MIGLIONICO. Martedì 9 agosto u.
s. si è riunita l’assemblea degli iscritti e non
iscritti ad ALBA per discutere il tema ironico, ma
non troppo: Riusciranno i nostri eroi a
portarci fuori dalla crisi? Io speriamo che me la
cavo ha risposto enfatico il Cavaliere.
Ha
introdotto i lavori il Prof. Lascaro
soffermandosi brevemente sulle cause , per così
dire, storiche che hanno portato alla crisi attuale.
Egli ha
esordito dicendo che, se è vero che la crisi è
dovuta per gran parte a fattori internazionali,
quali il debito degli Stati Uniti, il default greco
e spagnolo, cui si è aggiunta in queste ore la
Francia, la situazione specifica italiana presenta
non poche crepe dovute a errori di natura economica
ma soprattutto politica, che determinano l’aumento
incontenibile del debito pubblico; il quale a
partire dagli anni settanta ha raggiunto oltre il
120% del PIL. Risale alla allegra finanza degli anni
ottanta quando “la barca andava” la prima crisi
finanziaria, determinata anche dallo scandalo di
tangentopoli. Fu il governo Amato che nel 1992 pose
un limite, solo provvisorio, alla frana incombente
con una finanziaria di estremo rigore.
Da allora
in poi, chi più chi meno, hanno aperto i “Cordoni
della Borsa” fino a farci ritrovare nel pantano
attuale. Certamente le responsabilità maggiori sono
da attribuirsi ai governi allora in carica che non
hanno esitato a favorire i ceti più abbienti a danno
dei più deboli. Si pensi all’abolizione dell’ICI per
gli immobili di lusso e della tassa di successione
per i grandi patrimoni. Ma non esenti da
responsabilità sono anche quei governi di sinistra
(erano piuttosto governi arcobaleno) che, sia pure
per brevi periodi, sono riusciti a collezionare una
buona fetta di errori. Basta qualche esempio: la
cieca ossessione di spazzare via tutti i
provvedimenti presi dai governi precedenti al solo
scopo di mostrarsi più capaci, anche se alcuni
andavano nella giusta direzione.
Si pensi
altresì alla eliminazione dello scalone delle
pensioni che ha contribuito anche se in parte a far
lievitare il debito pubblico. Ma gli errori più
gravi, commessi soprattutto dal secondo governo
Prodi, sono stati quelli di natura politica. La
rissa continua tra partiti agli antipodi, la corsa
ad occupare gli scranni più alti del parlamento,
l’aspirazione di ogni piccolo partito a lasciare una
traccia di sè nella legislatura, proponendo riforme
che non avrebbero mai avuto il consenso dei 2 rami
del parlamento. Un esempio per tutti, la diatriba
tra laici e cattolici su questioni di pura coscienza
individuale (v. i DICO) che divenivano terreno di
scontro politico con il risultato tra l’altro di
provocare la caduta dello stesso governo.
Il secondo
governo Prodi non sarebbe dovuto mai nascere,
ha ricordato Lascaro che già all’epoca aveva
espresso non poche preoccupazioni sull’ illusione
del Professore di tenere in piedi una maggioranza
polìcroma, diametralmente opposta tra Turigliatto e
Dini, tra Mastella e Pecoraro Scanio. Il buon senso
avrebbe consigliato di propendere per un governo di
unità nazionale che avesse l’obiettivo di risolverei
problemi più urgenti del paese e di emanare una
nuova legge elettorale più rispondente ai canoni
della democrazia.
Terminata
l’introduzione, Lascaro cede la parola agli
intervenuti che hanno fatto a gara nell’esprimere le
proprie opinioni.E’ stato subito affrontato
l’argomento centrale in discussione: ce la farà
questo governo a portarci fuori dalla crisi?Ha
esordito per primo il Sig. G. F. che per semplice
ritrosia personale non ha voluto essere citato.
Egli si è
detto profondamente indignato per come il governo
Berlusconi ha affrontato il problema negli ultimi
anni. D’accordo sulle cause internazionali che hanno
sconvolto l’assetto economico mondiale, l’ Italia
nel frattempo che cosa ha fatto? si è chiesto. Ha
continuamente negato che ci fosse una crisi in atto,
quando tutti gli esperti economici prevedevano la
catastrofe imminente.
Il
ministro dell’economia assicurava imperterrito che i
conti erano messi in sicurezza e paventava chissà
quali complotti si ordivano alle nostre spalle.
Forse una
nuova Congiura dei Baroni? Chissà!! Man mano che
parlava G. F. si alterava sempre più e, in un moto
di vera rabbia faceva notare come il nostro Premier,
in un momento tanto drammatico per il Paese e per i
giovani, anziché affrontare le gravi questioni sul
tappeto si faceva “ trastullare” dalle ragazze dell’Olgettina.
