Liberté, Egalité, Responsabilité |
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MIGLIONICO.
Non è voler appropriarsi dei valori cardine della Rivoluzione Francese,
ma è il pretesto per esprimere il mio modesto punto di vista sulla
querelle politica che si svolge in queste ore nel nostro Paese. Dopo un
lungo periodo di silenzio non ho resistito a rendere pubblica la mia
opinione nel marasma delle controversie attuali. Non intendo fare
un’analisi dettagliata sulle questioni derivate dalla crisi
istituzionale in atto; né su quanto è accaduto nell’immediato passato
ma, sia pure in modo alquanto sintetico, esprimere il parere di un
libero cittadino su quello che occorrerebbe fare per affrontare il
futuro del Paese.
Fra poche ore Giuseppe Conte salirà al Colle per rassegnare le
dimissioni del Governo nelle mani del Presidente Mattarella, allo scopo
di ottenere un terzo mandato per ricomporre un esecutivo in grado di
risolvere i problemi più urgenti del Paese; tra cui il cosiddetto
Recovery Plan e il programma vaccinale anti Covid. Spera di ottenere il
sostegno di alcuni volontari, i cosiddetti responsabili o, in ultima
analisi, accogliere in seno al probabile futuro Governo il “figliuol
prodigo” che ha furbescamente provocato la crisi. Stando alle previsioni
dei commentatori più accreditati, molto probabilmente Sergio Mattarella
permetterà a Conte di formare un governo, sia pure numericamente debole,
ma capace di affrontare i problemi più impellenti ed evitare di portare
il Paese alle urne in un momento così difficile.
Tutto bene dunque? Non proprio. Da qui inizia per così dire la parte
costruens del mio discorso. Condivido il tentativo di salvare il
salvabile ma, a mio modesto vedere, occorre ben altro per dare al Paese
la possibilità di affrontare serenamente il futuro che sarà incerto e
preoccupante sotto molteplici aspetti: economici, sociali, ambientali e
politici in genere. Diverse, e all’apparenza logiche e sensate, sono le
proposte che provengono da più parti del cosiddetto arco costituzionale:
governo di unità nazionale, governo a maggioranza Ursula, (se fosse la
protagonista del famoso OO7, poteva pure andare), governo con la quarta
gamba dei “costruttori” e via discorrendo.
La situazione è molto più seria e complessa che richiede soluzioni più
drastiche e finalizzate al bene supremo del Paese e non dettate
dall’interesse particolare dei singoli partiti. E’ dunque l’ora delle
“decisioni irrevocabili”. Ci si perdoni il riferimento storico e passi
la battuta. Richiede un sussulto di coraggio e responsabilità che non si
limiti alla ricerca del sostegno da parte dei “costruttori” e di
soggetti dotati di buona volontà. Occorre il consenso responsabile di
tutto il Parlamento oltre alle componenti sociali che formano la classe
dirigente del Paese. Serve dunque creare le condizioni per formare un
“Organismo Governante” appoggiato da tutte le forze politiche , dentro e
fuori dal Parlamento.
Tutti dovrebbero fare un passo indietro e mettere in secondo piano gli
interessi di parte. A chi spetta fare il primo passo? Senza dubbio ai
partiti dell’attuale maggioranza : al Pd, ai 5Stelle, a Leu e prima di
qualsiasi altro all’Italia Viva che si è molto agitata nell’ultimo
periodo. A seguire tutti gli altri. Per fare che cosa? Chiedere al
Presidente Mattarella di permettere che possa nascere un governo di
“Saggi”, esperti e competenti nelle diverse discipline per assolvere
senza indugi ai compiti di cui si è fatto cenno. Ce ne sono molti in
Italia che si possono coinvolgere, esperti super partes che avrebbero
sicuramente il consenso di tutto il Paese: a cominciare da Mario Draghi,
Massimo Cacciari, Carlo Cottarelli, Fabrizio Barca, Sabino Cassese,
Tiziano Treu, Giancarlo Caselli , Massimo Galli, Elsa Fornero, Tito
Boeri, e perché no? Il vice segretario della Lega G.C.Giorgetti, lo
stesso Conte, e tanti altri. Se proprio non sarà possibile trovare il
numero sufficiente, in ultima analisi sarei disposto anch’io a dare una
mano. Ma non è il caso di scherzare. Siamo seri!
