MIGLIONICO.
Dopo un’estate arroventata dal caldo e dalle polemiche
infinite, il gruppo miglionichese di ALBA torna a far
sentire la propria voce sugli avvenimenti più eclatanti
che caratterizzano la vita politica e sociale del nostro
Paese, e non solo. Ne scegliamo alcuni tra i più
interessanti:1- la questione ancora irrisolta della
riforma elettorale; 2- il rilancio della “crescita
Italia”; 3- Il disegno di un’Europa unita.
E’ diventato il tormento dell’estate 2012 . Un
problema che si trascina da oltre nove mesi e che con
un minimo di buona volontà e di umiltà poteva risolversi
in pochi giorni; ma la riforma elettorale è ancora
un’araba fenice e non è certo se e quando potrà essere
emanata. Dopo una serie infinita di annunci, in questi
ultimi giorni tutti affermano che l’accordo è cosa
fatta, ma ahimè! manca solo un piccolo dettaglio:
proporzionale o maggioritario?, con le preferenze o
senza?, col premio di governabilità al partito più
votato o alla coalizione? Insomma un guazzabuglio
inestricabile.
E’ pur vero che una bozza di accordo esiste e che,
quasi certamente fra qualche giorno,sarà sottoposto
all’approvazione della commissione Affari
Costituzionali, ma si tratta di un’ipotesi di riforma
che se accontenta i partiti della “maggioranza”
scontenta tutti gli altri e rischia di farci tornare
indietro nel tempo e produrre un risultato che peggiora
ciò che si vuole eliminare: il famigerato Porcellum di
Calderoli. Infatti l’ipotizzato premio del 15% al
partito o alla coalizione non garantisce alcuna
governabilità; riservare ai listini un terzo degli
eletti significa espropriare i cittadini di parte della
propria libertà; la frammentazione che ne verrebbe
fuori creerebbe ancora partiti “ago della bilancia” che
tanti danni hanno fatto in passato. Insomma con la legge
che ci si appresta a redigere si rischia di non
garantire la vittoria a nessuno e di conseguenza
rischiare le sorti della Grecia, e con le preferenze
vecchio stile acuire i conflitti all’interno dei partiti
e peggiorare un sistema che si vorrebbe emendare.
Non ci rimane che riproporre ciò che umilmente il
nostro gruppo propose diversi mesi addietro: un doppio
turno “all’italiana” garante della massima governabilità
e della minima rappresentatività a tutti i partiti. Ma
ci vuole coraggio e grande visione del bene comune. Ce
l’avranno i nostri partiti? Se proprio non ce la
faranno, si abbia almeno il coraggio di riproporre il
fatidico Porcellum, lasciando però agli iscritti la
facoltà di definire con primarie interne le liste
bloccate. Meglio che i torbidi “inciuci”.
E veniamo al secondo argomento che ci siamo proposti
di trattare: la Crescita Italia.Anche per questa
questione l’attesa è stata lunga e non meno stressante.
Finalmente, dopo un lungo tergiversare il Governo si è
deciso ad affrontare il problema di un rilancio non più
inderogabile dell’economia.
Al
riguardo Monti ha convocato un CDM d’urgenza che ha
comportato una discussione di oltre 9 ore. Si sono
assunti numerosi impegni che sicuramente faciliteranno
una ripresa dell’economia e una maggiore possibilità di
lavoro per i giovani. Ne citiamo alcuni: l’estensione al
pubblico impiego delle norme in vigore attualmente nel
settore privato finalizzate a rendere più garantiste le
opportunità di lavoro nelle pubbliche istituzioni;
l’introduzione di nuove modalità di valutazione delle
performance lavorative che, attraverso misure più
trasparenti, permettano una vera selezione dei meriti da
incentivare; un discorso a parte va fatto per il settore
scolastico per il quale il ministro Profumo ha
ipotizzato un meccanismo duplice di
valutazione/autovalutazione d’istituto che dovrebbe
generare maggiore efficienza e minore dispersione di
risorse; non per ultima l’introduzione di adeguate
misure –giustizia più efficiente, burocrazia
semplificata, lotta alla corruzione, meno tasse per chi
investe in innovazione,potenziamento delle
infrastrutture, misure di razionalizzazione nella
sanità, etc.- per attrarre investimenti dall’estero e
motivare le nostre industrie ad investire i patria.
Nulla da obiettare sulle buone intenzioni del governo
di voler rilanciare l’economia con queste ed altre
iniziative da mettere in campo. Ma, a parte le incaute
dichiarazioni di alcuni ministri che promettevano
abbassamento immediato delle tasse, progetti di
occupazione giovanile, riduzione del cuneo fiscale a
lavoratori e imprese, etc., che hanno non poco illuso
quanti si aspettavano immediate misure concrete, il
“seminario della speranza”,così come l’ha definito
Alessandro De Nicola, rischia di tramutarsi in un libro
dei sogni se non si adottano urgenti soluzioni, tesi a
dare risposte soddisfacenti ai tanti lavoratori in
spasmodica attesa, come i dipendenti dell’Ilva di
Taranto, dell’ALCOA, dei minatori sardi e quant’altri.
