MIGLIONICO.
Trasformare e valorizzare i fichi secchi,
trasformandoli in una molteplicità di
prodotti alimentari: dal magnificotto (miele
dei fichi) ai fichi mandorlati, farciti e
speziati, dalle marmellate alle confetture.
E’ su questa idea che si fonda il
laboratorio artigianale lucano, “Fichi e
delizie di Milonia”, che è stato creato
nella comunità, grazie all’intraprendenza di
due ragazze miglionichesi disoccupate che si
candidano a diventare due neo imprenditrici:
sono Annamaria Bosco, perito
meccanico, diplomata presso l’istituto
industriale di Matera e Alessandra Amati,
fresca di laurea in Economia e Commercio,
presso l’università di Bari. Il laboratorio,
ubicato in largo Pinerolo, è nato grazie
anche a un prezioso finanziamento economico
elargito dal Gal Bradanica (Gruppo d’azione
locale), sapientemente diretto dal
presidente Leonardo Braico, nell’ambito del
bando
pubblico sull’artigianato, volto a
promuovere ed a sostenere le attività
lavorative artigianali, al fine di ridurre
gli alti livelli della disoccupazione,
soprattutto giovanile, nei centri del
Materano. Le peculiarità del progetto sono
essenzialmente due: la prima è quella di
immettere sul mercato delle vere e proprie
prelibatezze da buongustai, utilizzando la
rilevante quantità dei fichi prodotti in
loco, non a caso, Miglionico è famoso per
essere il paese dei “pappaculumbriedd”,
ovvero dei fichi, un frutto dolcissimo di
colore rosso e giallo, ricoperto da una
buccia delicata di colore variabile, che va
dal verde al giallo, al rosso con sfumature
di nero. La seconda caratteristica
dell’iniziativa consiste nel trasformare il
frutto, così prezioso, ricco di
significative proprietà nutrizionali,
terapeutiche e digestive, in altri prodotti
gastronomici, attraverso metodi di
lavorazione assolutamente artigianali,
genuini e naturali, senza l’ausilio di
trattamenti chimici. In un periodo di
difficoltà economica, con la legge sul
lavoro, la cosiddetta”Jobs act” che non
decolla e con la disoccupazione giovanile al
43,7% (fonte Istat), non sembra rischiosa
un’iniziativa di investimento in un mercato
del lavoro caratterizzato da tante
incognite? “Siamo consapevoli delle
difficoltà connesse al nostro progetto –
spiega la signora Bosco – ma oggi nessuno ha
la bacchetta magica di risolvere i problemi
occupazionali: non si può aspettare solo la
cosiddetta “manna dal cielo”. Era necessario
mettersi in gioco”. La vostra iniziativa
sembra essere un po’ una sfida? “Sì, forse è
così: prima di tutto – conclude Bosco è una
scommessa con noi stesse, ma, soprattutto, è
una scelta fondata sul principio che l’uomo
è chiamato ad essere l’artefice del proprio
destino”. Sarà una proposta di lavoro
vincente? Al momento, è una scelta
coraggiosa che, pur connotata da alcuni
rischi, considerato l’attuale periodo di
recessione economica, è ricca di buone
potenzialità. Può rivelarsi anche la strada
maestra da percorrere da parte di altri
giovani, che sono chiamati a vincere
l’inerzia e la pigrizia che spesso li
condiziona negativamente, credendo di più
nelle loro capacità. Conclusione: l’idea del
progetto sembra essere buona: può diventare
una sorta di “miniera d’oro”. Sarà così? Per
saperlo, ovviamente, bisognerà aspettare
necessariamente la risposta dei consumatori.
Giacomo Amati |