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MARIANGELA LISANTI 
Il Quotidiano della Basilicata
20 Agosto 2011
Il libro.
“Il più tristo di tutti-Storia di un patriota del Risorgimento lucano"
di Gabriele Scarcia
(Leggi l'articolo dalla pagina de "Il Quotidiano della Basilicata)
Gabriele Scarcia "Il più tristo di tutti. Storia di un patriota lucano nel Risorgimento meridionale"MIGLIONICO. Giambattista Matera (Miglionico 1819-1900) è il protagonista di “Il più tristo di tutti - Storia di un patriota lucano nel Risorgimento meridionale”, il nuovo libro di Gabriele Scarcia. Con la prefazione del senatore Emilio Colombo il testo è fresco di stampa ed edito da Giuseppe Laterza di Bari. Si tratta di un spaccato storico dell'Ottocento, con accenni a vicende nel Novecento, «che ha lo sguardo puntato sul Meridione e in particolare sulla Basilicata, senza mai distogliersi dagli episodi accorsi in Miglionico, centro collinare oggi nella provincia materana». Giambattista Matera, definito efficacemente come «il più tristo di tutti», nato in questo sperduto e microscopico avamposto del Regno delle Due Sicilie, diventa un esempio di «similari condizioni di vita, di medesime aspirazioni societarie, di eterogenei o comuni pensieri di una società da una parte all'avanguardia, ricca di potenzialità, ingente di risorse umane e dall'altra profondamente logorata, dominata, vessata che, per molti versi, non si sa sottrarre al fascino dell'incognito costituito dal cambiamento ».
Dopo un attento lavoro di ricerca, attraverso atti di processi, missive, cronache dell'epoca, documenti di società segrete, delibere amministrative, fotografie, tradizioni orali, usi e consuetudini cristallizzatisi nel tempo, Gabriele Scarcia è riuscito a far emergere una Lucania che, tra aspetti meno indagati della dominazione borbonica e tentativi criticabili o meno di riassetti unitari dopo il 1860, si distingue dalle limitrofe regioni, per ingegni e temperamenti, come pure per caparbietà e sacrifici mai ripagati appieno dalla chiarezza e dalla veridicità storica. Ma il quadro complessivo, da qualunque parte lo si analizzi, è o diviene senza inceppi, sempre il medesimo. Nobiltà da una parte e popolino con aspirazioni inesaudite dall'altro.
«E' stata fatta - ha spiegato l'autore - una ricerca d'archivio inedita attraverso processi della Gran Corte criminale, attività di vendite carbonare, la piantagione dell'albero della libertà (1799), la Basilicata alla vigilia dell'Unità, le colonne insurrezionali, il governo provvisorio lucano, il brigantaggio, l'attività del Consigli provinciali, la corrispondenza tra i comitati e tra i semplici cittadini, le valutazioni sul Sud alla luce delle nuovo raccapriccianti scoperte ecc. L'eroe, che nelle pagine del libro si perde nei rivoli di cento situazioni dissimili, di cento località, è l'incarnazione vivente di una regione e di un Sud che avvertono il bisogno di un riscatto da un'esistenza evidentemente affatto prodiga di gratificazioni di qualsiasi genere. Il Matera può essere un brigante, un rivoluzionario, un patriota, un avvocato, un padre di famiglia ma con un'idea di “cambiamento” che diviene una fissa, con tutte le fattezze di una “ragione di vita” capace di superare anche gli stessi affetti familiari, che non ha difficoltà nel compromette amicizie, che innescaUn momento della presentazione del libro ostilità, soprusi, vigliaccherie, persecuzioni ».
Sfogliando carte ed analizzando eventi, l'autore ci spiega come l'ordito della storia si è disegnato da solo, per gradi. «Per esempio, - ha proseguito Scarcia - nella biblioteca del Museo Centrale del Risorgimento di Roma, proprio all'interno dell'Altare della Patria, chi poteva immaginare che tra le missive, tra i carteggi di vario genere, riaffiorasse il nome del protagonista, i paesi di Basilicata e tant'altro utilissimo all'acquisizione e alla trascrizione di una storia inedita? Giambattista Matera è il personaggio che s'imprime di più di tutti nella lettura del testo per la capacità, magari per certi versi anche inconsapevole, di smuovere masse inermi di cittadini che non attendono altro che qualcuno che li guidi alla sollevazione. Esce anche un ritratto a tinte fosche, nella storia, di un ceto ecclesiastico che fa concorrenza all'attuale delle cronache, con pretucoli che lordandosi di turpitudini sono capaci di tutto pur di restare a galla».
L'autore ha inoltre evidenziato come questa storia è una storia provinciale, ma con i presupposti e le prerogative di una storia nazionale. Tanto più che Miglionico, per le testimonianze documentarie offerteci, sembra essere stato il primissimo comune della regione e del Sud a dichiarare decaduta la dinastia borbonica. «L'archetipo - ha concluso Scarcia - è l'idea chiave che muove le fila di questo lavoro inedito. L'esempio tipico che vale per un'intera epoca e per un'intera generazione. E con generazione, nel salto temporale, penso a quel target di lettori giovani, che magari con diffidenza leggeranno il titolo e si arrenderanno alle troppe pagine, prima di affrontarne la lettura. A loro vorrei dire che la modernità del contenuto di questo libro è proprio, paradossalmente, nella storia datata. La rivoluzione dei popoli, che nessuno si auspica, il valore dell'ideale e dell'ideologia, oggi retaggio di un tempo remoto, il protagonismo della giovane età, in barba ai falsi miti della musica e del cinema odierni. Tutti gli ingredienti di una visione completa di una società modello, con le sue luci e le sue ombre, ma che nella forza delle idee e nell'ardimento ritrova i termini chiave di un irrinunciabile riscatto sociale. Nessun seguito al libro e dunque alla storia naturalmente. Mi annoierei non poco a riprendere le medesime vicende e ad amplificarle. Il prossimo lavoro è già cominciato, in verità ne ho cominciati tre o forse quattro, ma poi si sa che si va a giornate, a umori, a fattori sempre per me comunque spontanei, mai obbligati, poiché non c'è nulla di peggio che costringersi a scrivere, a ore, un po' come si faceva e si fa con i compiti scolastici». Mariangela Lisanti

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