MIGLIONICO.
Fare e andare a scuola a Miglionico oggi, in un
momento in cui la "riforma "non ha prodotto ancora
nessuna forma di dinamismo, sembra avere un problema
in più:l'assenza di stimoli a fare di più che fa
venir meno la possibilità di tentare nuove strade
dìdattiche. Insegnare e imparare, due verbi
antagonisti, ma, super protagonisti quando si parla
di scuola. Verbi che ben evidenziano due status, due
posizioni sociali, due ruoli e quindì una serie dì
comportamenti regolati da norme in virtù delle quali
gli individui interagiscono tra dì loro in una
esperienza di vita, la scuola, appunto, che è una
tappa fondamentale nel percorso che sviluppa la
socialità dì un individuo. Ma qual è oggi la
condizione dì vita dell'istituzione scolastica dì
cui si parla sempre e tanto?" Certamente è un luogo
privilegiato per fare aggregazione, socializzazione,
mettere insieme persone diverse e capire punti dì
vista ed esigenze degli altri" sottolinea Giacomo
Amati, Dirigente dell'Istituto Comprensivo
Don Donato Gallucci di Miglionico. Dire che la
scuola è palestra di vita non è un luogo comune -.E'
lì che si impara a leggere, a scrivere, a contare,
ma, si impara anche a conoscere se stessi e gli
altri. Si impara a stare con gli altri, a
confrontarsi con la vita stessa, ci si forma, anche
se , come dice Amati, "oggi la scuola non è più un
punto di riferimento ...e la famiglia neanche e
diventa difficile immaginare un'altra agenzia dì
socializzazione. La difficoltà maggiore sta nel non
riuscire ad essere al passo con i tempi. È come se
la scuola non riesce a fare innovazione, e, invece
dì fare da traino va a rimorchio della società
civile. Inoltre, in passato lo studio e quindi "la
scuola era vista come una possibilità di riscatto,
ci si impegnava molto. Oggi, nella maggior parte dei
casi, la sensazione che si ha è che la scuola non è
più una priorità". Eppure in una realtà piccola come
Miglionico andare a scuola potrebbe essere
considerata una possibilità in più, ma invece la
tendenza è la stessa, nella maggior parte dei casi i
ragazzi fanno l'indispensabile". Potrebbe essere
questo un riflesso di qualcosa che sta accadendo
nella società? E, se è cosi, cercare di correggere
questo atteggiamento a scuola potrebbe offrire la
possibilità di guarire un po' anche la società dai
pensieri che oggi la attanagliano e fanno
abbandonare anche la voglia di cercare una
possibilità per stare meglio tutti? "Beh" dìce
Amati, che prima di essere Dirigente è stato
maestro, allievo, io ho sempre avuto delle
aspettative alte, dall'alfabetizzazione culturale
alla possibilità di conoscere i diritti e creare le
condizioni per poterli esercitare,imparare a vivere
nel senso della responsabilità, della libertà". Oggi
"bisognerebbe far leva sugli insegnanti per cercare
di interagire con i ragazzi e far sì che vedano
nella scuola un valore, e far in modo che le
famiglie vedano nella scuola una alleata"preziosa e
non una istituzione antagonista. Formare,
educare,allora, i verbi da affiancare ad imparare ed
insegnare, ma, pare proprio che non vada messo da
parte un verbo molto importante, stimolare. Sì,
stimolare la voglia di conoscere veramente se
stessi, il mondo, gli altri e regalarsi delle
possibilità in più senza mai appiattirsi, questo
potrebbe restituire alla scuola il ruolo di "lievito
della società". come dice Amati, in modo che la
scuola "non perda la propria ragione dì essere".
ANNA TERLIMBACCO |