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DOMENICO LASCARO 
 Agosto 2012

Come aspettare  Godot

MIGLIONICO. Dopo un’estate arroventata dal caldo e dalle polemiche infinite, il gruppo miglionichese di ALBA torna a far sentire la propria voce sugli avvenimenti più eclatanti che caratterizzano la vita politica e sociale del nostro Paese, e non solo. Ne scegliamo alcuni tra i più interessanti:1- la questione ancora irrisolta della riforma elettorale; 2- il rilancio della “crescita Italia”; 3-  Il disegno  di un’Europa unita.

            E’ diventato il tormento dell’estate 2012 . Un problema che si trascina da oltre nove  mesi e che con un minimo di buona volontà e di umiltà poteva risolversi in pochi giorni; ma la riforma elettorale è ancora un’araba fenice e non è certo se e quando potrà essere emanata. Dopo una serie infinita di annunci, in questi ultimi giorni tutti affermano che l’accordo è cosa fatta, ma ahimè! manca solo un piccolo dettaglio: proporzionale o maggioritario?, con le preferenze o senza?, col premio di governabilità al partito più votato o alla coalizione? Insomma un guazzabuglio inestricabile.

             E’ pur vero che una bozza di accordo esiste e che, quasi certamente fra qualche giorno,sarà sottoposto all’approvazione della commissione Affari Costituzionali, ma si tratta di un’ipotesi di riforma che se accontenta i partiti della “maggioranza” scontenta tutti gli altri e rischia di farci tornare indietro nel tempo e  produrre un risultato che peggiora ciò che si vuole eliminare: il famigerato Porcellum di Calderoli. Infatti l’ipotizzato premio del 15% al partito o alla coalizione non garantisce alcuna governabilità; riservare ai listini un terzo  degli eletti significa espropriare i cittadini di parte della propria libertà; la frammentazione  che ne verrebbe fuori creerebbe ancora partiti “ago della bilancia” che tanti danni hanno fatto in passato. Insomma con la legge che ci si appresta a redigere si rischia di non garantire la vittoria a nessuno e di conseguenza rischiare le sorti della Grecia, e con le preferenze vecchio stile acuire i conflitti all’interno dei partiti e peggiorare un sistema che si vorrebbe emendare.

            Non ci rimane che riproporre ciò che umilmente il nostro gruppo propose diversi mesi addietro: un doppio turno “all’italiana” garante della massima governabilità e della minima rappresentatività a tutti i partiti. Ma ci vuole coraggio e grande visione del bene comune. Ce l’avranno i nostri partiti? Se proprio non ce la faranno, si abbia almeno il coraggio di riproporre il fatidico Porcellum, lasciando però agli iscritti  la facoltà di definire con primarie interne le liste bloccate. Meglio che i  torbidi “inciuci”.

             E veniamo al secondo argomento che ci siamo proposti di trattare: la Crescita Italia.Anche per questa questione l’attesa è stata lunga e non meno stressante. Finalmente, dopo un lungo tergiversare il Governo si è deciso ad affrontare il problema di un rilancio non più inderogabile dell’economia.

Al riguardo Monti ha convocato un CDM d’urgenza che ha comportato una discussione di oltre 9 ore. Si sono assunti numerosi impegni che sicuramente faciliteranno una ripresa dell’economia e una maggiore possibilità di lavoro per i giovani. Ne citiamo alcuni: l’estensione al pubblico impiego delle norme in vigore attualmente nel settore privato finalizzate a rendere più garantiste le opportunità di lavoro nelle pubbliche istituzioni; l’introduzione di nuove modalità di valutazione delle performance lavorative che, attraverso misure più trasparenti, permettano una vera selezione dei meriti da incentivare; un discorso a parte va fatto per il settore scolastico per il quale il ministro Profumo ha ipotizzato un meccanismo duplice di valutazione/autovalutazione d’istituto che dovrebbe generare maggiore efficienza e minore dispersione di risorse; non per ultima l’introduzione di adeguate misure –giustizia più efficiente, burocrazia semplificata, lotta alla corruzione, meno tasse per chi investe in innovazione,potenziamento delle infrastrutture, misure di razionalizzazione nella sanità, etc.- per attrarre investimenti dall’estero e motivare le nostre industrie ad investire i patria.

             Nulla da obiettare sulle buone intenzioni del governo di voler rilanciare l’economia con queste ed altre iniziative da mettere in campo. Ma, a parte le incaute dichiarazioni di alcuni ministri che promettevano abbassamento immediato delle tasse, progetti di occupazione giovanile, riduzione del cuneo fiscale a lavoratori e imprese, etc., che hanno non poco illuso quanti si aspettavano immediate misure concrete, il “seminario della speranza”,così come l’ha definito Alessandro De Nicola, rischia di tramutarsi in un libro dei sogni se non si adottano urgenti soluzioni, tesi a dare risposte soddisfacenti ai tanti lavoratori in spasmodica attesa, come i dipendenti dell’Ilva di Taranto, dell’ALCOA, dei minatori sardi e quant’altri.

