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ANDREA
MIGLIONICO
da GLI
UOMINI CHE HANNO FATTO MIGLIONICO di Giuseppe Ventura -
Ed. Montemurro, 1977, Matera |
Andrea
Miglionico, "Pittore, allievo del Giordano di Napoli, era nato a Miglionìco,
aveva operato a Miglionico ed era morto a Ginosa Marina, patria di provenienza.
Attualmente si stanno facendo delle ricerche su questo autore e si sta mettendo
un po' a soqquadro anche le Enciclopedie perché confondevano il nostro illustre
concittadino Andrea Mìglionico con un altro, un pittore, pure giordanesco, ma
non concittadino, il MALINCONICO. Il nostro concittadino visse nel sec. XVII:
nell'archivio parrocchiale di Miglionico c'è l'atto di battesimo e di
matrimonio, con la variazione della morte; ebbe 12 figli tutti vivi che «
lavoravano », solo due però diventarono pittori come il padre. Fu anche
perseguitato. dalla « Gendarmeria)) di Miglionico perché era « troppo libero e
scostumato nelle raffigurazioni » e si arrivò a tal punto che lo studio dove
lavorava fu requisito e dentro vi fu messa la Gendarmeria, fino. al 1848: era
l'attuale farmacia [la farmagia del dr. Motta, in largo Chiesa Madre]. In quell'anno.
arrìvarono le truppe reali contro i briganti ed allora il ricordo fu insabbiato.
Ora sta uscendo : ho visto delle fotografie dei dipinti del Miglionico e sono
molto belli. Con Don Mario [Spinello] ne ho veduti moltissimi provenienti dal
Seminario di Conza, dove erano stati trasportati e nascosti insieme al « Tesoro
dei Hevertera » di Salandra, che dopo la soppressione della Feudalità in Italia
Meridionale nel 1829, essendo gli ultimi Signori di Miglionico, portarono via
tutto ciò che nel Castello vi era di bello e prezioso: tele, ori, monete,
mobili, abbigliamenti presiosi, ecc. e depositarono nei sotterranei della
fortezza di Conza, diventata poi Seminario Vescovile Papale e solo nel 1975, per
motivi di restauro, svuotati i depositi fu ritrovata tanta roha : anche se in
condizione non buone... e non per tornare a Miglionico!"...
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- L'enciclopedia italiana
MIGLIONICO, Andrea
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Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010
di
Mario Epifani
MIGLIONICO, Andrea. – Nacque il 30 nov. 1662 nel
borgo lucano di Miglionico da Francesco de Marrella
e da Porzia de Raucio. Il cognome con cui è noto gli
sarebbe stato dato da Giovanni Miglionico, che lo
adottò e lo tenne a battesimo (Scarcia, p. 43). Il
ritrovamento dell’atto di nascita ha definitivamente
fugato i dubbi sull’esatta data e sul luogo di
nascita di questo pittore, che De Dominici diceva
originario del Cilento citandolo tra gli allievi di
L. Giordano. Tuttavia, già in precedenza le notizie
fornite dal biografo napoletano erano state messe in
discussione da chi (Grelle Iusco, p. 220) aveva
rilevato l’identità del cognome con il toponimo del
piccolo centro al confine tra Puglia e Basilicata,
regioni in cui peraltro il M. lasciò numerose opere.
La personalità artistica del M. è stata messa in
luce solo di recente, dopo che a lungo era stato
addirittura confuso con A. Malinconico (Thieme -
Becker). L’ipotesi di un suo apprendistato nella
bottega di Giordano è comunque del tutto verosimile:
nel 1689 il M. si trovava sicuramente già a Napoli,
poiché in quell’anno risulta iscritto alla locale
corporazione dei pittori (Ceci). Al 1693 risale il
primo documento noto relativo al pagamento di un
dipinto non identificato raffigurante la Madonna di
Costantinopoli e santi per la cappella di S. Giacomo
Mugnano, presso Napoli (D’Addosio). Sia De Dominici
sia Roviglione, nelle sue aggiunte all’Abecedario di
Orlandi, menzionano opere del M. ancora visibili a
metà Settecento in alcune chiese napoletane; l’unica
sua tela finora rintracciata in territorio
partenopeo è tuttavia la Pentecoste, firmata, in S.
