Matera.
«La poesia leopardianamente intesa come rimembranza,
incantata tessitura di fili di memoria, come suona
il trasparente sottotitolo. Anche qui, come in Vento
del Sud e in Le rose di Pieria, affiora alla
superficie dei versi l'acuta sensibilità di un animo
romantico, avvezzo allo scavo interiore, studioso di
dar voce ad una profonda inquietudine esistenziale,
tramata di domande metafisiche, di indugi nostalgici
su percorsi, vicende, volti amati, di primavere di
speranze come di amare ombre di disinganni ». Così
Franco Trifuogi, saggista e critico letterario della
poesia di Albino Pierro e di autori di testi
teatrali, definisce “Mnemo - syne,- Fili di
memoria”, la nuova silloge della poetessa Amalia
Marmo. «Anche in questa raccolta - prosegue
Trifuogi, nella prefazione - la Marmo conferma la
nobiltà di una personalità letteraria fervida di
fermenti psicologici e ricca di feconda sensibilità
estetica: doti, queste, che le hanno consentito di
imporsi all'attenzione dei lettori e della critica
per l'autenticità dell'ispirazione e l'immaginosa
malìa del dettato lirico». “Anche le pietre”,
“Ballata”, “Con le suole del vento”, “Memoria
infante”, “Ri - chiamo”, “Rifugio”, “Felicità
sospesa”, “Il grande amico” (dedica - ta al fratello
Franco Bruno), “Quando fa sera”, “Del male degli
uomini”, “L'unica realtà” sono solo alcune delle 39
poesie contenute nel testo.
Amalia Marmo è nata a Miglionico e vive a
Marconia di Pisticci. Laureata in Lettere classiche,
ha conseguito molti riconoscimenti letterari sia in
ambito regionale che nazionale. Oltre ad essere
presente in varie antologie di poesia e critica
letteraria, ha pubblicato “Vento del sud”
(Associazione In Loco-Archivia, 2004), “Le rose di
Pieria (Imd Lucana, Pisticci 2007) e curato la
prefazione alle opere di altri autori. «La memoria -
spiega Teresa Gentile, nella postfazione al testo -
è un voler ricordare episodi che appartengono alle
piccole storie e alla Storia ed è lo strumento
musicale dei ricordi, poiché permette di riascoltare
l'armonia del proprio passato che diviene sempre più
presente e struggente con il passare inesorabile
degli anni e poi,con delicatezza, ci aiuta grazie al
ricorso della pacata nostalgia, a passare alla vita
divina. Manipolando i magici fili della memoria, la
nostra poetessa, con singolare sensibilità, ne
ricava dolcissime armonie, capaci di rivelarci e
comunicare emozioni, valori e circostanze che, pur
essendo personali, in fondo appartengono ad ogni
uomo, senza alcuna barriera spazio-temporale».
Mariangela Lisanti |