I conti
calavano e i debiti salivano alle stelle. Solo
quando l’acqua è arrivata la gola come suol dirsi,
e la Comunità Europea ha imposto il suo DIKTAT-
provvedete subito o vi lasciamo affondare- il
governo si è scosso dal letargo ed ha abbozzato la
cosiddetta mini manovra che ha strappato sì il voto
favorevole dell’opposizione, ma l’ha concepita nel
solo modo di tenere in piedi la maggioranza e
sperare di soddisfare la fame degli speculatori.
L’inganno non è passato e gli attacchi speculativi
sono ripresi più che mai. Tutti i parlamentari sono
stati richiamati dalle ferie per tamponare le falle.
Il povero Scilipoti, tutto raggiante il giorno della
partenza per le ferie, tra i bagagli la chitarra per
allietarsi le vacanze è dovuto precipitosamente far
ritorno a Roma per non dispiacere Berlusconi.
A parte
l’ironia la situazione si è fatta sempre più
incandescente; lo stesso Gianni Letta sempre
misurato e flemmatico, ha precisato G. F., ha
ammesso che stiamo precipitando verso il baratro. E
il governo che cosa propone?
Farfuglia
indeciso- ha dichiarato la Marcegaglia, al termine
della riunione governo- parti sociali. Tra un Niet
di Bossi, la rassicurazione di Berlusconi di non
toccare le rendite finanziarie, la maggioranza tenta
ancora di tergiversare colpevolmente e di far pagare
ancora una volta la crisi alle classi più deboli.
Sono in
forse le pensioni e la misura del prelievo fiscale,
una cosa è certa, che in questa alternarsi di
decisioni i tagli ci saranno eccome, ma pagheranno i
soli noti.
L’intervento a questo punto si è fatto più
incalzante e propositivo. Per prima cosa ha aggiunto
G. F. occorre dimezzare le spese della politica,
diminuire del 50% gli stipendi dei parlamentari,
abolire le province, far cessare ogni forma di
consulenze esterne, ripristinare l’ICI per gli
immobili di lusso e la tassa di successione per i
grandi patrimoni. Ma se non si mettono in galera i
corrotti e i corruttori, non si pone un limite alle
ruberie e al malcostume dei signori del potere,
egli ha aggiunto, non si approderà a nulla.
Non ha
trascurato di indicare come ulteriore misura la
lotta al lavoro nero e la battaglia contro la
straripante evasione fiscale.Fino a quando non si
prenderanno concreti provvedimenti per contrastare
l’evasione, qualsiasi manovra rimarrà sterile ed
inefficace.L’invettiva finale non ha risparmiato gli
stessi partiti di opposizione. Divisi e agguerriti
l’uno contro l’altro perdono ogni giorno di mordente
e di credibilità.
Di Pietro
è capace di cambiare la strategia politica nel
volgere di un quarto di luna, Casini ( come un
novello RE Tentenna) aspetta il momento opportuno
per buttarsi sia a destra che a sinistra; Bersani si
è incartato, ma ha sempre pronta nel cassetto una
proposta di legge alternativa; Alfano, in attesa di
fondare il partito dei veri onesti(sic), tutto
impettito rassicura che non tutti i consigli della
BCE saranno accolti; Fini e Rutelli minacciano sia
di uscire che di entrare contemporaneamente in
chissà in quale coalizione. E Vendola? E il più
comico di tutti, specialmente quando imita gli
“Sgommati”. Insomma è una vera Babilonia che crea un
alibi di ferro a Berlusconi che gli fa dire :
Dopo di me c’è solo il diluvio.
La prima
cosa da fare conclude G. F. è che tutta
l’opposizione diserti provocatoriamente il
parlamento e lasci che la maggioranza si cuocia nel
proprio brodo.
A questo
punto è intervenuto il Prof. Palma, il quale con il
suo profondo senso della storia ha ammonito che una
tale forma di protesta provocherebbe un nuovo
Aventino con conseguenze mefaste per la democrazia.
Ha auspicato altresì che tutte le forze politiche
lascino da parte interessi e appetiti particolari
per concorrere insieme a formare un governo di
salute pubblica. E’ stata la volta di Domenico
Laterza che , con la sua posata eloquenza e con un
articolato periodare, ha fatto notare come i mali
italiani sono dovuti principalmente ad un’
ingiustizia di fondo che amministra la distribuzione
delle risorse in modo iniquo ed ingiusto. La forbice
tra le retribuzioni si allarga sempre di più per cui
i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri
sempre più poveri. Tutto questo porta alla
emarginazione di interi ceti sociali, tra cui i
giovani senza lavoro; a lungo andare esploderà e
travolgerà quel poco di buono che si è fatto finora
.
