120
mila euro e il loro reintegro nelle casse comunali (
50 mila euro ) e in quelle regionali ( 70 mila euro
)”. Secondo il parere del consigliere comunale di
minoranza, Nicola Aspriello, il mancato utilizzo del
canile è riconducibile a tre ragioni: la prima fa
riferimento alla presenza, nella stessa zona ove è
stato costruito il canile, dell’impianto di
depurazione della acque reflue che causa emissione
di rumori e odori nauseabondi; il secondo motivo va
ricercato nel fatto che la struttura è stata
realizzata sulla soglia di un torrente che, in
occasione di straripamento, deposita fanghiglia
all’interno dei box e dell’ambulatorio presenti
all’interno del canile; la terza ragione, infine,
consiste nella precaria condizione della strada
sterrata di accesso all’edificio che presenta dei
cedimenti dovuti all’erosione da parte dell’acqua
del torrente che scorre nelle vicinanze. Resta da
capire, allora, perché, pur davanti a tali ostacoli
naturali, si decise, comunque, di far costruire il
canile proprio in quella zona. Per il sindaco Buono
la ragione più plausibile va ricercata nel fatto che
era l’unica area disponibile, tra quelle di
proprietà del Comune.
Giacomo Amati |