MIGLIONICO.
Con il pellegrinaggio dei fedeli a piedi con la
statua della Madonna della Porticella, lungo il
percorso di sei chilometri che va dalla chiesa Madre
al santuario della Porticella, ubicato ai confini
col bosco pomaricano della “Manferrara”, attraverso
i tratturi di tre contrade, “Vallone Porsaro”, “San
Michele”e “Colabarile”, cominciano oggi, sabato 8
settembre, i festeggiamenti in onore della Madonna
protettrice dei contadini, del lavoro dei campi e
dei raccolti agricoli. Il programma religioso della
festa prevede, per oggi, davanti al sagrato della
cappella, la celebrazione di due messe che saranno
officiate da don Giuseppe Tarasco: la prima in
mattinata, alle 9; la seconda, in serata, alle 19. A
seguire, intorno a un falò, veglia di preghiera in
onore della Madonna, fino a mezzanotte. Domani, il
clou della festa con la celebrazione, davanti al
piazzale della cappella, alle 16,30, della santa
messa che, presente, tra gli altri, il sindaco
Angelo Buono (Pd), sarà presieduta da mons.
Salvatore Ligorio, arcivescovo della diocesi di
Matera-Irsina. Subito dopo, tra le splendide querce
della contrada, si svolgerà la processione con la
statua della Madonna, con servizio bandistico a cura
del locale gruppo musicale, “L’Tammor”, diretto dal
maestro Domenico Di Vincenzo. Poi, un corteo di
fedeli, a bordo delle rispettive auto, scorterà il
ritorno della statua della Madonna in paese, nella
chiesa Madre. Alle 20,30, in piazza Popolo, concerto
musicale della Bassa Musica, “Città di Miglionico”.
Cosa rappresenta oggi per la comunità miglionichese
questa ricorrenza religiosa? Ce lo spiega Nino
Comanda, instancabile ed encomiabile componente del
comitato organizzatore della festa: “Il significato
più profondo della festività – osserva Comanda – va
ricercato sia nella sua valenza religiosa di
devozione alla Madonna sia nella radice culturale di
un evento che affonda la sua origine nella storia di
un paio di secoli”. Da qui la ragione fondamentale
di un rito religioso irrinunciabile per la comunità
dei fedeli, ma anche per chi ama il silenzio e
l’aria salubre di un luogo da ritiro spirituale, ove
è possibile ancora ascoltare il delizioso canto dei
merli, il cinguettio dei cardellini, gustare
l’inebriante profumo di alcune erbe aromatiche
(origano, menta, finocchio, basilico) e osservare
qualche animale selvatico far capolino tra gli
alberi della zona. Emozioni semplici di una vita
agreste che vale la pena rivivere, magari dopo aver
consumato un gradevole pasto, all’ombra delle
querce, a base di orecchiette al ragù, arrosto di
pollo, il “galluccio paesano” o di un gustoso
sfornato di parmigiana di melanzane. Giacomo
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