Laterza
non ha risparmiato fendenti anche nei confronti del
suo stesso partito. Sembra attorcigliarsi su stesso
ha detto, con i suoi capi corrente che si rimbeccano
tra di loro; con il risultato che rende sterile la
sua opposizione e paralizza l’azione politica ad
ogni livello. Non a caso le sezioni restano spesso
chiuse e il reclutamento langue da anni; per non
parlare degli partiti che mettono” la frasca alla
porta” solo al momento del voto. Anch’egli spera che
ci sia una presa di coscienza da parte delle masse
che costringa i governanti a prendere provvedimenti
seri ed efficaci. Allo stato attuale è necessario,
ha concluso, un governo tecnico per far uscire il
paese dal pantano. Pensare che queste forze insieme
possano trovare la concordia per risolvere i
problemi del Paese, è come chiedere ad un
malcapitato di tirarsi fuori dalle sabbie mobili
tirandosi per i capelli.
Ha
concluso i lavori Lascaro tirando le somme della
discussione. Escludendo ogni apprezzamento sulle
questioni tecniche ed economiche, egli ha
riconosciuto che il governo qualche misura di una
certa efficacia si appresta a prendere, come talune
forme di privatizzazione, tagli alla spesa pubblica,
lotte all’evasione e agli sprechi, riduzione del
costo della politica, riforma degli articoli 41 ed
81 della costituzioni, adeguamento delle imposte
sulle rendite finanziarie; insomma il Cavaliere
qualche sprazzo di lucidità ogni tanto lo evidenzia.
Ma potrà
bastare? Premesso che riformare gli articoli della
Costituzione comporta tempi lunghissimi, le altre
misure osserva Lascaro non sono idonee a fermare la
falla; per una situazione di emergenza occorrono
provvedimenti straordinari: dimezzamento dei numeri
dei parlamentari, aumento delle tasse, in misura
equa, certamente, ma necessarie e finalizzate; nuove
tasse andrebbero utilizzate esclusivamente per
creare condizioni di crescita e di nuove occasioni
di lavoro per i giovani; si pensi alla difesa
dell’ambiente, alla salvaguardia della natura
soggetta sempre più di frequente ai cataclismi
ambientali che provocano disastri a ripetizione.
Veri e propri investimenti produttivi
riguarderebbero nuove fonti energetiche, il
potenziamento della cultura e delle scienze che
eviterebbe di esportare i migliori cervelli
all’estero. Non per ultimo ha aggiunto, nello stesso
filone di investimento entrerebbe un massiccio
programma di prevenzione sanitaria e di adeguate
strutture di assistenza per gli anziani.
Ma quale
governo sarà in grado di realizzare tutto questo?
L’attuale? Nutro seri dubbi, ha detto Lascaro. Non
solo perché le misure ipotizzate non sono adeguate e
sufficienti, ma soprattutto per un motivo
strettamente politico e morale insieme. Un governo
che brancola nel buio e che le misure previste
risultano inique, quale credibilità può avere? Se il
ministro dell’economia ha bisogno continuamente di
“ristrutturare” la manovra, se quando presenta le
sue decisioni al parlamento viene tacciato d
fumosità dal collega della stanza accanto; se si
aggiunge la credibilità dell’intero governo ridotto
ai minimi sia all’esterno che all’interno del paese,
allora tutto risulterà inattuabile. Ammesso che
riesca a prendere tutte le misure necessarie, sarà
in grado questo governo, così composta a portare a
termine la legislatura? I processi in arrivo e la
lotta per la leadership nei due partiti maggiori
danno poche speranze. E allora quale governo sarebbe
auspicabile nella situazione attuale? Il ricorso
anticipato alle urne? Un governo tecnico o di
armistizio che dir si voglia?
Se si
escludono le elezioni anticipate, inopportune e
rischiose nel pieno della crisi, se si escludono
governicchi di vecchio stampo e ammucchiate di
natura assembleare, la cosa più opportuna da fare
aggiunge Lascaro, è che tutti prendano coscienza del
fallimento e facciano un decisivo passo indietro. Si
darebbe la Stura ad un governo con personalità di
specchiata moralità e competenza, escludendo i capi
di partito e appoggiato da una compagine
trasversale di singoli parlamentari, rispondente
solo alla coscienza individuale di ciascuno, al buon
senso e alla responsabilità personale; tutto allo
scopo di varare una nuova e democratica riforma
elettorale e condurre la legislatura alla scadenza
naturale.
Sarebbe
salutare per tutti. Alla destra e al PDL in
particolare permetterebbe di riorganizzarsi e
rigenerarsi in una nuova forza politica e di fargli
riacquistare credibilità e serietà; alla sinistra
darebbe modo di uscire fuori dalle secche in cui è
caduta per dare vita ad una nuova unità delle
sinistre democratiche con obiettivi condivisi.
In
particolare fungerebbe come periodo di decantazione,
di rifondazione di nuovi valori e di nuove regole
democratiche e gli farebbero ritrovare la fiducia
dei tanti elettori smarriti. Tutti i partiti,
ciascuno per la loro parte, coglierebbero
l’occasione di dare il via a una rivoluzione ideale
che richiamerebbe i cittadini più sensibili ad
operare una nuova” coscientizzazione “dei giovani ad
impegnarsi per il bene comune. Domenico
Lascaro |