I quattordici pannelli della Via Crucis
sono stati scolpiti dallo scultore bergamasco Claudio Nani
Prima Stazione
E’
fatta. Abbiamo giudicato Dio e l’abbiamo condannato a morte. Non vogliamo più
Gesù con noi, perché ci disturba. Non abbiamo più
altro Dio che Cesare, altra legge che il sangue el’oro!Mettetelo in
croce, se volete, ma toglietelo dai nostri piedi, lo portino via!Tolle! Tolle!
Pazienza! visto che è necessario, sia sacrificato e ci lascino Barabba! Pilato tiene
seduta nel luogo che è chiamato Gabbatà.“ Non hai nulla
da dire? ” chiede Pilato. E Gesù non risponde.“ Io non trovo
nessuna colpa in quest’uomo ” dichiara Pilato, “ ma bah!muoia, visto che
ci tenete! Ve lo consegno. Ecce homo.”Eccolo, la
corona sul capo e la porpora sulle spalle. Verso di noi
ancora una volta quegli occhi pieni di lacrime e sangue!Che possiamo
farci? Non c’è modo di trattenerlo più a lungo tra noi. Come era una
pietra d’inciampo per i Giudei, è un nonsenso in mezzo a noi. D’altra parte la
sentenza è stata emessa, in ebraico, greco e latino,non manca niente. E si vede la
folla che urla e il giudice che si lava le mani.
Seconda Stazione
Gli
restituiscono i vestiti e gli è portata la croce.“ Salve ”, dice
Gesù, “ o Croce che a lungo ho bramata! ”E tu, o
cristiano, osserva e rabbrividisci. Ah, che momento solenne questo in cui il
Cristo per la prima volta accoglie la Croce eterna!O compimento in
questo giorno dell’albero al centro del Paradiso!O peccatore,
guarda e constata a che cosa è servito il tuo peccato. Mai più delitto
senza un Dio sopra né più croce senza il Cristo!Certo
l’infelicità dell’uomo è vasta, ma non abbiamo più niente da recriminare,perché ora Dio è
sopra, lui che è venuto non per spiegare, ma per adempiere. Gesù riceve la
Croce come noi riceviamo la Santa Eucaristia:“ Noi gli
contraccambiamo del legno per il suo pane ”, come è detto dal profeta
Geremia. Ah, come la
croce è lunga, e come è enorme e difficile!Quanto è dura,
quanto è rigida, quanto è greve il fardello del fatuo peccatore!Quanto è lungo
da portare passo dopo passo fino a morirci sopra!Lo reggerai
tutto solo, Signore Gesù? Rendi me pure
paziente davanti al legno di cui vuoi caricarmi. Perché dobbiamo
portare la croce prima che la croce ci porti.
Terza Stazione
Su,
in marcia! Vittima e carnefici, tutto si muove verso il Calvario. Dio, che
trascinano per il collo, tutto a un tratto vacilla e rovina a terra. Che cosa ne
dici, Signore, di questa prima caduta? E visto che ora
sai, che cosa ne pensi? Di questo momento in cui si cade e
il carico mal distribuito ti trascina a terra. Come la trovi,
questa terra che hai creato? Ah! non è
soltanto la strada del bene a essere accidentata, quella del male,
essa pure, è perfida e vertiginosa! Non si tratta di
andare sempre dritto, bisogna studiarsi pietra dopo pietra, e il piede
spesso viene meno, mentre il cuore si ostina. Ah! Signore, per
queste ginocchia sacre, per queste due ginocchia che ti sono mancate in
una volta, per la nausea
improvvisa e la caduta all’imbocco della terribile Via, per l’insidia
che ha avuto successo, per la terra che hai misurato, salvaci dal
primo peccato che si commette di sorpresa!
