MIGLIONICO.
Giorni di angoscia per Pasquale Panariello,
53 anni,
che, per motivi di lavoro, è rimasto bloccato in
Libia, ove è in atto una sanguinosa guerra civile
volta a rovesciare il regime di Gheddafi. Panariello
è un operaio specializzato in elettronica, alle
dipendenze della ditta Moditech che si occupa
dell’installazione di impianti elettrici a livello
industriale. E’ papà di due figli: Marica di 23 anni
e Riccardo di 13 anni. Si trova in Libia da oltre
cinque anni (luglio 2006). Purtroppo, da alcuni
giorni, suo malgrado, è costretto a confrontarsi con
uno spaventoso scenario di guerra. In ansia,
ovviamente, stanno anche i familiari residenti a
Miglionico: dalla Libia arrivano notizie sempre più
preoccupanti. “In Libia, ormai, c’è il coprifuoco,
dice Emanuele Panariello (61 anni), fratello
maggiore di Pasquale, che si trova nella città di
Misurata, a duecento chilometri da Tripoli. Mio
fratello, continua Emanuele, non ce l’ha fatta a
ritornare subito da noi, col primo volo speciale
dell’Alitalia, predisposto dal Ministero degli
Esteri”. Da quanto tempo non sente suo fratello?
“Adesso, spiega Emanuele, è praticamente impossibile
parlare con lui attraverso il telefono: i cellulari
non funzionano. Si può comunicare soltanto via skype
o per via mail. Mio fratello, ad ogni modo, non si
sente abbandonato: sa che la Farnesina sta facendo
tutto il possibile per farlo rimpatriare, unitamente
a tutti gli altri italiani che sono rimasti in
Libia. Nel corso dell’ultima conversazione che ho
avuto con lui, mi ha detto che un aereo militare
italiano avrebbe dovuto riportarlo al sicuro, in
Italia. L’operazione, però, non è riuscita: l’aereo
è stato costretto a ritornare indietro perché la
pista d’atterraggio era stato sabotato con della
sabbia”. Rassicuranti, invece, sono le ultime
notizie ricevute dalla figlia Marica. “Ho saputo,
dice con grande gioia, che mio padre sta bene e
presto arriverà a casa: è riuscita l’operazione
rientro per via mare: una nave italiana lo sta
riportando in Italia. Mi ha rassicurata, in tal
senso, il titolare della ditta con cui mio padre
lavora da tanti anni. Io e mio fratello siamo
felicissimi: non vediamo l’ora di riabbracciarlo”.
Giacomo Amati |