MIGLIONICO.
Tragedia sfiorata per cinque sportivi miglionichesi,
selvaggiamente picchiati da un gruppo di pseudo
tifosi del Potenza: una giornata di sport s’è
trasformata in un pomeriggio da incubo. Dopo ciò che
è accaduto nel piazzale dello stadio Viviani, per
loro, sarà certamente difficile recarsi, in futuro,
in uno stadio per assistere ad un’altra partita di
calcio. “Non ci sono parole per spiegare ciò che ci
è capitato- dichiara B. M., uno dei cinque tifosi
aggrediti. Eravamo appena arrivati in prossimità
dello stadio, quando, all’improvviso, siamo stati
assaliti, come, immagino, può accadere soltanto a
dei poveri agnellini quando entrano nel mirino di un
branco di lupi famelici. Mi ero recato a Potenza-
continua- con lo spirito di chi va a fare una gita e
con la curiosità di vedere dal vivo il famoso stadio
Viviani, teatro di tante belle partite disputate dal
Potenza negli anni Settanta, quando militava in
serie B. Non faccio parte di alcuna tifoseria
organizzata. Ho vissuto un’esperienza allucinante:
prendevo botte senza sapere perché. Facevo fatica a
credere ai miei occhi. Non immaginavo che potesse
accadere una cosa del genere. Sono salvo per
miracolo”. In paese, intanto, non si parla di altro
che di questo episodio di violenza. Ci si chiede: ma
come è potuto accadere una cosa del genere? Cosa
sarebbe stato possibile fare per prevenirla? “E’
difficile prevenire una cosa così incomprensibile-
osserva Franco Centonze, appassionato di
sport. Per sperare di poter impedire episodi del
genere, non c’è che una strada da seguire: è quella
di far crescere la cultura dello sport, che si nutre
dei valori del rispetto reciproco, facendola
radicare soprattutto tra i giovani. La violenza è
come un nemico invisibile e subdolo: va combattuta
con azioni preventive, fondate sul senso di
responsabilità”. Sulla stessa lunghezza d’onda si
pone Francesco Micciantuono che sottolinea
come, spesso, nelle manifestazioni a carattere
sportivo, certi tifosi “vogliono trasformarsi da
spettatori in protagonisti negativi, frustrati da
tante
angosce quotidiane”.
Giacomo Amati |