Quarta Stazione

O madri che avete visto
morire il primo e l’unico figlio, ricordate quella notte, l’ultima, accanto
al piccolo essere che gemeva, l’acqua che si prova a far bere, il ghiaccio,
il termometro, e la morte che si avvicina poco a poco e non si può più
ignorare. Mettetegli le povere scarpine, cambiategli biancheria intima e
amicina. Qualcuno viene a prendermelo e a metterlo nella terra. Addio, mio
caro piccolo bambino! Addio, carne della mia carne! La quarta Stazione è
Maria che ha accettato tutto. Eccola all’angolo della strada ad attendere il
Tesoro di ogni Povertà. I suoi occhi non hanno lacrime, la sua bocca non ha
saliva. Non dice una parola e guarda Gesù che arriva. Accetta. Accetta
ancora una volta. Il grido è severamente represso nel cuore forte e
castigato. Non dice una parola e guarda Gesù Cristo. La Madre guarda il
Figlio, la Chiesa il Redentore, la sua anima si slancia verso di lui
impetuosamente come il grido di un soldato che muore! Sta in piedi davanti a
Dio e gli porge l’anima da leggere. Nulla ha nel cuore che si rifiuti o
indietreggi, non una fibra nel cuore trafitto che non accetti e non
consenta. E come Dio stesso è qui, lei è presente. Accetta e guarda il
Figlio che ha concepito nel suo ventre. Non dice una parola e guarda il
Santo dei Santi.
Quinta Stazione
Arriva il
momento in cui uno non ce la fa più e non può più andare avanti. Qui noi
c’inseriamo e tu permetti che impieghino
anche noi, sia pure con la costrizione, alla tua Croce. Così Simone il
Cireneo che aggiogano a questo pezzo di legno. Egli lo abbranca
e cammina dietro a Gesù, affinché niente
della Croce stràscichi e vada perduto.
Sesta Stazione
Tutti
i discepoli sono fuggiti, perfino Pietro rinnega generosamente. Fra gli insulti
fitti e nel cerchio della morte, una donna si slancia e
raggiunge Gesù e gli prende il volto fra le mani. Insegnaci,
Veronica, a sfidare il rispetto umano. Perché colui per
il quale Gesù Cristo non è solo un’immagine, ma vivo, diventa subito
sgradevole e sospetto agli altri uomini. Il suo progetto
di vita è alla rovescia, le sue motivazioni non sono più le loro. In lui c’è
sempre qualcosa che sfugge ed è altrove. Un uomo fatto
che recita il rosario e impudentemente va a confessarsi, si astiene dalle
carni il venerdì e si vede alla messa fra le donne fa ridere e
urta, è comico e, insieme, irritante. Stia attento a
quello che fa, perché è tenuto d’occhio. Stia attento a
ogni passo, perché lui è un segno. Perché ogni
Cristiano è l’immagine viva, benché indegna del suo Cristo. E il viso che
mostra è l’umile riflesso nel suo cuore di
quella Faccia di Dio, cruenta e gloriosa. Lasciaci
contemplare ancora una volta, Veronica, sul panno in cui
l’hai raccolta, la faccia del Santo Viatico. Il velo di lino
pietoso in cui Veronica ha nascosto la faccia del
Vendemmiatore nel giorno della sua ebbrezza perché vi
s’imprimesse per sempre la sua immagine fatta del suo
sangue, delle sue lacrime e dei nostri sputi!
Settima
Stazione
Non è
la pietra sotto il piede, né la cavezza
strattonata con troppa foga, è l’anima che viene meno tutto a un tratto. O tempo
mediano della nostra esistenza! O caduta che si fa spontaneamente! Quando
l’ago magnetico non ha più polo e la fede non ha più firmamento, perché
la strada è lunga e perché la mèta è lontana, perché si è completamente soli e non c’è
consolazione! O
lunghezza del tempo! Disgusto che cresce segretamente sotto le
ingiunzioni inflessibili e questo compagno di legno! Per
questo apriamo nello stesso tempo le due braccia come chi galleggia! Non è
più sulle ginocchia che si cade, è sulla faccia. Il
corpo cade, è vero, e l’anima nello stesso tempo ha acconsentito. Salvaci dalla seconda caduta che si fa
volontariamente per noia.
