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ENZO FONTANAROSA

16
Novembre 2013
Una Grande Mela dal sapore lucano
Emanuele Manny Marinaro eletto «town councilman» nello stesso giorno di De Blasio
Leggi dalle pagine de "La Gazetta del Mezzogiorno" 1 e 2
IL SOGNO AMERICANO. DA MIGLIONICO A NEW YORK
UN LEGAME NON SOLO AFFETTIVO
. Da 40 anni negli Usa, è attento a tutto ciò che accade in Italia. A iniziare da una passione: «Tifo Juventus e in tv seguo i gol del campionato»
FIERO DEL SINDACO ORIUNDO. «Ho conosciuto di persona Bill De Blasio ma non siamo politicamente affini. Confesso che da italo-americano ne sono orgoglioso»

Emanuele Marinaro e lo zio Luigi PellicciariMATERA. «To me, that's an American Dream story... ». La storia del so-gno americano di Emanuele “Manny”Marinaro, 56 anni, ori-ginario di Miglionico, è esemplare tra quelle di tanti immigrati negli Stati Uniti d’America dalla Lucania. Per una mera casualità, la sua storia recente s'intreccia con quella di un oriundo, Bill De Blasio, 109esimo sindaco di New York, il primo democratico da 20 anni, che ha una nonna originaria di Gras- sano a legarlo alla nostra terra. Nello stesso giorno in cui De Bla¬sio veniva proclamato sindaco della Grande Mela, il lucano verace Emanuele Marinaro veniva a sua volta eletto nel Town Council, il Consiglio comunale di East Fishkill, nella contea di Dutchess, comunità di 50 mila abitanti a 65 miglia a nord di New York City.
«To me, that's an American Dream story... », commentava su un social network all'indomani della sua elezione, ringraziando i suoi sostenitori. Manny, giunto nella “città che non dorme mai” quando non aveva nemmeno compiuto la maggiore età, è fiero di poter contribuire anche per questo verso alla sua comunità. Dove adesso conduce un ristorante-pizzeria e ai suoi clienti non manca di proporre qualche piatto della sua terra. «Sai quello che va per la maggiore? Pasta e lenticchie o con fagioli, o le zuppe di legumi che propongo tutte secondo la ricetta di mia nonna Marietta, come li preparava a me a Miglionico», ci racconta al telefono, raggiunto nel suo locale a Hopewell Junction, una frazione della Dutchess County (NY). Il suo italiano è perfetto e senza accento. Dalla cornetta te-lefonica arriva il brusio e i rumori tipici di un ristorante. «Per le mie ricette, uso prodotti tutti rigorosamente delle nostre parti», alludendo con un pizzico d'orgoglio alla terra d'origine: «Olio, paste, pomodori, arrivano tutti dalla Basilicata».
Emanuele MarinaroGià, la sua terra. Dalla quale partì per stabilirsi a New York nel gennaio del 1974, «inseguendo il sogno americano. Qui abitavano già dei parenti, che ritornavano d’estate al paese. Mi affascinavano i loro racconti. Decisi di raggiungerli, e portai con me mio fratello Carlo, anche se contro il parere di mio padre, il quale era combattuto tra il sentimento di non volermi lasciare andare via e il desiderio di vedermi realizzato. Lui, che si chiamava Pietro Antonio, aveva una bottega da macellaio nei pressi della Chiesa Madre. Da quattro generazioni si alternavano dietro quel bancone, e sognava che nè io nè gli altri fratelli seguissimo le sue orme. Voleva che studiassimo e ci affermassimo. In quegli anni, del resto, a Miglionico c’era davvero poco avvenire per i giovani. Oltre l’Atlantico, invece, potevano aprirsi inaspettate prospettive». Manny si stabilisce nel Bronx, dove col fratello frequenta la scuola. «Mi sono poi iscritto all’Università per studiare Medicina». Sembrava che tutto andasse a gonfie vele. Il destino, però, cinque anni dopo lo vedrà ritornare in Italia perchè nel ‘79 a suo padre fu diagnosticato un male: «Nel giugno dello stesso anno morì. Mia madre, Rosa Pellicciari, sarebbe rimasta sola in paese ad accudire gli altri figli Franco, Isa e Mariella, tutti più giovani: si decise di trasferirci tutti in America. Abbandonai gli studi di Medicina, ma conseguii un master in Business administration all’Hunter College, e lavorai poi al Montefiore Medical Center, l’ospedale unversitario dell’Albert Einstein College, nel Bronx». E poi? «Mio fratello Franco non faceva altro che parlarmi della sua idea di af-fermarsi nel campo della ristorazione e mi convinse a condividerla. Riconosco che le cose ci sono andate bene e, sull’onda del boom economico degli anni ‘80, siamo cresciuti al punto da arrivare a gestire tre bei locali. L’occasione di aprirne uno a Hopewell Junction, il “Blue Fountain Restaurant”, ci ha poi fatto trasferire nella Dutchess County».
Qui vive con la moglie Maria Letizia Difiore («nata in Sicilia, ma aveva tre anni quando arrivò negli Usa») dalla quale ha avuto due figli: Rosa Maria («che studia alla Sacred Heart University »), e

