Matera
- Una villetta completa di piscina, maneggio e scuderia, barbecue e gazebo
per una serata di balli o ricevimenti a 16,34 euro al mese. Questo il
canone che Anna Maria Manzara, 42 anni, di Miglionico,
corrispondeva all’Ater, in quanto assegnataria di una casa popolare nel
borgo Picciano A, dichiarandosi nullatenente. In realtà la modesta
abitazione sarebbe stata trasformata in una reggia con opere realizzate
abusivamente, secondo i carabinieri, e con l’occupazione di terreni
demaniali. «Così erano stati riciclati i soldi delle truffe alle imprese
scoperte con l’operazione Tabula Rasa e nelle successive indagini», ha
spiegato ieri il cap. Donato D’Amato in un incontro con i giornalisti
convocato nella nuova sala stampa inaugurata dal comandante provinciale,
ten.col. Domenico Punzi, alla presenza del prefetto, Carlo Fanara, nella
caserma di via Dante. Sono stati D’Amato e il magg. Vito Di Girolamo a
illustrare gli sviluppi del lavoro investigativo.
Nel 2006 l’operazione aveva portato all’arresto di sette persone e alla
denuncia di altre tre accusate di truffe a decine di aziende italiane e
straniere, produttrici di generi alimentari, materiale per l’edilizia,
articoli da giardinaggio e di altri settori. Da allora si sono aggiunte
nuove segnalazioni che hanno fatto salire a 64 il numero di imprese
truffate per un ammontare complessivo di un milione e 200 mila euro. Il
meccanismo era semplice. Secondo le accuse, gli indagati sarebbero entrati
come soci in aziende in crisi effettuando ordinativi all’ingrosso con
assegni post datati, emessi a vuoto, procurando così guai a non finire ai
titolari delle aziende committenti, costretti a pagare o a subire
procedimenti penali o civili, e lasciando i fornitori con un pugno di
mosche in mano.
Nel prosieguo delle indagini ai dieci indagati si è aggiunta la Manzara,
convivente di Domenico Di Mita, 56 anni, originario di Santeramo,
considerato uno degli attori principali della vicenda, per i quali il
pubblico ministero, il sostituto procuratore Elisa Sabusco, ha chiesto
undici rinvii a giudizio contestando una serie di reati associativi
finalizzati alla truffa.
Da due anni la villetta, per un valore di un milione di euro, è stata
sequestrata e affidata alla stessa Manzara mentre il Comune ha emesso una
ordinanza di demolizione e intimato anche il ripristino dei luoghi.
Azioni che sono tutte impugnate a seguito di un ricorso dell’interessata.
Ma il prevedibile contenzioso era stato calcolato dagli stessi carabinieri
del Nor, il Nucleo operativo radiomobile, che in questo modo hanno voluto
colpire i presunti autori delle truffe mirando al loro patrimonio. La sola
scuderia, del valore di 40-50 mila euro, avrebbe ospitato fino a 12
cavalli dei quali non è stata ancora accertata la provenienza.
Alla donna viene anche contestato di aver ottenuto, «indebitamente»,
stando alle accuse degli investigatori, l’ammissione al reddito minimo
d’inserimento. Beneficio per il quale avrebbe percepito la somma
complessiva di 16 mila euro. Dovrà rispondere di truffa, riciclaggio,
ricettazione e falso in atto pubblico. |