MIGLIONICO.
Come in precedenza ho promesso cerco ora di
affrontare, sia pure in forma di stimolo e di
riflessione personale il problema del ruolo che i
partiti dovrebbero svolgere nella società complessa
e “aperta” nella quale ci si ritrova. Non è mia
intensione suggerire a chi ne sa più di me quello
che occorre fare per uscire dall’impasse in cui i
partiti tradizionali sonno precipitati; mi limiterò
solo a formalizzare alcune idee che spero possano
costituire un primo passo per aprire un proficuo
dibattito con chi abbia a cuore la soluzione dei
problemi che interessano il nostro paese.
Prima
però vorrei, accennare agli avvenimenti che si
susseguono incalzanti in queste ore nell’agone
politico italico. Interpretando a proprio vantaggio
l’ammonimento di Giorgio Napolitano a tutte le forze
in campo ad assumere comportamenti responsabili e
rispettosi dell’autonomia di azione di
ciascuno,sullo scontro tra magistratura e politica,
ognuno si è sentito in diritto di far prevalere le
proprie ragioni: Berlusconi chiede a gran voce di
sospendere ogni procedimento a suo carico per
permettergli di rientrare prepotentemente nel gioco
politico. Il PD per bocca di Migliavacca minaccia
di votare per l’arresto di Berlusconi se le
condizioni lo consentiranno.
Insomma il clima invece di rasserenarsi si fa più
minaccioso. Grillo dal canto suo dichiara l’uscita
di fatto dall’euro e invoca da subito un referendum
online per attuarlo. L’incontro tra emissari del PD
e grillini si è concluso con un nulla di fatto. Lo
“status questionis", riguardante ipotesi di futuri
governi, al momento è in uno stallo alquanto
paludoso e carico di incognite pericolose. Di certo
per uscirne non si potrà invocare l’aiuto dello
Spirito Santo come è accaduto in queste ultimissime
ore per l’elezione del nuovo Vicario di Cristo. La
nostra proposta di un governo tecnico-politico
stenta a farsi strada; non ci resta che sperare. Ma
un piccolo commento voglio dedicarlo alla
recentissima elezione del nuovo Papa. Io che mi
proclamo semplicemente laico ho immediatamente
percepito la grande novità che si profila nel mondo
cattolico e nel mondo intero per l’elezione di una
guida spirituale che contiene nel suo DNA, si fa
per dire, i segni del sacrificio, dell’umiltà e
della carità umana verso i poveri e i diseredati.
Tutto ciò non può che essere percepito come un
segno e un augurio di grandi prospettive generatrici
di un nuovo modello mondiale che porti più serenità,
più pace e collaborazione tra i popoli.
Ma,
dopo questa doverosa parentesi, passo ora ad
affrontare il compito che mi sono proposto:
analizzare il ruolo dei partiti nella società
contemporanea. Già in altre occasioni il tema è
stato oggetto di discussione. Ora però alla luce
degli ultimi avvenimenti, non ultimi i risultati
delle recenti elezioni, la situazione è totalmente
cambiata e necessita di nuovi apporti di analisi. Lo
straordinario e imprevisto successo di un movimento
politico, quello facente capo a Beppe Grillo,
apparentemente senza regole e senza programmi, ha
praticamente decimato di milioni di voti partiti
storici e fortemente radicati nella società come il
PD, il PDL, l’UDC e compagnia bella. La debacle a
quanto sembra non è stata ancora valutata in tutta
la sua portata. Il brancolare nel buio alla ricerca
di un qualsivoglia governo ne testimonia la
veridicità di quanto affermato.
Quell’imprevisto successo era proprio così
imprevisto? O perché gli stessi partiti hanno fatto
finta di non accorgersi di ciò che stava avvenendo
intorno a loro e nelle loro stesse file? Certamente
la certezza di possedere l’esclusiva della verità e
la soluzione di ogni problema in vista di una sicura
vittoria ha contribuito ad accecargli gli occhi di
fronte allo tsunami che stava per arrivare. Tutto
questo gli ha impedito non solo di fare un’adeguata
campagna elettorale, in special modo al mio partito,
il PD, ma soprattutto di indicare un’”Agenda” di
futuro governo che recepisse le reali istanze di una
società in continuo disfacimento, economico e morale
e di una moltitudine di giovani che si vedono ogni
giorno cacciati fuori dal lavoro.
Ogni
pretesto è stato invocato per sminuire la portata
del fenomeno Grillo: è un fuoco di paglia; è una
protesta che si scioglierà come neve al sole, è solo
un comico, è uno sfascista , e via di questo passo.
La verità era però ben diversa. La protesta,
soprattutto dei giovani, scaturiva da ragioni ben
più profonde e gravi: la corruzione dilagante che,
chi più chi meno, ha visto implicati quasi tutti i
partiti,l’uso truffaldino dei rimborsi elettorali
l’occupazione sistematica di tutte le istituzioni
pubbliche e non, la mancanza di riforme funzionali
ad una governabilità efficiente e stabile, la
carenza assoluta di norme democratiche garanti di
una reale meritocrazia, tutto questo ,associato
all’assenza di una prospettiva e di ideali che
dessero ai giovani la speranza di un futuro
migliore, ha generato dapprima il fenomeno di una
“indignazione” collettiva, che ha generato poi lo
tsunami nel segreto delle urne.