Ottava Stazione
Prima
di salire sull’altura per l’ultima volta, Gesù alza il dito e si gira verso il
popolo che lo segue: alcune povere donne in lacrime con i
bambini fra le braccia. E noi,
non osserviamo soltanto, ascoltiamo Gesù, perché lui è qui, non è un uomo che alza il dito al centro
di questa modesta miniatura, è Dio che per la nostra salvezza non ha
sofferto solo in illustrazione. Così questo uomo era il Dio Onnipotente,
è dunque vero! è un giorno in cui Dio ha patito questo per noi, realmente!
Qual è dunque il pericolo dal quale siamo stati riscattati a tanto caro
prezzo? La salvezza dell’uomo è una faccenda tanto semplice che il Figlio
per realizzarla è stato obbligato a strapparsi dal petto del Padre? Se lui
esce così dal Paradiso, che cosa dunque è l’Inferno? Che cosa si farà del
legno secco, se si tratta così il legno verde?
Nona Stazione

Nona Stazione “Sono caduto
ancora, e questa volta è la fine. Vorrei rialzarmi ma non c’è modo: mi hanno
spremuto come un frutto e l’uomo che ho sulle spalle è troppo pesante! Ho
compiuto il male, e l’uomo morto con me è troppo pesante! Moriamo dunque: è
più facile giacere bocconi che stare in piedi, meno facile vivere che
morire, e sulla croce che sotto.” Salvaci dal terzo peccato che è la
disperazione! Niente è ancora perduto finché resta la morte da trangugiare!
E l’ho finita con questo legno, ma mi rimane il ferro. Gesù cade una terza
volta, ma è in cima al Calvario.
Decima Stazione

Ecco l’aia dove il grano del
celeste frumento è trebbiato. Il Padre è nudo, il velo del Tabernacolo è
squarciato. Mettono le mani su Dio, la Carne della Carne trasale, l’Universo
raggiunto nella sua fonte sussulta fino nelle profondità delle sue viscere!
Noi, visto che essi si sono divisi la tunica e la veste senza cuciture,
alziamo gli occhi e osiamo guardare Gesù senza macchia. Non ti hanno
lasciato nulla, Signore, hanno preso tutto, gli indumenti riservati alla
carne, come oggi strappano il saio al monaco e il velo alla vergine
consacrata. Hanno preso tutto, non gli resta più nulla per ripararsi. Non ha
più alcuna difesa, è nudo come un verme, è esposto a tutti e scoperto.
Andiamo! Questo qui è il vostro Cristo! Fa ridere. E’ tempestato di colpi e
lordo di sputi. E’ soggetto per gli psichiatri e la polizia. Tauri pingues
obsederunt me. Libera me, Domine, de ore canis. Lui non è il Cristo, non è
il Figlio dell’Uomo. Non è Dio. Il suo vangelo è menzognero e suo Padre non
è nei cieli. E’ un pazzo! E’ un impostore! Parli! Stia zitto! Il servo di
Anna lo schiaffeggia e Renan lo bacia. Hanno preso tutto. Ma lui resta il
sangue scarlatto. Hanno preso tutto. Ma lui resta la piaga che deflagra! Dio
è nascosto. Ma lui resta l’uomo di dolore. Dio è nascosto. Lui resta il
fratello che piange! Per la tua umiliazione, Signore, per la tua vergogna,
abbi pietà dei vinti, del debole che il forte calpesta! Per l’orrore
dell’indumento ultimo che ti tolgono, abbi pietà di tutti quelli che vengono
spogliati! Del bambino tre volte operato che il medico incoraggia, e del
povero ferito a cui si rinnovano le fasciature, dello sposo umiliato, del
figlio accanto alla madre che muore, e di quel terribile amore che bisogna
estirparci dal cuore!
Undicesima Stazione

Ecco Dio non è più con noi.
E’ a terra. La muta balzando unitamente l’ha preso alla gola come un cervo.
