MIGLIONICO.
Gent.mo Tonino, rispondo volentieri alle domande che
il prof. Amati mi ha rivolto per tuo tramite
riguardanti le riflessioni , che ho recentemente
elaborato sul tuo sito sul dibattito politico in
atto nel nostro Paese. Ti ringrazio per la sollecita
accoglienza che risevi ai miei interventi, ma
soprattutto per l’azione meritoria che svolge la tua
opera nel diffondere le notizie riguardanti la
nostra comunità. Spero che questo mio ultimo
sollecito possa rappresentare l’inizio di un
proficuo dibattito tra tutti coloro che sono
interessati a dare il proprio contributo.
Mi rivolgo ora al caro Prof .Amati che
mi ha posto una serie incalzante di quesiti su
quanto ho scritto negli ultimi giorni. Caro Giacomo,
non potevi essere più insidioso e solleticante nel
pormi domande così precise e senza possibilità di
scantonamento, degne di un consumato giornalista
quale tu sei. Cerco di risponderti, sperando di
soddisfare appieno le tue richieste. Preferisco però
rispondere in forma discorsiva senza attenermi
strettamente all’ordine delle tue domande.
Premesso che nelle mie precedenti
valutazioni, subito dopo il voto, avevo auspicato il
contemporaneo passo indietro di tutti i maggiori
esponenti dei partiti ,vincenti e perdenti ,
per
dare subito il via ad un governo tecnico-politico,
sorretto sia pur indirettamente dagli stessi , con
personalità esterne, e che allo stato dei fatti non
ho cambiato opinione, al momento la situazione è
totalmente cambiata. La mossa di Bersani di far
eleggere alla presidenza delle due Camere
personalità inedite e per certi aspetti non
espressione della vecchia politica, ha creato un
vero scompiglio nel panorama politico istituzionale
che ha dato nuovo vigore alla speranza di Bersani di
formare un possibile esecutivo anche con le forze
refrattarie dei grillini .E’stato un atto
volutamente finalizzato ad ammorbidire le loro
rigide posizioni; ma per lo spessore culturale,
morale e sociale dei due neo presidenti, la scelta
non poteva essere più opportuna e appropriata.
Per l’incarico di ex portavoce
dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite,
svolto dalla Boldrini, e per la vita spesa al
servizio della Giustizia da parte dell’ex
Procuratore antimafia, scelta migliore, ripeto, non
poteva farsi. Ma veniamo al nocciolo del problema.
Che senso ha da parte di Bersani rincorrere
testardamente Grillo, il quale continua a respingere
arrogantemente ogni profferta? Il senso, va
ricercato nella constatata impossibilità di formare
un’alleanza col PDL per ragioni di incompatibilità
personale e soprattutto per la distanza di ideali
condivisi. Pretestuosa e ridicola sembra l’ultima
proposta di Berlusconi di fare uno scambio tra
l’elezione di un presidente della Repubblica di
destra e l’appoggio ad un governo a guida Bersani.
Il Paese non lo capirebbe e si andrebbe verso esiti
incerti, a vantaggio dell’antipolitica dilagante.
Bersani a questo punto non ha
alternativa. Sorretto dal consenso di tutto il
partito e soprattutto dalla sincera volontà di dare
subito una risposta ai gravissimi e inderogabili
problemi del Paese, è lecito che tenti fino
all’ultimo di indurre alla ragione Grillo e i suoi
eletti. La risposta di quest’ultimo è netta e
chiara: non appoggeremo mai un governo col PD: Né
sembra opportuno un’alleanza con chi auspica
l’uscita dall’Euro e dall’Unione Europea. Ma sul
fronte grillino appaiono le prime crepe e una presa
di coscienza più responsabile potrebbe condurre il
Movimento a più miti pretese. E’ questa la speranza
di Bersani. Ma se proprio vuole verificare fino in
fondo l’eventuale cambiamento di quelle posizioni,
non ha che da fare un altro atto di grande
responsabilità e coraggio: dovrà ritirare la sua
candidatura a favore di una personalità
autenticamente democratica che raccolga intorno a sé
esponenti di indubbia capacità e moralità.