Quale sarebbe dunque il compito di un governo così formato? Certamente
non semplice, ma il solo capace di affrontare senza tentennamenti le
difficoltà che si troverà di fronte. Prima d’ogni altra cosa dovrà
formalizzare un piano particolareggiato e razionale per l’utilizzo dei
209 miliardi previsti dal Recovery Fund. Esso dovrebbe comprendere le
misure più organiche e idonee a gestire la crisi economica e sociale che
investirà tutto il mondo del lavoro a partire dal blocco dei
licenziamenti e il rischio che possano chiudersi le migliaia di attività
imprenditoriali nei settori più disparati. Non per ultimo dovrà
predisporre un piano efficace e idoneo di vaccinazioni che si svolga
senza ulteriori perdite di tempo.
Sono tutte misure che qualsivoglia governo che si appresti a nascere
inserirebbe nel proprio programma di prima realizzazione. Il compito
però che tale governo dovrà primamente assumere avrà caratteri
squisitamente politici : oltre all’impegno di portare a termine la
legislatura, approfittando delle condizioni favorevoli che potranno
derivare dalla presenza diretta dei partiti, potrà porre mano alle
riforme non più differibili per il bene del Paese, quali quella della
Giustizia, della Pubblica Amministrazione, della Sanità, del Titolo V
della Costituzione , della Scuola e altre ancora.
La riforma che, secondo me, necessiterebbe di un’immediata realizzazione
è quella elettorale che, dopo quarant’anni di tentativi, è rimasta
incompiuta e ha generato numerosi e infausti cambi di governo. Se
effettivamente si desse il via libera ad un governo testé auspicato, si
realizzerebbero appieno le condizioni ottimali e necessarie per dare al
Paese una legge elettorale capace di poter formare governi duraturi ed
efficienti. Senza presunzione da parte di chi scrive, l’ideale sarebbe
una legge ad indirizzo maggioritario che, in altre occasioni, ho
definito a “Doppio turno all’Italiana” prevedente un premio di
maggioranza al partito o alla coalizione più votati e il diritto di
rappresentanza anche ai partiti più piccoli, anche con l’1% dei
suffragi.
Non è un’idea estemporanea, ma dettata da un fine di esclusivo valore
politico. Chiarisco. Premesso che è opinione comune che in Italia ci sia
una proliferazione di grandi e piccoli partiti che ostacolano spesso il
normale svolgimento dell’attività parlamentare, occorre trovare subito i
rimedi del caso. Uno dei più efficaci è proprio la legge elettorale di
sopra descritta. Essa però è solo uno strumento, un “mezzo che
giustifichi il fine”. L’obiettivo vero è un altro. E’ quello di creare
le condizioni politiche che in Italia si formino due aree alternative e
complementari che si alternino al governo del paese nel pieno rispetto
dei principi basilari della Costituzione e dei Diritti universali
dell’uomo. Tali aree, secondo me, servendosi del nuovo sistema
elettorale testé descritto, verrebbero costituite con i valori comuni di
alcuni partiti già esistenti e con l’apporto prezioso delle tante libere
personalità non asservite ad alcun potere.
La prima area che definirei di “Destra liberale e popolare”, potrebbe
essere formata da ciò che rimane della vecchia Dc, da Forza Italia,
dall’Udc, dai piccolissimi partiti che si dicono di Centro, seriamente
europeiste e, perché no? Dalle frange più moderate della Lega e dei
Fratelli d’Italia. La seconda da me definita di “Sinistra democratica e
socialista” potrebbe essere la risultante di partiti come il Pd, Leu, il
M5S, più Europa e, per essere davvero magnanimi, da Italia Viva. Viva
l’Italia! E’ pura utopia? Può darsi. Ma se vorremo salvare le sorti del
nostro Paese non ci sono alternative. Ad una sola condizione, però; e
qui sorge un altro indispensabile compito da assegnare alla compagine
governativa ipotizzata: fare una legge che disciplini la gestione
interna di tali aree e degli eventuali altri partiti, nel rispetto delle
regole democratiche e del diritto delle minoranze. Termino ringraziando
gli eventuali e pazienti lettori e chiedendo altresì scusa per le
possibili imperfezioni stilistiche e “Licenze poetiche” abusate.
Miglionico 26.01.2021 Domenico Lascaro |
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