MIGLIONICO.
Con la benedizione di mons. Salvatore Ligorio,
arcivescovo della diocesi di Matera-Irsina, è stata
riaperta al culto la chiesa del SS. Crocifisso
adiacente al convento di San Francesco. Sono
trascorsi ben 32 anni da quando la chiesa fu chiusa
al culto a seguito dei danni causati dal terremoto
del 23 novembre 1980. I lavori di ristrutturazione e
di consolidamento, finanziati dalla regione
Basilicata (Dipartimento infrastrutture e mobilità),
cominciarono nel 1999 e sono costati
complessivamente 305 mila euro. La chiesa ha una
superficie complessiva di 420 metri quadrati, con
un’altezza di 9 metri; l’altezza del campanile,
invece, è di 23 metri; è lunga 24 metri ed è larga
17 metri. “Con i lavori di restauro – spiega il
sindaco Angelo Buono (Pd) – sono stati ultimati gli
impianti idrico, termico, elettrico, audio e di anti
furto. Anche le campane sono state ricollocate nella
loro sede originaria”. Da parte sua, don Giuseppe
Tarasco osserva come, sotto la direzione
dell’architetto Vito Lascaro, sia stato realizzato
un intervento di consolidamento delle murature
portanti, mediante l’utilizzo della fibra di
carbonio”. Giova ricordare che la chiesa fu
edificata nel lontano 1439, a seguito dell’assenso
pontificio emesso da papa Eugenio IV (Bolla Merita
Vestrae Religionis). Nel 1683, grazie all’opera del
religioso padre Eufemio da Miglionico, la chiesa fu
restaurata ed ampliata con la creazione di una
navatella, a fianco di quella centrale. “Dalla
rimozione del vecchio altare, restaurato nel 1954 –
spiega l’architetto Vito Lascaro, direttore
dei lavori di restauro – sono emersi numerosi
ritrovamenti archeologici e di pregio artistico,
come ad esempio una scultura in pietra di una
Madonna acefala cinquecentesca, attribuita allo
scultore Paolo Catalano da Cassano, oltre a vari
fregi, un antico altare e due teste leonine reggi
mensola in pietra. L’impianto presbiteriale,
continua Lascaro, è stato completamente reimpostato
e riprogettato sulla base delle indicazioni dettate
della Curia arcivescovile di Matera”. Resta da
precisare, infine, che è stato riprogettato un nuovo
altare, realizzato in pietra leccese e decorato con
sculture lignee, a cura dello scultore valdostano,
Matteo Crestani. Gli elementi di arredo sono state
create nel pieno rispetto delle caratteristiche
dell’architettura francescana, ispirata ad
un’estrema semplicità ed austerità. “Particolare
attenzione – conclude Lascaro – è stata rivolta alla
collocazione, all’interno della chiesa, dei corpi
illuminanti, che coerentemente alle premesse,
risultano essere il più possibile neutri e
funzionali”. Giacomo Amati |