Ma oltre
ai limiti di carattere internazionale- crisi economica e
finanziaria europea e mondiale- molteplici sono i
fattori interni che condizionano non poco l’attività di
governo: l’enorme debito pubblico, la mancanza di una
maggioranza coesa che ne sostenga l’operato, la
corruzione e la criminalità organizzata, le mancate
riforme istituzionali, per citarne solo alcune. Se si
aggiunge la natura stessa del governo, un insieme di
bravi tecnici , ma senza una visione unitaria e politica
comune che ne fa un organismo vitale e organico, si
possono facilmente intuire le difficoltà quasi
insormontabili che l’esecutivo dovrà superare per
garantire un minimo di progresso sulla strada del
risanamento.
Solo a
titolo di esempio citiamo le eclatanti misure annunciate
dal ministro Profumo per rilanciare l’occupazione
scolastica: assunzione di 12.000 precari, indizione di
un maxiconcorso per assumere altrettanti insegnanti,
nuovi sistemi di valutazione. Ma è bene non farsi molte
illusioni.
Tutti o
quasi sono posti già occupati dai precari, per cui si
tratterà, giustamente, di sistemare gli stessi a tempo
indeterminato. Riguardo poi agli ipotizzati nuovi
modelli di valutazione il giudizio non può che essere
positivo. E’ bene però sapere che l’efficacia non può
che raggiungersi gradualmente negli anni e che si
svolgerà solo a livello collettivo a discapito di una
vera azione meritocratica individuale.
Non è il
caso qui di approfondire tali questioni particolari, ci
preme solo dire che,se davvero si vuole porre la scuola
al centro dell’interesse della nazione, ben altre sono
le misure da adottare per riformare davvero il sistema
scolastico. A cominciare dal ripensare un nuovo
modello educativo e didattico e nuove strategie di
formazione degli insegnanti, nonché l’utilizzo di un
tempo scolastico più razionale. Solo a queste condizioni
si avrebbe un aumento di occupazione, ma soprattutto il
riscatto sociale e democratico della Nazione intera.
Per concludere su questo punto non si
possono che trarre le seguenti conclusioni: la
situazione economica e sociale è più grave di quanto non
si voglia far credere, per cui occorre prendere misure
eccezionali in una situazione eccezionale come
l’attuale. Giusta la proposta di vendere buona parte
degli immobili dello stato il cui ricavato servirebbe a
scemare un po’ il debito pubblico; ben accetta l’ipotesi
di tassare una tantum i redditi più alti; del resto
molti dei “super ricchi” si sono dichiarati disponibili.
Ma tutto questo non potrà mai bastare se non si
ricorre a misure strutturali che non necessariamente
sono solo di carattere economico. L’Italia ha bisogno
sì di riforme finanziarie, ma necessita allo stesso
tempo di recuperare fiducia in se stessa e certezze per
un futuro migliore. Questo si potrà ottenere solo se
sarà assicurata una vera giustizia sociale e
un’autentica prassi meritocratica che diano ad ognuno la
possibilità di farcela alla pari degli altri. Basta con
i doppi e tripli incarichi nella PA e mai più consentire
ai pubblici dipendenti di poter esercitare la libera
professione. Si potrebbe ancora continuare; ci limitiamo
per ora a segnalare l’esigenza di far in modo di
restringere la forbice delle retribuzioni, soprattutto
nel Pubblico, altra fonte di ingiustizia e di sprechi
ingiustificati.
Affrontiamo sia pure in breve l’ultimo argomento
suindicato: la questione europea. Anche tale questione,
dall’ultimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorso,
non ha fatto passi concreti in avanti, anzi si è
registrato un vero periodo di stallo che il presidente
Monti cercherà domani 29 agosto di rimettere in moto.
Difatti incontrerà la cancelliera Merkel per
sollecitarla a proseguire nel proposito di realizzare
entro dicembre, come previsto, la Conferenza
Istituzionale europea per realizzare il cosiddetto
fiscal compact che affidi alla Corte di Giustizia
d’Europa il diritto di vigilare sui bilanci dei singoli
paesi; nonché il disegno di creare l’auspicata Europa
federata.
Di certo Monti riuscirà a strappare alla cancelliera
ulteriori rassicurazioni in merito; del resto la sua
pregevole opera di mediazione ha finora prodotto ottimi
frutti. Ma la questione è lungi dall’essere risolta.
Diverse incognite e non pochi ostacoli si profilano
all’orizzonte. Altri governi europei frenano per il
timore di perdere pezzi di sovranità nazionale;
l’opinione pubblica tedesca è restia ad assecondare la
cancelliera che finalmente è giunta a più miti pretese;
il governatore bavarese Dobrindt non risparmia attacchi
a Draghi e critiche feroci alla stessa Merkel, accusata
di perseguire illegittimi obiettivi. Insomma il terreno
è decisamente in salita. La stessa Bundesbank oppone non
pochi dinieghi.
Si attende speranzosi che il Consiglio
Direttivo della Bce del 6 settembre prossimo possa
prendere decisioni sensate. In pratica non è affatto
scontato che a breve possa realizzarsi una vera
Federazione europea.
Se si risolverà invece in una semplice
unione economica e monetaria, allora Monti faccia
propria l’ipotesi avanzata da Scalfari (Repubblica del
26/08) di promuovere un “Club Mediterraneo”, costituito
da Italia, Spagna, Portogallo, Austria e Irlanda, il
quale dall’interno della stessa Unione Europea,
costituisca un fronte più autorevole per bilanciare
l’azione dei paesi più forti e motivare tutti a
costruire l’Europa Federale.
Terminiamo col proposito di seguire in
seguito gli sviluppi di detti avvenimenti.
Miglionico,
28 Agosto 2012
Domenico
Lascaro
e-mail:
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