MIGLIONICO.
Luci spente sul Miglionico calcio. Il verdetto
inappellabile di fine campionato ne ha decretato la
retrocessione dall’Eccellenza alla Promozione. Si è
di fronte a un fallimento o davanti a un esito in
linea con le aspettative iniziali, cioè coerente con
le reali potenzialità tecniche della squadra? Sul
tema non collima il parere della locale tifoseria:
per alcuni sportivi, si poteva fare di più; per
altri, l’esito finale della retrocessione non ha
fatto altro che mettere a nudo i limiti strutturali
connessi a un organico poco competitivo, cioè non
all’altezza di un campionato così impegnativo, qual
è l’Eccellenza. Sono questi gli interrogativi di
fondo che, da alcuni giorni, sono al centro delle
discussioni dei tifosi. Chi ha ragione? Impossibile
delineare un giudizio condiviso, benché, i difetti
di gestione sembrano prevalere sui pregi. Tra i
primi, ne spiccano tre. Primo: si ritiene
inspiegabile e sbagliata la cessione di alcuni
giocatori di forte personalità e dotati
tecnicamente, quali il gigantesco centrocampista
Giuseppe Deceglie, il roccioso difensore centrale,
Rocco Menzella, gli attaccanti, Vincenzo Andrulli e
Luigi Lambertini. Secondo: deficitario viene
giudicato il tesseramento invernale che ha portato
cinque volti nuovi, ma di poca qualità. Terzo:
all’allenatore Nicola Motta viene riconosciuta una
sufficiente competenza tecnica, ma una discutibile
gestione dei giocatori sotto il profilo dei rapporti
interpersonali. In particolare, al tecnico
pomaricano è attribuita la responsabilità di aver
litigato con parecchi giocatori, causandone
demotivazione e allontanamento dal sodalizio. E i
pregi? Se ne considerano due: il primo è
riconducibile alla capacità di aver saputo
valorizzare in modo adeguato alcuni giocatori
promettenti prelevati dal settore giovanile; il
secondo consiste nell’aver dato alla squadra un
preciso impianto di gioco ed una sua riconoscibile
identità tattica. Giacomo Amati |