Documento storico
Nella
rilegatura del “Quadro esecutivo di Miglionico”, con tanto di carta in 12 grana
del Regno delle Due Sicilie, premessa l’oratoria dell’arciprete Michele Traietta
in data 14.6.1867 su carta bollata da cts 50 e l’effigie dell’Italia in vesti di
regina con corona e armi seduta su un leone, con la solenne decorazione di
Ferdinando IV, per grazia di Dio Re delle Due Sicilie e di
Gerusalemme, duca di Parma e Piacenza ecc., seguito
dalla decorazione di Francesco I, ugualmente Re delle Due Sicilie ecc.,
collezionato in n. 101 pagine ed arricchito della firma del sindaco
di allora Dr. Giuseppe Bruni e dell’arciprete D.
Michele Traietta, con il Ricevitore sig. Giuseppe Casella,
nonché del Segretario Generale di Basilicata il 6 gennaio 1857 dal
sigillo delle Due Sicilie nel nome di Sanfelice, ho trovato nel foglio di volta
incollato nella rilegatura di tutto il “bene” sopra descritto, un inserto
prezioso più di quanto a prima vista sarà sembrato al rilegatore.
Trascrizione
Memoria per l’organo della Chiesa Madre di
Miglionico. Formulata dall’organista Can.co Torraca
nell’anno
del Signore 1906. Il
grande organo “a doppio cantus firmus” è composto di n0 321 canne con
due principali, di cui uno asportato
dall’organo antico, 1479, costruito dal Can.co
Ferrato e dall’Ecc.mo Arcivescovo Palmieri, ricostruito nel 1575. E’ opera del
monaco frà Giobbe di Aquileia del 1479 ed è costato
parecchio, perchè pagato dalla nobile famiglia De Ecclesiis - Onorati, che
vi appose lo stemma familiare. - Distrutto per buona parte, è rifatto per mano
veneta nel 1596, per dono del can.co Mazzone Marcantonio, che
lo arricchi di pitture con oro zecchino veneto e la
cantoria con ottimi dipinti e suoni e luci.
- A seguito dell’incendio fu rifatto nel
1749 dal Revds Joseph Rubino Castilaneten per fondo veneto, con ampliamento di
canne e di mantici e di manticetti. - Fu rifatto e dotato di numero nove grosse canne in
facciata e riportato su cassa a cascatelle di fiorami veneti e
oro zecchino, coperto con ricco fregio e lussuoso
drappo di damasco rosso di pregiata fattura fiorentina. - Le vicende
non sono terminate,
perchè nel terremoto del 1857 (16 dicembre: n.d.r.)
fu spezzato a metà e le due parti rimasero appese
sopra la porta maggiore del Sacro Tempio; raccolto e ricostruito dal monaco di
Grassano si è ancora sentito suonare, dotato di valvole nuove e nuove bocche
alle canne, di forma antichissima e moderna. - Fu anche
‘scaldato” nell’incendio del 1903, quando andò
distrutta la sacrestia nella notte del 22 e 23 ottobre 1903, essendo arciprete
De Ruggieri e Vicario Foraneo Can.co Tommasantonio Grilli e fu di nuovo
restituito (o restaurato) dal monaco di Grassano.” Firmato:
Can.co Salvatore Torraca.
La contabilità del 1868
Dalla copia aprivata del "Verbale di Possesso dell'anno 1868" nelle qualità di
spese, al n. 9, si legge: "All'Organaro per pilitura ed accordo dei due organi
della Chiesa MAdre e della Cappella MAter Domini £. 21 e c. 50"; mentre al n. 8
si legge: "All'organista e tiramantici £. 72 e c. 21"; mentre nello stesso
foglio, sotto l'indicazione "Parte prima", alla voce n. 6: "Per Jstr. Notar
Cantuzzi inMiglionico, 29.1.1851, si legge: “Per l’organista della Chiesa
Matrice con l’obbligo di prestare servizio all’organo nelle Chiese delle Grazie
e della Mater Domini senza nulla in più pretendere £.127 c. 50.
