MIGLIONICO.
Giovedì 28 luglio ’11 si è svolto nella sede
staccata di Miglionico l’incontro-dibattito su un
tema di grande attualità. Infatti la scelta è caduta
sul ruolo che svolgono o dovrebbero svolgere i
partiti politici nella società contemporanea.
Incaricato di introdurre i lavori, il Prof. Lascaro
ha esordito citando l’art. 49 della Costituzione
che stabilisce in termini inequivocabili: i partiti
politici contribuiscono alla elaborazione
della politica nazionale. Subito dopo è iniziata la
discussione che si è protratta per più di un’ora.
Prima di entrare nel cuore del problema ci si è
soffermati sul ruolo, per così dire storico che
hanno svolto i partiti in passato. In mancanza delle
molteplici fonti di informazione che denotano la
società odierna, iscritti e cittadini dipendevano
totalmente dal pensiero unico che proveniva dagli
apparati di partito.
La sede privilegiata era la sezione che
fungeva da luogo di incontro quotidiano di iscritti
e non iscritti e che ospitava frequentemente
funzionari o eletti che comunicavano idee,
decisioni, programmi che venivano elaborati nelle
alte sfere. Si è poi affrontato l’argomento centrale
del tema in discussione. Di notevole spessore sono
stati gli interveti del Dott. Tonio Purgatorio e
del geometra Nino Marinaro, presenti tra il
pubblico. Il primo ha evidenziato come la società
attuale, in rapida evoluzione, richiede modi e tempi
nuovi di partecipazione che i partiti tradizionali
non sono più in grado di offrire. Il metodo
unidirezionale attuato in passato è ormai
anacronistico –ha aggiunto- oltre ad essere venuti
meno le certezze e gli assiomi ideologici che
caratterizzavano il pensiero a una dimensione di
ottocentesca memoria, il relativismo contemporaneo
ne limita l’influenza e ne attribuisce ben altri
compiti.
Ne scaturisce che la cosiddetta società
civile, nelle forme più disparate di associazioni,
comitati, opinionisti, fondazioni, etc, fa sentire
più forte la propria voce e rivendica il diritto di
essere ascoltata. Tutti comunque sono stati concordi
nel riconoscere la funzione insostituibile dei
partiti, a condizione di ri-definire ruoli, metodi,
programmi, comportamenti. Se la Costituzione ne
riconosce la necessaria azione,non gli affida però
l’esclusiva. Quale dunque il rapporto tra politica e
società? Condivisa da tutti, la risposta è stata che
la politica non solo ha l’obbligo di “integrare e
comprendere le pulsioni, le idee, le aspirazioni che
animano la società civile, ma soprattutto di
garantirne la continuità.
Tutto questo però non può bastare se non
cambiano metodi e comportamenti in chi gestisce la
politica. A questo punto si è fatto più
appassionante l’intervento del Dott. Purgatorio il
quale ha quasi elencato i cambiamenti che i partiti
dovrebbero operare, se non vogliono perdere il
proprio ruolo e dare meno spazio alle nascenti forme
di antipolitica che minacciano ormai il tessuto
sociale del paese. Per prima cosa-ha
sostenuto-occorre instaurare una reale democrazia
interna agli stessi partiti; abolizione della
scandalosa prassi della cooptazione mediante il
ricorso alle primarie per scegliere candidati e
dirigenti ad ogni livello; non meno pressante
l’esigenza di candidare persone competenti, di
specchiata moralità e, soprattutto, non inquisite né
tanto meno condannate per qualsivoglia reato.
Non meno incalzante e appassionata è stata
la testimonianza del sig. Marinaro. Egli ha subito
sgombrato il campo da posizioni di parte e si è
detto indignato da come viene condotta la politica
ad ogni livello. Da una parte si continua a
collezionare leggi ad personam, dall’altra ci si
accapiglia come galli nel pollaio, perdendo di vista
gli obiettivi comuni. Ma ciò che maggiormente lo
indispone è la prassi, ormai dilagante in tutti i
partiti di appropriarsi del potere in ogni dove.
Ormai a guisa di rapaci hanno messo le loro grinfie
su tutte le istituzioni.
La questione morale - ha precisato - fa
tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei
partiti,come del resto - ha aggiunto - aveva già
denunciato Enrico Berlinguer. È ora che si faccia
tutti un passo indietro e si ritraggano le mani da
banche,enti locali,dalla Rai e dai grandi organi di
informazione,nonché dalle aziende pubbliche,dagli
istituti culturali, dalle Università; insomma da
ogni civile forma di gestione sociale. Prevalga la
meritocrazia in ogni forma di servizio per i
cittadini, o per la società, attualmente come
assopita esploderà in un sussulto di protesta dagli
esiti imprevedibili; se non altro diserterà in massa
le urne. Il primo provvedimento da prendere- ha
concluso- è quello di stabilire un mandato
parlamentare non oltre le due legislature, allo
scopo di favorire la “rottamazione” e
limitare il consolidamento del potere.
In chiusura Lascaro si è soffermato sul
particolare rapporto che dovrà intercorrere tra i
partiti e i giovani. Proprio perché i giovani- egli
ha detto- non hanno ancora un personalità compiuta,
il rapporto si fa più delicato e complesso. Oltre
all’azione sociale e politica vera e propria, nei
confronti dei giovani va osservato un autentico
approccio culturale consistente nel favorire negli
stessi la formazione di un pensiero libero ed
autonomo, critico nei confronti dello stesso partito
di appartenenza.
E’ qui che i partiti possono dare il meglio
di se assumendo anche una funzione pedagogica che ne
riscatterebbe l’attuale “caduta di stile”. E’
utopistico, si dirà, ma oltremodo necessario se non
si vuole abbandonare alla deriva antisociale e
antipolitica le preziose energie vitali di giovani
uomini e donne e prevenire eventuali moti di
violenza contro la civiltà e democrazia. I fatti
della Novergia insegnino.L’incontro è terminato con
il richiamo del Prof. Lascaro al 28 Luglio di 60
anni fa lorquando fu stipulata la Convenzione di
Ginevra per i rifugiati politici. Sarà oggetto di un
futuro dibattito?Chissà!! Domenico Lscaro
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