Ma oltre ai limiti di carattere internazionale- crisi economica e finanziaria europea e mondiale- molteplici sono i fattori interni che condizionano non poco l’attività di governo: l’enorme debito pubblico, la mancanza di una maggioranza coesa che ne sostenga l’operato, la corruzione e la criminalità organizzata, le mancate riforme istituzionali, per citarne solo alcune. Se si aggiunge la natura stessa del governo, un insieme di bravi tecnici , ma senza una visione unitaria e politica comune che ne fa un organismo vitale e organico, si possono facilmente intuire le difficoltà quasi insormontabili che l’esecutivo dovrà superare per garantire un minimo di progresso sulla strada del risanamento.

Solo a titolo di esempio citiamo le eclatanti misure annunciate dal ministro Profumo per rilanciare l’occupazione scolastica: assunzione di 12.000 precari, indizione di un maxiconcorso per assumere altrettanti insegnanti, nuovi sistemi di valutazione. Ma è bene non farsi molte illusioni.

Tutti o quasi sono posti già occupati dai precari, per cui si tratterà, giustamente, di sistemare gli stessi a tempo indeterminato. Riguardo poi agli ipotizzati nuovi modelli di valutazione il giudizio non può che essere positivo. E’ bene però sapere che l’efficacia non può che raggiungersi gradualmente negli anni e che si svolgerà solo a livello collettivo a discapito di una vera azione meritocratica individuale.

 Non è il caso qui di approfondire tali questioni particolari, ci preme solo dire che,se davvero si vuole porre la scuola al centro dell’interesse della nazione, ben altre sono le misure da adottare per riformare davvero il sistema scolastico. A cominciare dal  ripensare  un nuovo modello educativo e didattico e nuove strategie di formazione degli insegnanti, nonché  l’utilizzo di un  tempo scolastico più razionale. Solo a queste condizioni si avrebbe un aumento di occupazione, ma soprattutto il riscatto sociale e democratico della Nazione intera.

             Per concludere su questo punto non si possono che trarre le seguenti conclusioni: la situazione economica e sociale è più grave di quanto non si voglia far credere, per cui occorre prendere misure eccezionali in una situazione eccezionale come l’attuale. Giusta la proposta di vendere buona parte degli immobili dello stato il cui ricavato servirebbe  a scemare un po’ il debito pubblico; ben accetta l’ipotesi di tassare una tantum i redditi più alti; del resto molti dei “super ricchi” si sono dichiarati disponibili.

             Ma tutto questo non potrà mai bastare se non si ricorre a misure strutturali che non necessariamente sono solo  di carattere economico. L’Italia ha bisogno sì di riforme finanziarie, ma necessita allo stesso tempo di recuperare fiducia in se stessa e certezze per un futuro migliore. Questo si potrà ottenere solo se sarà assicurata una vera giustizia sociale e un’autentica prassi meritocratica che diano ad ognuno la possibilità di farcela alla pari degli altri. Basta con i doppi e tripli incarichi nella PA e mai più consentire ai pubblici dipendenti di poter esercitare la libera professione. Si potrebbe ancora continuare; ci limitiamo per ora a segnalare l’esigenza di far in modo di restringere la forbice delle retribuzioni, soprattutto nel Pubblico, altra fonte di ingiustizia e di sprechi ingiustificati.

           Affrontiamo sia pure in breve l’ultimo argomento suindicato: la questione europea. Anche tale questione, dall’ultimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorso, non ha fatto passi concreti in avanti, anzi si è registrato un vero periodo di stallo che il presidente Monti cercherà domani 29 agosto di rimettere in moto. Difatti incontrerà la cancelliera Merkel per sollecitarla a proseguire nel proposito di realizzare entro dicembre, come previsto, la Conferenza Istituzionale europea per realizzare il cosiddetto fiscal compact che affidi alla Corte di Giustizia d’Europa il diritto di vigilare sui bilanci dei singoli paesi; nonché il disegno di creare l’auspicata Europa federata.

           Di certo Monti riuscirà a strappare alla cancelliera ulteriori rassicurazioni in merito; del resto la sua pregevole opera di mediazione ha finora prodotto ottimi frutti. Ma la questione è lungi dall’essere risolta. Diverse incognite e non pochi ostacoli si profilano all’orizzonte. Altri governi europei frenano per il timore di perdere pezzi di sovranità nazionale; l’opinione pubblica tedesca è restia ad assecondare la cancelliera che finalmente è giunta a più miti pretese; il governatore bavarese Dobrindt non risparmia attacchi a Draghi e critiche feroci alla stessa Merkel, accusata di perseguire illegittimi obiettivi. Insomma il terreno è decisamente in salita. La stessa Bundesbank oppone non pochi dinieghi.

            Si attende speranzosi che il Consiglio Direttivo della Bce del 6 settembre prossimo possa prendere decisioni sensate. In pratica non è affatto scontato che a breve possa realizzarsi una vera Federazione europea.

            Se si risolverà invece in una semplice unione economica e monetaria, allora Monti faccia propria l’ipotesi avanzata da Scalfari (Repubblica del 26/08) di promuovere un “Club Mediterraneo”, costituito da Italia, Spagna, Portogallo, Austria e Irlanda, il quale dall’interno della stessa Unione Europea, costituisca un fronte più autorevole per bilanciare l’azione dei paesi più forti e motivare tutti a costruire l’Europa Federale.

            Terminiamo col proposito di seguire in seguito gli sviluppi di detti avvenimenti.

Miglionico, 28 Agosto 2012

Domenico Lascaro

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