Antonio a Tarsia (Scarcia, pp. 175 s.).
Dipinti del M., tra cui alcuni eseguiti in
collaborazione con il paesaggista messinese Filippo
Giannetti, figuravano nella prima metà del
Settecento in collezioni napoletane (Labrot). Che il
M., oggi noto quasi esclusivamente per le sue opere
di soggetto religioso, si sia dedicato anche a temi
profani sarebbe attestato dal fatto che nel 1694 fu
denunciato per le sue raffigurazioni troppo
licenziose (Scarcia, p. 43); è interessante, in
questo senso, l’ipotesi di una sua collaborazione
con pittori di fiori (Galante, 1989).
Sullo scorcio del secolo il M. eseguì una serie di
sei tele (firmate) commissionate da Gaetano
Caracciolo, vescovo di Conza, per ornare la chiesa
di S. Michele a Sant’Andrea di Conza, in Irpinia,
rinnovata dopo il terremoto del 1694 (Troisi, pp.
158 s.). In queste tele (Apparizione dell’arcangelo
Michele a s. Lorenzo Maiorano sul monte Gargano,
Apparizione dell’arcangelo Raffaele a Tobiolo, S.
Pietro liberato dal carcere, S. Giovanni Evangelista
a Patmos, Annuncio a Zaccaria, Natività della
Vergine) sono stati ravvisati elementi lanfranchiani,
accanto all’ovvia dipendenza dallo stile di
Giordano, nonché tracce di un avvicinamento ai modi
più propriamente accademici di F. Solimena (Fontana,
p. 132). Sono datate al 1695 due tele (S. Pietro
d’Alcantara e la Battaglia di Belgrado) inserite nel
soffitto della chiesa della Ss. Trinità presso
Baronissi, nel Salernitano, nella quale si trova
pure un Paradiso attribuito al M. (Pasculli Ferrara,
1991, p. 219 n. 31).
Ignota a De Dominici, ma rammentata da Roviglione
(in Orlandi), è l’attività del M. in Puglia,
attestata da numerose opere firmate. Una prima
commissione per Bitonto risale al 1694, data della
Madonna del Carmelo e santi, conservata nella chiesa
di S. Teresa (Scarcia, p. 23). La presenza del M. è
poi documentata dal 1706 al 1711 (Gambacorta), anni
in cui egli eseguì pale d’altare per Bari,
Putignano, Altamura e Castellana; a lui è stato
attribuito anche un dipinto (S. Chiara libera la
città dai Saraceni) nella chiesa di S. Chiara a
Nardò (Galante, 2000). Altrettanto diffusa è la
presenza di dipinti del M. in Basilicata (Grelle
Iusco; Fontana).
Nelle opere del M. il linguaggio inequivocabilmente
giordanesco appare come un filtro attraverso il
quale è possibile cogliere rimandi alla pittura
veneta e a Pietro Berrettini da Cortona. È stato in
effetti rilevato come il suo alunnato presso
Giordano debba essersi limitato a un periodo di
pochi anni, antecedenti la partenza del maestro per
la Spagna (1692): il M. avrebbe dunque avuto modo di
espandere i propri modelli di riferimento verso
l’ambito romano, forse favorito in questo da
contatti con pittori di formazione napoletana attivi
a Roma, quali il suo conterraneo P. De Matteis (Troisi,
p. 161). Una conoscenza diretta della pittura romana
del tardo Seicento da parte del M. è in effetti
suggerita da due disegni inediti del
Kupferstichkabinett di Berlino (KdZ 17312, 17315),
copie dai pennacchi della cupola del Gesù affrescati
da G.B. Gaulli detto il Baciccio, su cui è riportato
il nome del M. «napolitano». Appare comunque
evidente che il M. divenne di fatto il portavoce
della pittura giordanesca in zone periferiche della
Campania e dell’Italia meridionale, dove gli furono
richieste prevalentemente da ordini religiosi pale
d’altare analoghe per stile e composizione a quelle
prodotte dal maestro per la capitale del Viceregno.