Ulteriori e continuate notizie si ricavano anche Dalle Conclusioni Generali del
Capitolo dell’Insigne “Colleggiata - S. Maria Maggiore - Miglionico”
dalle quali si può seguire la decisione riguardante il “posto”
di organista e tiramantici, che viene sempre
riportato dopo le Autorità. Il primo è sempre appannaggio di “un canonico” ben
preparato, membro effettivo del Capitolo ed il secondo ad un personaggio ben
fisso che talora assume il nome qualificativo di “tiramantici” e talvolta di
“sacrista minore” Per arrivare alla ‘‘conclusione’’
che affida il titolo organista al capobanda
“beneficiato” Comanda Francesco, un
laico, bisogna attendere il 31 dicembre 1900 l’anno della morte del Can.co
Torraca... da allora il posto fu assunto variamente fino al silenzio completo
del “re degli strumenti liturgici”, sotto l’arcipretura del rev.mo dr.Donato
Gallucci: circa il 1955- 60. Solo il def.to Gallo Michele sacrestano maggiore,
intramontabile “Zi’ Lin”’, l’anziano Giuseppe Munno... ed ora l’organo tace...
in attesa di essere ricostruito, mentre “i fratelli”
della Mater Domini e del Convento sono stati definitivamente demoliti: il primo
per crollo della sacra sede ed il secondo per distruzione ed alienamento (la
tradizione dice che le canne furono cedute per “saldature” all’impianto
dell’acquedotto!). - Altri fratelli esistevano
nelle chiese del Purgatorio e di S. Maria delle Grazie: il primo disperso nella
costruziòne della Torre civica dell’Orologio, seguita a decisione del Podestà
degli anni ‘30 intesa a sorgere in facciata alla medesima Chiesetta nobiliare
settecentesca, demolendo la primitiva forma e lo strumento che si trovava con
cantoria sopra la porta maggiore: una cronaca ed un catalogo lo descrive dotato
di circa 300 canne, con “cantus firmus” ed una zampogna! Il secondo - S. Maria
delle Grazie - “lo zampognaro per la novena di Natale”
era caratteristico per “flauti e strumenti pastorali
dolcissimi”: restano soltanto la cassa del corpo e tutti i bassi di legno
ed in parte la tastiera.
Non va dimenticato che l’ultima operazione per l’organo della Chiesa Madre è
stata eseguita con “il taglio delle canne” (non sono riuscito bene a sapere che
cosa volesse significare, ma probabilmente consisteva nell’intonare o accordare
“la foresta” delle piccole canne!) nel 1923, da un provetto Sacerdote - artigiano di
Grassano Don Michele Calabrese, che faceva anche l’orologiaio ed il restauratore
delle statue di cartapesta. Anche l’arciprete D.
Giuseppe Garbellano nel 1929 eseguì una sommaria accordatura... e pare
sia stata l’ultima nell’ordine di tempo.
La vita pastorale di S.E. Mons. Pecci del 1901 loda molto l’organo polifonico di
“S. Maria Maggiore di Miglionico”, e restano alcuni viventi che ricordano quando
S. E. Mons. Pecci (+ 1952) veniva positivamente da Matera per suonare e cantare
su quest organo, a lui molto caro: S.E. Mons. Pecci era un Benedettino dal “puro
gregoriano”... ed a Miglionico si è cantato fino al 1929 il “canto gregoriano”,
col cessare del Capitolo cessò anche la “lode pura del gregoriano”. -
Dall’Archivio del Capitolo risulta anche che un
Can.co “curava la manutenzione normale” dietro ricompensa; resta traccia del
Can.co D. Giuseppe Montanari, oriundo di Avigliano.
Delle notizie accertate “il monaco di Grassano” è la stessa persona che
Don
Michele Calabrese: si tratta dello stesso sacerdote che fino al 1867 era
chierico del Convento dei PP. Francescani e che dopo le leggi eversive, lasciato
il saio indossò la veste talare però portandosi sempre addosso anche fuori
paese, il titolo de “il monaco di Grassano” e concorreva
in tutti i luoghi, assieme ad un altro non meglio identificato “il monaco di S.
Mauro Forte”. L’arte artigianale organaria era fiorente a Castellaneta ed a
Cerignola:
tra
l’Avellinese e l’alta Basilicata operava il 1875 - 1892 il sac.
