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La Gazzetta del Mezzogiorno |
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Miglionico. Silenzio. Sono rimasti senza parole i tifosi miglionichesi a conclusione della gara casalinga che la squadra di mister Michele Paterino ha disputato contro la Santarcangiolese. La sfida è finita in pareggio (0-0): un risultato normale, come tanti altri. Ma, allora, cosa ha disorientato la locale tifoseria? Semplice: a creare sconcerto è stata il modo di giocare, o meglio, il non gioco, l’interpretazione banale e insignificante del match da parte di tutto il collettivo miglionichese al punto da non sfruttare adeguatamente la superiorità numerica, susseguente all’espulsione di un giocatore avversario. «Aspettiamo con ansia la partita del Miglionico - dice visibilmente deluso un assiduo tifoso, Agostino Tammone - ma quest’anno siamo costretti a ingoiare tanti bocconi amari. Di fronte a interpretazioni così scialbe, poi, è meglio tacere». La squadra arranca, non ha forza di penetrazione: sembra condizionata da un senso d’impotenza. Per di più, contro la Santarcangiolese non ha saputo creare neppure il gioco, incapace di produrre significative azioni da gol. Roba da non credere ai propri occhi. La declinazione del gioco s'è sviluppata solo in chiave difensiva, suscitando la sensazione di voler fare solo accademia. Le coordinate del gioco non erano funzionali al gol. La manovra lenta e prevedibile, priva di verticalizzazione e senza vocazione offensiva. Imbarazzante è stata anche la prova dei giocolieri, Francesco Tataranni e Angelo Venezia che hanno dato la sensazione di essere due stelle cadenti. | |||||||||||||||
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