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La Gazzetta del Mezzogiorno |
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Miglionico. Ottantamila euro all’anno per garantire il servizio di custodia e cura dei cani randagi, per migliorarne la qualità della vita che mediamente si aggira sui tredici anni. Spesa da record: se non è un primato poco ci manca. Un esborso finanziario esoso che pesa come un macigno sulle anemiche casse comunali, al punto da mandarne in tilt il bilancio, contrassegnato da un “buco” di 170 mila euro. Una spesa destinata a crescere, tanto che la locale Amministrazione comunale di centrodestra, guidata dal sindaco Vincenzo Borelli, per arginare la situazione di “sbilanciamento dei costi derivanti dal ricovero dei cani randagi” è stata costretta a prevedere la vendita all’asta di alcuni beni immobili (terreni seminativi e fabbricati) del patrimonio comunale. Intanto, in contrada “Pozzo Calaprece” (zona di Mone Acuto), a poche centinaia di metri di distanza dalla strada statale n.7, la scorrimento veloce che collega Ferrandina a Matera, è stata ultimata la costruzione del canile comunale. L’opera è stata finanziata dai fondi regionali ed è costata 128 mila euro: dispone di 25 cucce, con una disponibilità complessiva di 50 posti. Attualmente, però, i randagi accalappiati sul territorio comunale e custoditi presso il canile di Matera, sono 83 e comportano una spesa quotidiana di due euro per il mantenimento e la cura di ciascuno. In questi ultimi anni, la locale Amministrazione comunale, per far fronte alle spese sostenute, ha chiesto, al Dipartimento sicurezza della Regione, la concessione di un contributo straordinario che, purtroppo, non è mai stato erogato. Da qui l’emergenza: “A causa delle ingenti somme destinate alla soluzione del problema del randagismo dei cani, dichiara il sindaco Borelli, ci troviamo nell’impossibilità di garantire alla cittadinanza altri servizi essenziali. Il fenomeno rischia di diventare drammatico: per tentare di risolverlo, in Consiglio comunale, abbiamo anche deliberato l’adozione di un regolamento volto a favorire, da parte dei cittadini, un provvedimento di adozione dei cani randagi, prevedendo l’erogazione al cittadino adottante di un contributo di cento euro per ogni cane adottato. Finora, però, non ci sono stati effetti positivi”. E così, il Comune è di spalle al muro: fa fatica, da solo, a reggere il costo di un servizio obbligatorio, stabilito da una legge regionale. E’ una spesa che lievita di anno in anno. In definitiva, si è creata una situazione paradossale: per aver mostrato sensibilità e senso di responsabilità sul tema della protezione degli animali, adesso il Comune vive una situazione assolutamente problematica che, sotto il profilo finanziario, sta diventando insostenibile, tra l’indifferenza degli altri Enti istituzionali. Giacomo Amati. |
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