QUEL GUSTO DI CASA
«Nel menu propongo piatti realizzati con le ricette di mia nonna Marietta»

Emanuele Marinaro con la famiglia e il senatore Kieran LalorPietro («frequenta il Dutchess Community College»).
A tenere vivo il legame di Manny e della sua famiglia con le origini italiane ci pensa la comunità italoamericana, oltre ai parenti e compaesani che vivono a New York. E poi segue attentamente anche tutto ciò che accade in Italia. A cominciare da una passione: «Sin da bambino sono un tifoso della Juventus e non esito a svegliarmi di buon ora la domenica (per via del fuso orario, ndr) per seguire in tv la giostra dei gol del campionato italiano di calcio». Ma non è solo questo ad attirare il suo interesse, visto che il suo impegno per la comunità lo ha portato alla candidatura come “town councilman” alle elezioni comunali di East Fishkill, per le quali ha concorso nelle file del Conservative party il partito conservatore.
«Faccio parte di un gruppo conservatore, il Grassroot, che si compone localmente di 250 persone - spiega - e che non si occupa solo di politica ma, ad esempio, guarda anche ai problemi della salute e della sanità, dell’ambiente, dell’accoglienza dei veterani di guerra, degli anziani. La situazione politica americana non è così rosea: democratici e repubblicani ormai sono assimilati, hanno fame di potere soprattutto economico. Col mio gruppo si è deciso che bisognava cambiare rotta iniziando dalle nostre zone. Io sono fondamentalmente un repubblicano, però il mio partito non mi ha certo agevolato. Un senatore dello Stato di New York, Kieran Lalor, un veterano che ha combattuto in Afghanistan e in Iraq, ha appoggiato le mie idee e mi ha aiutato molto opponendosi anche allo stesso partito repubblicano. È andato contro quelli che gli statunitensi chiamano “Rino” (republican in name only - repubblicano solo di nome), che soffocano l’economia e la gente che vuole fare cose nuove. Con mia moglie, ho svolto la mia campagna elettorale davvero porta a porta, incontrando di persona la gente per discutere e confrontarmi con loro: un’esperienza significativa».
Del nuovo sindaco di New York Bill De Blasio, cosa dice? «L’ho conosciuto di persona, ma lui è un democratico. Anzi, direi chè è piuttosto un socialista. Non siamo affini politicamente. Anche se non nascondo l’orgoglio di italo-americano per la sua elezione. Vedremo quello che farà. Io ho molto apprezzato, invece, a suo tempo, l’operato di Rudolph Giuliani, sindaco dal 1994 al 2001».
E della sua elezione? «La mia carica dura solo due anni. È giusto, però, che sia così. Questo sistema assicura di mandare a casa subito chi non assolve bene al suo compito. Se mi ricandiderò? Questo lo si vedrà a suo tempo». Enzo Fontanarosa

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