Tu dunque sei venuto! Tu sei veramente con noi, o Signore! Si siedono su di
te, ti tengono il ginocchio sul cuore. Questa mano che il carnefice torce, è
la destra dell’Onnipotente. Hanno legato l’Agnello per i piedi, inchiodano
l’Onnipresente. Con il gesso segnano sulla croce la sua altezza e la sua
apertura di braccia. E quando lui proverà i nostri chiodi, noi contempleremo
il suo volto. Figlio Eterno, il cui confine è solo la tua Infinità, eccolo
dunque fra noi questo spazio angusto che hai bramato! Ecco Elìa che si
distende tutto sul morto, ecco il trono di Davide e la gloria di Salomone,
ecco il letto poderoso e aspro del nostro amore con Te! E’ difficile per un
Dio restringersi nelle nostre misure. Tirano, e il corpo mezzo slogato
scricchiola e spasima, è messo sotto tensione come un torchio, è
orrendamente squartato. Perché sia giustificato il Profeta che l’ha predetto
con queste parole: Hanno forato le mie mani e i miei piedi. Hanno contato
tutte le mie ossa. Sei braccato, Signore, e non puoi più sfuggire. Sei
inchiodato sulla croce per le mani e per i piedi. Non ho più niente da
cercare nel cielo con l’eretico e con il pazzo. Mi basta questo Dio che
regge fra quattro chiodi.
Dodicesima Stazione
Poco
fa soffriva, è vero, ma ora sta per morire. Nel buio la Grande Croce oscilla
lievemente con il Dio che respira. C’è tutto. Non c’è più che da lasciar
fare allo Strumento che dalla congiunzione delle due nature,
inesauribilmente, dalla sorgente del corpo e dell’anima e dell’unione
ipostatica spreme ed estrae ogni possibilità di soffrire che risiede in lui.
Lui è completamente solo come Adamo quando era solo nell’Eden, per tre ore è
solo e degusta il Vino, l’invincibile ignoranza dell’uomo quando Dio si
tiene in disparte! Il nostro ospite è appesantito e la sua testa a poco a
poco reclina. Non vede più la Madre, e il Padre l’abbandona. Degusta la
coppa, e la morte che l’avvelena lentamente. Non ti basta dunque questo vino
acido e mescolato con acqua perché tutto a un tratto ti raddrizzi e gridi:
Sitio? Hai sete, Signore? A me ti rivolgi? Di me hai ancora bisogno, e dei
miei peccati? Sono io che manco prima che tutto sia compiuto?
Tredicesima Stazione

A questo punto la Passione
finisce e la Compassione prosegue. Il Cristo non sta più sulla Croce, è con
Maria che l’ha ricevuto: lei come l’accettò promesso, lo riceve vendemmiato.
Il Cristo che ha sofferto sotto gli occhi di tutti è nascosto nuovamente nel
grembo della Madre. La Chiesa fra le sue braccia raccoglie per sempre il suo
diletto. Quello che viene da Dio, e quello che viene dalla Madre, e quello
che l’uomo ha compiuto, tutto quello è per sempre con lei sotto il suo
manto. Lei l’ha preso, vede, tocca, prega, piange, rimira; lei è il sudario
e l’unguento, lei è il sepolcro e la mirra, è l’officiante e l’altare e il
calice e il Cenacolo. A questo punto finisce la Croce e comincia il
Tabernacolo.
Quattordicesima Stazione

Quattordicesima Stazione Il
sepolcro dove il Cristo è deposto dopo la passione e la morte, la cavità
dissigillata alla svelta perché lui vi dorma la sua notte, prima che il
trafitto risusciti e salga al Padre, non è solo questo sepolcro nuovo, è la
mia carne, è l’uomo, tua creatura, che è più profondo della terra! Ora che
il suo cuore è aperto e ora che le sue mani sono perforate non vi è più
croce in mezzo a noi alla quale non sia adattato il suo corpo, non vi è più
peccato in noi al quale non corrisponda la piaga! Vieni dunque dall’altare
dove sei nascosto, o Salvatore del mondo! Signore, quanto è aperta la tua
creatura e quanto è profonda!
|