Il
cosiddetto fenomeno Grillo ha dunque cause molto
profonde e per molti aspetti fondate come può
evincersi da quanto di sopra accennato. Se pur in
forma comico-scenografica, egli ha saputo più d’ogni
altro raccogliere al volo il “grido di dolore” che
proviene dalle giovani generazioni speranzose di
potersi costruire un avvenire sicuro e un posto
dignitoso di lavoro. Ma tutto questo gli è sembrato
negato alla luce del fallimento della politica, sia
a livello nazionale che europeo. Gli interessi
dell’alta finanza, associati alla cupola degli
speculatori mondiali, stanno immiserendo intere
fasce di popolazione, a cominciare dalla Grecia,
dalla penisola Iberica e via via fino all’Italia. A
Grillo tutto questo non è sfuggito e, ispirandosi
alle proposte e agli studi di valenti economisti ed
esperti mondiali, come l’italiano Marco Morosini, il
tedesco Wolfgang Sachs e il premio Nobel Joseph
Stiglitz, ha saputo formulare un’idea di programma
futuro che possa avviare un nuovo modello di
sviluppo; basato su un’idea di “politica per 2
generazioni, non solo per 2 legislazioni”.
Non
solo, ma operare una drastica riduzione del consumo
energetico e di materie prime prodotte in quantità
sovrabbondanti; possibilità concreta di ridurre la
settimana di lavoro fino a trenta ore settimanali e
forse anche meno. Possibile “perché un terzo del
prodotto fa danni, un terzo serve a riparare i danni
,solo un terzo è utile”.Ancora: riduzione del
divario salariale a 1-12, anticipare il voto ai
sedicenni per la Camera e per i diciottenni per il
Senato. Azzeramento del finanziamento pubblico ai
partiti e abolizione degli stessi per instaurare una
democrazia diretta attraverso il web. Ora tutto
questo non credo che sarà di possibile
realizzazione, però ha fatto presa su milioni di
persone disilluse e tradite dalla politica
dominante. Rimane però l’obbligo dei partiti più
avveduti di non sottovalutare la portata innovativa
di simili proposte e assumerle come oggetto di
confronto con coloro che le professano.
E’
facile a questo punto intuire quale sia la vera
scommessa che i partiti attuali dovranno affrontare
per essere in grado di soddisfare i bisogni delle
nuove generazioni. Oltre a darsi nuovi strumenti di
partecipazione democratica e di reclutamento di
nuove energie al servizio del bene comune, occorrerà
rivedere antiche forme di cooptazione e di gestione
padronale della forma partito. Questo sul piano
puramente formale; ma una rivoluzione totale sarà
inderogabile sul piano dei contenuti e delle idee
che, come abbiamo visto, fanno capolino nel
movimento grillino. Io , detto per inciso, non sono
contrario al mantenimento della forma attuale dei
partiti e neanche ad un minimo di finanziamento
pubblico. E’ indispensabile però che sia il
Parlamento a disciplinarne la corretta gestione,
come previsto dalla Carta Costituzionale.
Per
concludere questo mio intervento non mi resta che
ribadire la necessità che questi partiti debbano
cambiare immediatamente pelle e darsi subito nuove
regole di gestione all’interno e all’esterno di se
stessi se vorranno recuperare la fiducia dei giovani
e il consenso del popolo. Dovranno altresì assumersi
l’impegno imprescindibile di ricercare ovunque la
verità e di operare non per il proprio vantaggio ma
esclusivamente per il bene comune. Sono queste le
condizioni, senza il rispetto delle quali, l’intero
continente europeo si ritroverà di fronte non il
vecchio “Sol dell’,Avvenire”, ma un’ondata di freddo
siberiano che spazzerà via ogni residuo di privilegi
e ingiustizie, insieme a coloro che le hanno
alimentate.
Un
ultimo pensiero voglio rivolgere al partito cui mi
onoro di appartenere. Oltre ai comportamenti che ho
accennato dover assumersi da parte dei partiti in
generale, sarei soddisfatto se almeno in parte
possano essere recepiti e realizzati concretamente.
La disfatta elettorale ha radici molto profonde e
non può essere addebitata solo a una insufficiente
ed errata campagna elettorale. Le ragioni sono
molteplici e vanno ricercate in una pratica molto
diffusa di disorganizzazione e di gestione
all’insegna dei personalismi e della lotta di potere
all’interno. Cosa che ha portato a perdere di vista
la vera missione del politico che è quella di tenere
rapporti costanti con iscritti e cittadini in
genere, e di avviare i giovani alla conoscenza e
alla responsabilità personale, sorretti da uno
spirito libero e critico anche nei confronti del
proprio stesso partito. Ma per realizzare tutto
questo occorre riorganizzarsi e rigenerarsi
totalmente nei metodi e nei contenuti. Si cambiò
nome alle vecchie sezioni e definirle più
modernamente “circoli” per evidenziarne il nuovo
ruolo che avrebbero assunto, nel senso che sarebbero
diventati luoghi non solo di formazione politica, ma
strumenti di socializzazione e di elaborazione
culturale. Non solo nulla di ciò è stato realizzato,
ma in pratica sono diventati luoghi chiusi
all’esterno e impediti alla libera partecipazione
degli iscritti.
Servono dunque nuove regole all’insegna della
trasparenza e della correttezza sotto ogni profilo,
nonché la modestia dei capi e la partecipazione la
più ampia possibile; l’apertura totale delle porte a
tutti coloro che ,garantiti da norme chiare e
precise, vorranno contribuire a rilanciare un
partito che rischia come gli altri di essere
travolto dalla corrente impetuosa della
contestazione. La riscossa deve avvenire dal basso.
Le travi portanti di un partito sono le realtà
locali, sono i piccoli nuclei operanti, le vere
fucine che costruiscono il consenso generale. Ecco
perché in un altro mio intervento ho auspicato la
necessità di dimissioni ad ogni livello per
conseguire un vero cambiamento e rilanciare con
metodi nuovi un sistema che potrebbe davvero
esaurirsi.
Domenico Lascaro |