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3^B  I.C. Miglionico
(Prof.ssa Rosa Difigola)

L’Istituto Comprensivo di   MIGLIONICO e…l’EDUCAZIONE ALL’INTERCULTURALITA’
L’ALTRA AFRICA...Mostra Missionaria

Terza B Scuola Media di Miglionico (Gli alunni, la Prof.ssa Rosa di Difigola e il D.S. Dr. Domenico Lascaro)Per noi ragazzi della Scuola Media di Miglionico, l’inizio di quest’anno scolastico 2007/2008 è stato un po’ speciale. Grazie alla disponibilità del nostro D.S. dott. D.A. Lascaro, abbiamo avuto l’opportunità di visitare una mostra d’arte e cultura Sub-Sahariana,allestita dai padri Comboniani di Lecce, con la collaborazione di Don Franco Terlimbacco e del Parroco Don Giuseppe Tarasco.

Giunti alla mostra, Padre Gianni, un comboniano, ci ha accolto con gioia e subito ci ha dato spiegazioni soffermandosi sul titolo “L’ALTRA AFRICA”, un’Africa non associata alla miseria, alla fame, alle guerre; ma un’Africa della gente comune che è fiera delle proprie radici e della propria cultura e che,  nonostante mille difficoltà, trova ragioni di vita: è l’Africa della poesia, della danza, dell’arte e della musica.

Ci ha fatto capire che usi, costumi e maschere sono la vera anima di quel continente.

Padre Gianni ci ha informato su alcuni modi di vivere  di queste persone. Ha precisato che in questo continente vivono circa un miliardo di persone, di cui il 60% è costituito da giovani al di sotto dei 16 anni, nonostante ciò gli anziani sono molto rispettati, infatti un proverbio africano dice “Vede più lontano un anziano seduto che un giovane in piedi”. Tante sono le RTA, religioni tradizionali africane, ma tutte hanno in comune l’Armonia a tre livelli: con l’invisibile (antenati, dio), con il visibile (piante, foresta, terra) e con tutti gli uomini ed è per questo che gli Africani sono molto più accoglienti di noi, non vogliono solo vendere oggetti, ma essere nostri amici. Il culto più praticato è quello “Woo do” e Padre Gianni ci ha detto che le divinità di questa religione non sono né maschili e né femminili e se un uomo parte, cioè muore,  si usa danzare per 7 notti, invece, quando parte una donna, si danza per 9 notti che rappresentano i 9 mesi di gravidanza. La nostra guida ci ha mostrato “l’albero della vita”, un tronco di ebano che evidenzia persone avvinghiate l’una all’altra, simbolo dell’intima unione tra i membri passati, presenti e futuri e serve a tramandare i valori di tutto un popolo, infatti esso è situato al centro di ogni villaggio.

Tra gli altri elementi del linguaggio africano si distinguono senz’altro le maschere,  e servono per entrare in contatto con gli antenati e l’invisibile, perché le maschere fanno vedere con gli occhi della mente. Ci ha mostrato una maschera raffigurante “Shetani”, lo spirito del male, la sua faccia era sfigurata perché… il male sfigura. Oltre alle maschere c’erano molti strumenti musicali tra cui “l’albero della pioggia”, un bastone di legno dentro il quale sono conficcati dei chiodini, dopo vengono immessi dei sassolini che a contatto danno l’ impressione del rumore di un ruscello. Questo strumento è sacro, perché con esso gli uomini compiono  riti per invocare la pioggia.

Interessante è stato sapere che in queste zone non esiste un’età fissa per diventare adulti, ma ognuno può chiederlo quando si sente in grado di superare delle prove e soprattutto se è capace di ascoltare, infatti un proverbio africano dice: “Non si diventa saggi parlando ma ascoltando”.

La mostra è stata un’ esperienza unica anche perché abbiamo conosciuto una nuova cultura, molto diversa dalla nostra e ne siamo rimasti affascinati come rimase Pablo Picasso all’inizio della sua carriera che riuscì a coniugare la cultura iberica con la cultura africana. Per questo grande artista le maschere non erano dei pezzi di scultura, ma oggetti magici, intercessori.

Spesso si afferma che in Africa si vive male, ma i Comboniani hanno testimoniato che è la guerra che fa star male e che senza di essa tutti vivremmo meglio. Pertanto l’Africa ha bisogno di tutti per tornare ad essere “bella”; i più potenti, nel governare, dovrebbero seguire l’insegnamento di Gandhi: “Io e voi siamo una cosa sola, non posso farvi del male senza ferirmi”.

Con questa esperienza abbiamo imparato che non esiste solo quella parte di Africa povera che ci trasmettono in TV, ma c’è anche l’Africa che lavora, produce, mantiene vive le tradizioni e vive in armonia con la natura, c’è l’ ALTRA AFRICA che si contrappone al nostro mondo tecnicizzato ed individualistico!
                                                 CLICCA SULLE IMMAGINI PER INGRANDIRLE.
                            (Il lavoro e le foto mi sono stati inviati dalla Prof.ssa Rosa Maria Difigola con preghiera di pubblicarli). 

(Vedi Abum fotografico L'Altra Africa, mostra d'arte e cultura sub_sahariana)

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375