L’ultima opera pugliese documentata del M. è
l’Apoteosi di s. Teresa che nel 1710 si impegnò a
dipingere a sue spese per la Confraternita della
Gran Madre di Dio (cui apparteneva), collocata nella
chiesa di S. Teresa dei Maschi a Bari.
Morì a Ginosa (a poca distanza dal suo paese natale)
nel 1711 (Scarcia, p. 44).
L’atto di morte smentisce le informazioni fornite da
Roviglione – il quale lo diceva morto nel 1718 dopo
un suo presunto rientro nel Cilento (Orlandi) – e di
De Dominici, secondo cui il M. sarebbe scomparso
poco dopo la morte di Giordano (1705). Va dunque
abbandonata anche l’ipotesi di un protrarsi
dell’attività del M. fino al 1735, avanzata sulla
base dell’attribuzione al pittore lucano di cinque
quadretti che incorniciano una Madonna del Suffragio
di F. Guarino a Gravina (Pasculli Ferrara, 1990),
per i quali è stato recentemente proposto (Fontana,
p. 254) il nome di Niccolò, figlio del M., nato a
Bari nel 1707 (Gambacorta).
Fonti e Bibl.: A. Roviglione, in P.A. Orlandi,
Abecedario pittorico … con Aggiunta di alcuni altri
professori, Napoli 1733, p. 433; B. De Dominici,
Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani
(1742), a cura di F. Sricchia Santoro - A. Zezza,
III, Napoli 2008, pp. 850 s.; G. Ceci, La
corporazione dei pittori, in Napoli nobilissima, VII
(1898), p. 11; G. D’Addosio, Documenti inediti di
artisti napoletani dei secoli XVI e XVII, Napoli
1920, ad ind.; A. Gambacorta, A. M., in Tempi
nostri, XVI (1970), 14, pp. 10, 15; L. Troisi, A.
M.: opere napoletane e pugliesi, in Ricerche sul
Sei-Settecento in Puglia, I (1980), pp. 157-176; L.
Galante, La natura morta in Puglia e in Basilicata,
in La natura morta in Italia, a cura di F. Zeri,
Milano 1989, II, pp. 970 s.; M. Pasculli Ferrara, in
Angelo e Francesco Solimena. Due culture a confronto
(catal., Pagani-Nocera Inferiore), a cura di V. de
Martini et al., Milano 1990, p. 36; Id., Giordano,
M. ed altri episodi giordaneschi, in Ricerche sul
’600 napoletano, X (1991), pp. 210 s., 219; G.
Labrot, Collections of paintings in Naples
1600-1780, Münich 1992, ad ind.; L. Galante, Un
Leonardo Antonio Olivieri e un A. M. nella chiesa di
S. Chiara a Nardò, in Kronos, I (2000), p. 121; A.
Grelle Iusco, in Arte in Basilicata (catal.,
Matera), a cura di A. Grelle Iusco, Roma 2001, pp.
127, 219 s., 312 s.; S. De Simone, Gli Orsini di
Solofra e la pittura a Gravina fra XVII e XVIII
secolo, Bari 2005, pp. 100-103; G. Scarcia, A. M. Un
pittore giordanesco tra Basilicata, Puglia e
Campania, Potenza 2005; C. Gelao, in La Pinacoteca
provinciale di Bari, I, Opere dal Medioevo al
Settecento. Donazione Pagnozzato e Collezione del
Banco di Napoli, a cura di C. Gelao, Roma 2006, pp.
227-230; M.V. Fontana, in Splendori del Barocco
defilato. Arte in Basilicata e ai suoi confini da
Luca Giordano al Settecento (catal., Matera-Potenza),
a cura di E. Acanfora, Firenze 2009, pp. 132, 189
s., 254 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon,
XXIV, p. 545.