D. Luigi Rabasco, ex religioso dei riformati noto in religione col nomedi P.
Rocco da Calitri: per potere intervenire nell’organo della Matrice di
Miglionico, in concomitanza col “monaco di Grassano” fu d’uopo essere ascritto
tra il Clero del Capitolo di Miglionico, ciò che avvenne in data 28.10.1884,
durante la S. Visita Pastorale in Miglionico ad opera
dell’Arcivescovo Mons. Diomede Falconio. Quest’ultimo “sacerdote questuante:
artigiano - faticale”, viene
chiamato, non operò “il taglio delle canne”, ma l’uso delle “arie in mantici
diversi e dell’appoggio delle canne di legno su una panchetta non unita al
somiere principale dello strumento”. (Atti della visita pastorale a Miglionico
di S.E. Mons. Falconico il 28.10.1884). Sac. Mario Spinello
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ARTICOLO
PUBBLICATO SULLA RIVISTA SUONARE NEWS - Il mensile dei musicisti - Marzo 2001
Organi
preziosi
SALVATO
DAL TEMPO, DAI TOPI, DAI TARLI
E'
lo strumento, di scuola napoletana, tornato all'antico splendore nella Chiesa
Madre di Miglionico. Un intervento promosso dal consiglio parrocchiale e
realizzato dai Ruffati di Padova
di ENNIO
COMINETTI
La Chiesa
Madre di Miglionico
(centro di poco più di 3mila abitanti in provincia di Matera) venne
ristrutturata nel XVIII secolo su precedenti edifici di tipo bizantino prima e
normanno dopo. Oggi è ritenuta una delle più riuscite costruzioni barocche del
Settecento lucano. In occasione dei restauri, iniziati 25 anni fa, sono
riaffiorate le testimonianze di un ricco passato di civiltà e di fede, anche
per gli appassionati cultori di cose musicali, sopra il portale di
ingresso principale fa bella mostra di sè un meraviglioso esemplare d'organo di
scuola napoletana. Il nome del suo costruttore è riportato in un'iscrizione
dipinta sul fronte della cassa: "Rds
dns Joseph Rubino castilaneten hoc opus fecit anno domini 1749".
Un'analisi più attenta, tuttavia, rivela che lo strumento fu
"rifatto" conservando molti elementi appartenenti con probabilità a
un più antico organo che già esisteva nella Chiesa.
Oltre che due iscrizioni
rinvenute sulla cassa e risalenti una al 1685 e l'altra al 1735, si è potuto
giungere
a tale conclusione in occasione del censimento delle canne, di fattura
secentesca se non addirittura precedente. Frugando tra i documenti d'archivio si
sono inoltre rinvenute
preziose, ma frammentarie, e non del tutto attendibili, notizie con le quali
ricostruire la storia delle strumento che, sono agli inizi del XX secolo, prima
di passare in mano a un laico, venne suonato dai canonici della stessa chiesa.
Non solo: si è potuto ricostruire che il centro lucano nei secoli passati fu
teatro di una rilevante attività musicale, i cui principali protagonisti furono Don Marc'Antonio Mazzone, buon
compositore di musica sacra, nato a Miglionico nel 1556 e morto a Venezia nel
1626, e Francesco Stabile, nato
il 28 agosto 1802 e morto l'11 agosto 1860, compositore di opere liriche e di
molta musica sacra.
Tornando al nostro strumento,
va detto che solo qualche anno fa si trovava in condizioni di abbandono,
deteriorato dal tempo e dai tarli, rosicchiato dai topi e malversato da
riparatori poco accorti: è documento chiaramente il "taglio delle
canne" del 1923 a opera di certo Don
Michele Calabrese che, oltre a "riparare organi", restaurava
orologi e statue di cartapesta. Il taglio delle canne è un'operazione toccata a
moltissimi strumenti antichi accordato con temperamento inequabile e il cui
corista veniva considerato troppo basso; purtroppo tali interventi si sono
rilevati assai deleteri perchè hanno fatto perdere definitivamente al suono di
ogni canna lo spirito dato dall'originario intonatore, spirito che nessun
restauro - neanche il più accurato - potrà recuperare.
Tuttavia, grazie al restauro
promosso dal consiglio parrocchiale, presieduto dal parroco Don Mario Spinello e
realizzato dalla famiglia Ruffatti di
Padova, l'organo di Miglionico oggi è ritornato al suo antico splendore.
Gli abitanti possono andare
fieri di aver raggiunto un altro tassello a quel prezioso mosaico di organi
antichi restaurati in una terra non sempre apprezzata per il patrimonio di
cultura che ha saputo esprimere nel corso dei secoli.
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