MIGLIONICO
- Anche un piccolo comune come Miglionico fa registrare al presente, purtroppo,
il preoccupante fenomeno dell’uso di sostanze stupefacenti. Gli adolescenti sono
i primi ad incappare nella morsa
del consumo di droghe.
Le età a rischio oscillano tra i 16 e i 28 anni. Si passa dal fumo, agli
spinelli, all’eroina e in maniera anche repentina. Non vi è da un lato una
sensibilizzazione al problema. Nella nostra regione, bisogna dirselo, l’azione
politica si spende poco o null’affatto per tale piaga sociale. Se si considerano
i centri minori, quasi tutti praticamente, si deve constatare che sono rari i
convegni, i dibattiti, gli incontri per la conoscenza del fenomeno, come
insoliti sono i luoghi di aggregazione voluti dalle parrocchie o i circoli
sportivi e culturali che contribuirebbero a informare e a distrarre da certe
“devianze”. La scuola, in molti casi, si nasconde dietro l’indice puntato sulle
famiglie. La droga resta una tematica da studiare nel capitoletto ad essa
dedicato nel libro scolastico. Mancano gli incontri con le famiglie alla
presenza di esperti e autorità del settore. E intanto il fenomeno cresce e
assume proporzioni non più
controllabili. I drogati cominciano la loro odissea vivendo da emarginati,
frequentano solo i loro compagni di sventura e prosciugano le tasche dei propri
genitori e parenti di vario grado in men che non si dica. Al fenomeno è
accostabile, specie nei centri lucani, la cattiva azione del furto. Ad essere
scippati dei loro averi e delle loro pensioni sono soprattutto gli anziani e i
vecchi e questo avviene sotto gli occhi increduli della gente, tra i vicoletti
dei nostri centri storici, come è accaduto non da molto tempo nella stessa
Miglionico. Quasi sempre la droga proviene dai capoluoghi di provincia di Puglia
e Campania. Viene smistata nei due capoluoghi regionali ed affidata a mandatari
provenienti dai comuni del circondario. Tali soggetti, responsabili dello
smercio, sono tenuti a debita distanza dalla popolazione “per bene” e sono noti
per l’incalcolabile numero di arresti subiti dalle forze dell’ordine. Con loro
collaborano ragazzi giovanissimi, pesci piccoli, drogati anche loro, che pur di
guadagnare qualche euro o un po’ di roba, si prestano ai loschi traffici e ad
azioni riprovevoli. La condizione di rifiutato di chi fa uso o ha patito la
prigionia per spaccio è quanto più di vergognoso possa esistere in seno ad una
società che si definisce civile. A Miglionico, si deve dire, questi ragazzi
spessissimo non sono occupati e qualora provino a presentarsi ad eventuali
datori di lavoro, ricevono un netto rifiuto. La strada dell’integrazione nella
società risulta difficilissima e in molti casi, le famiglie, quando le
possibilità economiche lo permettono, affidano i propri figli alle comunità di
recupero dell’Italia centro-settentrionale. Costoro, è da sottolineare,
ritornano dopo mesi in paese, ma ad attenderli, spessissimo, ritrovano i vecchi
compagni con i quali hanno condiviso il tragico percorso. L’istituzione
religiosa è spesso priva, come dettosi, di strutture che facilitino l’unione e
il ruolo del sacerdote, da queste parti, si limita alla cura delle anime e alla
formazione religiosa dei ministranti e di pochi altri giovani “per bene” che per
consuetudine familiare frequentano la parrocchia. Si auspica, a tal punto, una
iniziativa mirata che parta dalla Curia materana, un’azione che interagisca con
le istituzioni politiche ai vari livelli, con la scuola, con le associazioni di
volontariato e con le famiglie, per evidenziare e combattere gli effetti del
macrofenomeno nei piccoli centri del materano. |