M. Epifani
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Il
pittore Andrea Miglionico era di Irsina
di Giuseppe Basile |
Dal sito web:
http://www.sassilive.it/cultura-e-spettacoli/arte-cultura-e-spettacoli/il-pittore-andrea-miglionico-era-di-irsina-nota-di-giuseppe-basile/
29 giugno 2013
Giuseppe Basile, già
dirigente del Ministero per i beni e la Attività
Culturali originario di Irsina, si è occupato di
verificare le origini del pittore Andrea Miglionico e
attraverso una serie di elementi raccolti è in grado di
affermare che l’artista fosse originario di Montepeloso
(antico nome di Irsina) e eccellente lucano. Curiosità:
Giovanni Basile è l’autore del gioco dell’oca dedicato
alla città di Matera, realizzato dallo storico di Irsina
con i testi di Domenico Notarangelo. Basile dopo aver
realizzato un gioco simile dedicato al suo paese, “Il
Giro di Monte Piloso” ha lavorato ai testi di un altro
gioco dedicato al brigantaggio lucano e alla Basilicata.
Si chiama “1961, Briganti in Lucania” e contiene
personaggi eccellenti, edifici religiosi, militari,
luoghi di prestigio, archeologia, storia.
Per quanto riguarda il lavoro di ricerca legato al
pittore Andrea Miglionico le sue origini irsinesi sono
state accertate grazie un eccezionale ritrovamento
archivistico avvenuto nell’Archivio della Curia
Vescovile di Irsina che riguardava proprio Andrea
Miglionico, pittore della seconda metà del ’600 che
tutti consideravano di origine napoletana o del Cilento
e che invece attraverso il suo studio sono state
accertate le sue origini di Montepeloso.
Di seguito la nota integrale.
A
margine di una ricerca nell’Archivio della Curia
Vescovile di Irsina intorno ad un onomastico di un
nativo del paese emigrato ad inizio del ‘9oo in America
latina, mi sono imbattuto, nel corso della lettura del
1° libro dei Defunti di una delle 4 parrocchie
dell’antica Diocesi di Montepeloso, in una scheda
compilata dal Canonico Reverendo don Giuseppe Nicola
Mangieri Parroco, in cui, nella ripetitiva formula
canonica del tempo, si descrive l’avvenuta morte di
Andreas Miglionicus nell’Anno Domini 1718 giorno 10 mese
Agosto. Andreas Miglionicus in Comunione con Santa Madre
Chiesa l’animo a Dio rese; Confessato e Assolto; e di
SS. Viatico fornito; il cui corpo fu sepolto nella
Chiesa Cattedrale della Città di Montepeloso. Canonico
Reverendo Dominus Joseph Nicolaus Mangieri Parocus
Mi venne il dubbio che fosse Andrea Miglionico, pittore,
su cui le prime notizie si leggono in Bernardo De
Dominici (Vite de’ Pittori, Scultori ed Architetti
Napoletani, Napoli 1742-45). Annoverato, insieme ad
altri 27 allievi, tra i discepoli del grande Luca
Giordano, ha opere sparse in Campania, Puglia e in
Basilicata. Altre notizie sono in Anna Grelle (Arte in
Basilicata, Roma, De Luca Editore, 1981).
In particolare, nella scheda della “Visitazione” di
Andrea Miglionico (presente nella Cattedrale di Irsina),
a p. 219 del suo volume, accennando al “problema
abbastanza complesso del rapporto del Miglionico con la
Basilicata”, la Grelle afferma essere “da indagare al
pari della origine cilentina dell’artista, asserita dal
De Dominici e dall’Orlandi”, l’ipotesi che l’artista
abbia desunto il suo nome dalla natia Miglionico, ove
nel 1764 è documentata (Spinello, …. 1997 p. 50) la
presenza d’un omonimo (un nipote?), anch’egli pittore.
L’epifania degli onomastici-di-paese o toponimici, in
verità, poco convinceva, anche se la Grelle sembrava
crederci, immaginando che i Matera venissero da Matera,
i Tricarico da Tricarico, ecc.
