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Giacomo Amati

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GIACOMO AMATI

8 Settembre 2012
Festa della Madonna della Porticella

MIGLIONICO. Con il pellegrinaggio dei fedeli a piedi con la statua della Madonna della Porticella, lungo il percorso di sei chilometri che va dalla chiesa Madre al santuario della Porticella, ubicato ai confini col bosco pomaricano della “Manferrara”, attraverso i tratturi di tre contrade, “Vallone Porsaro”, “San Michele”e “Colabarile”, cominciano oggi, sabato 8 settembre, i festeggiamenti in onore della Madonna protettrice dei contadini, del lavoro dei campi e dei raccolti agricoli. Il programma religioso della festa prevede, per oggi, davanti al sagrato della cappella, la celebrazione di due messe che saranno officiate da don Giuseppe Tarasco: la prima in mattinata, alle 9; la seconda, in serata, alle 19. A seguire, intorno a un falò, veglia di preghiera in onore della Madonna, fino a mezzanotte. Domani, il clou della festa con la celebrazione, davanti al piazzale della cappella, alle 16,30, della santa messa che, presente, tra gli altri, il sindaco Angelo Buono (Pd), sarà presieduta da mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo della diocesi di Matera-Irsina. Subito dopo, tra le splendide querce della contrada, si svolgerà la processione con la statua della Madonna, con servizio bandistico a cura del locale gruppo musicale, “L’Tammor”, diretto dal maestro Domenico Di Vincenzo. Poi, un corteo di fedeli, a bordo delle rispettive auto, scorterà il ritorno della statua della Madonna in paese, nella chiesa Madre. Alle 20,30, in piazza Popolo, concerto musicale della Bassa Musica, “Città di Miglionico”. Cosa rappresenta oggi per la comunità miglionichese questa ricorrenza religiosa? Ce lo spiega Nino Comanda, instancabile ed encomiabile componente del comitato organizzatore della festa: “Il significato più profondo della festività – osserva Comanda – va ricercato sia nella sua valenza religiosa di devozione alla Madonna sia nella radice culturale di un evento che affonda la sua origine nella storia di un paio di secoli”. Da qui la ragione fondamentale di un rito religioso irrinunciabile per la comunità dei fedeli, ma anche per chi ama il silenzio e l’aria salubre di un luogo da ritiro spirituale, ove è possibile ancora ascoltare il delizioso canto dei merli, il cinguettio dei cardellini, gustare l’inebriante profumo di alcune erbe aromatiche (origano, menta, finocchio, basilico) e osservare qualche animale selvatico far capolino tra gli alberi della zona. Emozioni semplici di una vita agreste che vale la pena rivivere, magari dopo aver consumato un gradevole pasto, all’ombra delle querce, a base di orecchiette al ragù, arrosto di pollo, il “galluccio paesano” o di un gustoso sfornato di parmigiana di melanzane. Giacomo Amati

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