L’insurrezione
lucana è ormai nel pieno: ecco che cosa accade a
partire dal 16 agosto 1860 a Corleto, fino alla
mattina del 18, giorno in cui ad insorgere sarà
Potenza. A darne notizia, le pagine lasciate in
eredità da Giacomo Racioppi (Storia dei moti
diBasilicata e delle province contermini,
nell’edizione pubblicata da Laterza nel 1910, con l
prefazione di Pietro Lacava). (...) Chiusa intanto
la discussione, alle cinque del pomeriggio del
giorno 16 di agosto, i Capi civili e militari della
impresa, i comitati provinciale e municipale di
Corleto, che in sé assommavano quanto alla città era
di cospicuo per agiatezza e cultura, tutto il clero,
tutti gli ufficiali pubblici escono di casa Senise
per proclamare in forma solenne l’Unità d’Italia. Il
vessillo degli italici colori e delle armi sabaude
precedeva levato in alto dal giudice del
circondario; la milizia cittadina facea ala in sul
passaggio; militari musiche echeggiavano; massa di
popolo plaudente chiudeva il corteggio. Deposero gli
stemmi della signoria, che cadeva, levarono in alto
gli stemmi e le immagini del Re, che con la virtù
della lealtà e con la forza della libertà traduceva
nel fatto la secolare utopia dei grandi uomini
d’Italia. In piazza Castello un sacerdote parlò
d’Italia al popolo assembrato; il colonnello Bodoni
alle milizie non più cittadine, ma nazionali; e
l’Unità fu bandita, prima che in altra parte del
basso continente, a Corleto sul Sauro. L’entusiasmo
generale suscitato dalla festa politica, e da
religiosa festa che in quello stesso giorno
ricorreva, parve giungesse al delirio, quando, a
prima sera, fra gli accesi fuochi artifiziali e le
baldorie del popolo, si annunzia l’arrivo del primo
drappello insurrezionale, che giungesse alla
chiamata. Era il contingente di Pietrapertosa in
quarantacinque militi armati: i quali, bene
auspicanti de’ futuri eventi, furono accolti tra’ i
plausi frenetici di chi vedea per essi dileguarsi
l’incubo della incertezza. Il secondo drappello
arriva, il giorno dopo, da Aliano in quattordici
uomini (...). Il secondo drappello arriva, il giorno
dopo, da Aliano in quattordici uomini, quindi
Armento in quaranta. «Nelle ore vespertine del
giorno 17 - così riferiva un testimone ed attore
precipuo del dramma, che veniasi svolgendo come
nazionale epopea, l’egregio Domenico de Pietro -
giungeva avviso, che erano in marcia per Corleto le
colonne dei sottocentri di Ferrandina e di
Miglionico; e infatti non guari dipoi erano
viste sventolare nel Sauro le prime bandiere dei
primi accorrenti. Quanto non produsse la nostra
attitudine fiduciosa e battagliera! Alla lunga fila
di armati, che approssimava al paese, quasi tutto il
popolo usciva incontro. Trombe, tamburi, bandiere…
era la vera festa della rivoluzione. La colonna di
Ferrandina comandavano Carmine Sivilia e Giacomo de
Leonardis, entrambi capitani della guardia
cittadina; un elegante drappello di cavalieri veniva
innanzi; e due giovanissimi monaci, con la bandiera
e il crocefisso in mano, erano a capofila dei fanti.
Seguiva la colonna del sottocentro di
Miglionico,
capitanata dall’operosissimo
Giambattista
Materi,
che non ostante la lunghissima tappa e il sole
ardentissimo, avea marciato a piedi sin dal 16 a
sera.
Veniva dopo Missanello, comandante Rocchino de
Petrucellis; ed infine Gallicchio, che di speciale
menzione è degno, per avere presentati, al primo
invito, di una breve popolazione ottantadue uomini,
condotti dal ferreo Robilotta: e se, quali
Gallicchio, sempre pronto e parato all’azione,
avesse avuto Corleto nella sua sfera d’influenza
altri due o tre paesi, avrebbesi potuto iniziare il
moto in quale voleasi tempo. E dalla linea di
settentrione giungevano quasi contemporaneamente i
drappelli di Gorgoglione e di Cirigliano, con a capo
Giuseppe Bruno. Un momento più tardi arrivò
Montemurro e Spinoso, questi comandati da Pietro
Bonari, quelli da Niccola Albini». Mentre a questa
truppa riforniva il comitato corletino le accolte
munizioni e arnesi da guerra, e, cui mancassero,
armi, calzari, vestimento, il Capo militare costituì
lo Stato maggiore, il quartier generale, la
Intendenza militare coi suoi uffizii del pagatore e
della fornitura. La cassa militare raccolse
quattromila ducati; il quartier generale composero
ottanta già disertori del napoletano esercito e
riuniti alla spicciolata in Corleto. Allo Stato
maggiore ebbero ufficii i più pronti e culti giovani
trai militi insorgenti; e capo di esso fu Carmine
Senise, già anima e capo del Comitato di Corleto, la
cui costanza di propositi, fervore di opere, ed
efficacia di azione è debito, nonché lodare, di
ammirare: sottocapo fu l’ingegnere Domenico de
Pietro, cittadino egregio, carattere antico.
All’alba del giorno 18 è dato il segnale della
partenza: tra le acclamazioni e gli augurii di tutto
il popolo festante cinquecento uomini, e squadre di
cavalieri in avanguardo, aprono la marcia. Presso a
Laurenzana il municipio e i notabili della città
escono incontro a cavallo per complire di rinfreschi
e di ristori tutti gli armati; ai quali si
aggiunsero il drappello del comune con a capo
Basilio Asselta, e l’altro di Accettura guidati
dall’ottimo Leonardo Belmonte, medico. Presso ad
Anzi nuove allegrezze ed acclamazioni di popolo, e
vettovaglie e ristori del Municipio, e, nuovi armati
col bravo Francesco Pomarici. Ad ogni tratto della
via nuovi drappelli arrivavano alla posta, da
Viggiano, da Tramutola, da Saponara, poi da Calvello,
da Abriola, da Pietrafesa, da Vietri, da Picerno...
; che mi è paruto fosse di alcun pregio a queste
memorie il venire partitamene ricordando, lieto
l’animo che rammemora si concordi e pronti spiriti
di libertà; sdegnoso se guarda il presente in
curioso di tutto, che non fosse aritmetica di
quattrini, sapienza del tornaconto. Giunsero che era
già buio a piè del colle, su cui siede la città di
Potenza, e si numerarono intorno agli ottocento. Ma
già la città era stata amicamente occupata dalle
legioni venute dal Melfese e dal Materano; già
sgombra dal presidio de’ gendarmi; i quali erano
stati anzi sbrattati dal popolo stesso la mattina
del giorno medesimo, come ci accingiamo a narrare.
Giacomo Racioppi |