Nel 1971, il 15 novembre, intanto, Russoniello Pompeo,
giornalista della Tribuna dell’Irpinia, scriveva al
parroco di Miglionico, sempre don Mario Spinello,
chiedendo notizie intorno al cognome Miglionico e se mai
quello fosse a conoscenza di un possibile legame di
Andrea Miglionico pittore con il paese. Comunicava anche
la scoperta di sei tele di quel pittore nella Cattedrale
vicaria di Conza (Av). Don Mario Spinello pose mano
all’archivio parrocchiale. I risultati non furono
incoraggianti. Due anni dopo, infatti, il 26 novembre,
molto deluso, don Mario osò disturbare con lettera il
dott. Antonio Gambacorta della Soprintendenza ai
Monumenti e Gallerie di Bari, chiedendogli consigli su
che tipo di fonti e/o consultazioni potesse tornargli
utile ai fini della tracciabilità di quel dipintore. Non
più tardi di qualche settimana fa, però, don Mario,
nonagenario, mi ha confermato, via cellulare, che la sua
Chiesa Matrice non ha offerto alcuna traccia riguardante
Miglionico Andrea, pittore, salvo un omonimo, anch’esso
pittore, come si è detto, appartenente alla seconda metà
del ‘700.
In questa storia c’è di vero che a Irsina esiste un
nutrito gruppo di opere di Andrea Miglionico, fra le
quali, verso la fine degli anni ’90, Vittorio Savona,
allora Soprintendente reggente per i Beni Artistici e
Storici della Basilicata, inserì Le Nozze di Cana,
presente nella Chiesa dell’ex Convento di S. Agostino,
per cui ordinò un intervento di conservazione presso i
laboratori di restauro materani (Restauri in Basilicata
1993-97, p.87). In fig.2. S. Giuseppe e Gesù Bambino mai
censito. C’era forse un rapporto tra il gran numero
delle opere del maestro a Irsina e il suo luogo di
nascita? Leggevo invece, in Gabriele Scarcia (Andrea
Miglionico- un pittore giordanesco tra Basilicata,
Puglia e Campania, I Quaderni, Documentazione Regionale
Dell’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale di
Basilicata, 2005), che Andrea Miglionico, pittore
giordanesco, attivo nella seconda metà del ‘600 aveva
come moglie Carmina Stromba di Napoli. Sarebbe nato il
30 Novembre 1662, come dal libro dei battezzati della
Chiesa Matrice di Miglionico. Il suo nome, secondo
Scarcia, era Andrea Antonio; il cognome, invece, non era
Miglionico ma de Marrella. Questi, ancora bambino,
secondo una nota “pro memoria” , contenuta nello stesso
libro, sarebbe stato adottato da un certo Giovanni
Miglionico del paese. Avrebbe perciò assunto, per sua
stessa dichiarazione, essendo rinato, il cognome
Miglionico. Sarebbe diventato Andrea Antonio Miglionico,
morto il 1711 a Ginosa e lì sepolto.
E’, come si vede, quella tracciata dallo Scarcia, storia
piuttosto tortuosa e perciò affatto improbabile, se si
fa il confronto con quanto di semplice e chiaro si
legge, invece, nei registri di Irsina. Qui, nel registro
dei morti si legge che, nell’ anno 1718, “giorno 10 del
mese di Agosto”, morì il “Magnifico Andrea Miglionico
Pictor Egregius, Marito di Margarita Floccari napolitana”.
Si apprende anche che i funerali furono di particolare
solennità come per persona di riguardo. A voler scorrere
altri registri si apprende dei figli che Andrea Migliono
ebbe, dei battesimi e delle cresime degli stessi. E c’è
come, si diceva, la dovizia di tele sparse per le chiese
del paese, più che altrove. Ci sembra, insomma, che
concorrano troppi elementi, non escluse le date di cui
disponiamo, che lo collocano tra la seconda metà del
Seicento e il primo ventennio del’700, perché,
contrariamente a quanto finora ritenuto, Andrea
Miglionico sia “pictor Montis Pilosi”. Il che si dice,
ovviamente, non per vanità municipalistica, perché,
quando si tratta di artisti, poco importa sapere del
luogo preciso della loro nascita. Importa molto di più,
infatti, quello che un artista produce, dimostrandosi
figlio dell’uomo, operante a beneficio dell’umanità. |
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