Il nome che da qualche giorno mi frulla
per la testa è quello di Fabrizio Barca. E’ il solo
che, per ipotesi, potrebbe mettere in campo una
squadra di governo coesa e responsabile,così
formata: Barca, presidente, Amato, Cancellieri,
Severino, Chiara Saraceno, Riccardi, Cacciari,
Damiano, Bersani all’economia e lo stesso Monti agli
Esteri. Un esecutivo così composto, coadiuvato da
tante altre personalità similari, avrebbe molto più
facilmente l’appoggio, o la non belligeranza dei
parlamentari grillini. Altre strade non vedo nella
logica della strategia di Bersani. Lo stesso
coinvolgimento di Monti, in forma disinteressata,
costituirebbe un atto di grande valore politico per
dare voce a una forza moderata, ma indispensabile
per la soluzione dei problemi del Paese. E’vero che
Monti e i montiani in questi ultimi avvenimenti
hanno assunto comportamenti equivoci e
contraddittori. Richieste di cariche ad ogni
livello, senza alcuna proposta. Ma tutto questo può
essere superato per il bene del Paese.
A questo punto si pone il problema
dell’elezione del prossimo presidente della
Repubblica.
Non
può che essere una personalità al di sopra di ogni
interesse di parte e scelta tra i maggiori esponenti
più rappresentativi del nostro Paese. Ma a chi
toccherebbe fare una rosa di nomi da cui scegliere
il migliore? Escludendo i politici interni ai
singoli partiti, non sarebbe difficile trovarne di
capaci e degni di coprire una tale carica. La mia
proposta umile e provocatoria al contempo è questa:
affidare contemporaneamente a tutte le agenzie del
settore il compito di predisporre un maxisondaggio,
tra 100/200 000 interviste per far scegliere
direttamente ai cittadini il nome da proporre al
Parlamento da eleggere Presidente della Repubblica:
E’una provocazione, ma non vedo altre vie capaci di
soddisfare tutte le pretese in campo.
La risposta all’ultimo quesito l’ho
data in varie altre occasioni, anche espressa in
questo stesso sito. L’Italia ha bisogno di una legge
elettorale che abbia essenzialmente tre
caratteristiche: assicurare la governabilità,
garantire la massima rappresentatività, evitare ogni
perdita di tempo prezioso tra la fine delle
operazioni elettorali e la formazione dei governi.
Tra i tanti modelli esaminati-tedesco,
spagnolo,inglese, etc.- quello che mi sembra il più
confacente è il sistema a doppio turno francese, ma
adattato alla nostra realtà che ho definito “doppio
turno all’italiana”. Esso consiste nell’assicurare
la maggioranza assoluta al partito vincente
l’eventuale ballottaggio, ma riservare una pur
minima quota di rappresentanza anche ai piccoli
partiti che superino almeno l’1% dei voti. Ma una
provocazione ancora voglio farla. Se proprio non si
riuscirà a trovare un accordo decente tra le parti,
si dia mandato a 3/5 costituzionalisti super partes,
con l’impegno di rispettare quelle caratteristiche,
di predisporre un modello di riforma per essere
approvato dal Parlamento senza modifiche di sorta.
Continuando la provocazione, si potrebbe affidare ad
un altro “maxisondaggio” la scelta di un modello tra
2/3 proposti. Al Parlamento l’obbligo di approvarlo
integralmente. Sarebbe l’inizio di una sana
Democrazia Diretta:
Spero di aver risposto a tutte le tue
domande. Se non sarai soddisfatto, me le rifarai.
Ti saluto caramente, Tonino
Domenico Lascaro
d.lascaro@ibero.it
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