MIGLIONICO.
Le attività programmate dal centro promozionale
“Lucania Oggi” operante a Miglionico, di cui chi
scrive è responsabile, relativamente al 150°
anniversario dell'Unità d'Italia, comportano una
serie di iniziative riguardanti anche, da un punto
storico, l'approfondimento del momento della nascita
dello Stato italiano. Infatti, contrariamente a
quanto comunemente si ritiene l'unità
politico-giuridica dello Stato italiano non si è
fermata nel 1861, bensì nel periodo romano, entro il
periodo 89-49 a.C.. Nell'89, a seguito della “guerra
sociale” mossa dai popoli italici contro Roma (in
cui gli antichi lucani svolsero un ruolo rilevante)
per rivendicare il conferimento della “cittadinanza”
cui tali italiani ritenevano di avere diritto,
costituendo, da secoli, il nerbo dell'esercito di
Roma, tale cittadinanza fu concessa. La medesima fu
conferita nel 49 a.C. alla “Gallia Cisalpina”(
attuale Nord d'Italia), che già godeva di quella
latina, di poco inferiore a quella romana. Pertanto,
nel 49 a.C. si determinò l'unità politica-giuridica
della penisola italiana, che continuava ad essere
governata dal Senato, mentre le province venivano
governate da un propretore e da un proconsole. Con
tale conferimento, gli abitanti della penisola
potevano prendere parte alla vita pubblica, poiché
ad essi era riservato il diritto di eleggere (jus
suffragi) e di poter essere eletti (jus honorum)
alle maggiori cariche della Repubblica. In sintesi,
lo Stato italo-romano, nel corso dei secoli, si è
trasformato progressivamente da una forma federale
ad una unitaria. Lo Stato romano era costituito da
Roma, di cui era il centro politico, e dalle città
conquistate, che furono incorporate dalla
Repubblica, costituendo dei “municipi” (municipio).
Gli abitanti di queste ultime erano considerati
cittadini romani, ma, a differenza degli abitanti
dell'urbe, godevano solo dei diritti civili, non di
quelli politici, cioè del diritto di eleggere edi
essere eletti alle cariche dello Stato (cives sine
suffragio). Le “colonie”, invece, erano stanziamenti
di latini o di romani in territori conquistati o
politicamente malfidi. Collocato nel mezzo di
irradiazione della civiltà romana. La città
federata, invece, (dette sociae o anche foederatae),
erano quelle che avevano liberamente accettato
l'alleanza con Roma. Godevano di autonomia
legislativa, amministrativa e giudiziaria,
dipendendo da Roma solo in politica estera dovendovi
fornire anche soldati per l'esercito. Roma seppe
fondere i diversi popoli della penisola e suscitare
in essi una nuova coscienza nazionale: l'esercito,
in cui cittadini romani e sacri combattevano insieme
contro i nemici, fu il grande crogiuolo della razza
italiana. E nel 49 a.C., per la prima volta, sotto
Roma, come già indicato, col conferimento della
“cittadinanza romana” anche alla “Gallia Cisaplina”
l'Italia conquistò la sua unità politica, dando
luogo ad uno stato moderno, costituito da tre
elementi: popolo, territorio, organizzazione
governativa. Tant'è che successivamente a tale data,
l'organizzazione dell'Impero era denominata “Italia
e Province”. Le città delle province godevano di
autonomia, ma il loro territorio era considerato di
proprietà dello Stato italiano. Tant'è che i
provinciali erano considerati degli usufruttuari e
obbligati a versare ogni anno parte dei redditi dei
fondi al preindicato Stato. L'Italia, invece, di cui
Cesare Ottaviano Augusto (43 a.C. -14 d.C.) aveva
fissato definitivamente il confine nelle Alpi
occidentali e nell'Istria, rimase un paese
privilegiato, i suoi abitanti erano esenti da alcune
gravi imposte, nell'esercito godevano di una certa
preminenza sui soldati provinciali in quanto ne
costituivano l'ufficialità. L'Italia assume una
rilevante importanza nella vita economica
dell'Impero, restando il più grande centro
industriale, agricolo e commerciale dell'occidente.
Grazie ad un'unica lingua, quella latina (da cui
com'è noto, derivò la lingua italiana), sotto
Augusto la letteratura assunse un carattere
nazionale tre nomi da soli sono sufficienti a
caratterizzare il periodo augusto: il lucano Orazio,
Virgilio, Livio. Con l'imperatore Caracalla (
211-217 d.C.), nel 212 d.C., la “cittadinanza
romana”, fu concessa a tutti gli abitanti
dell'Impero; furono resi comuni a tutti, le leggi, i
diritti, il culto, i templi. Tuttavia, anche con le
modifiche successive che caratterizzarono
l'organizzazione dell'Impero, sino alla relativa
caduta, alcuni privilegi furono riservati al nostro
paese, fra cui lo “jus italicus” Nei secoli
successivi a tale caduta, però, l'identità nazionale
che era venuta a formarsi già con la seconda guerra
punica (219-201 a.C.), per difendere il paese
dall'invasione dell'esercito di Annibale, (come già
evidenziato in un articolo di chi scrive pubblicato
su questo giornale il 9-10-2010), si arricchì di
nuovi elementi: Cristianesimo, Rinascimento, Neo
Classicismo, Romanticismo. Fu quest'ultimo
movimento, che nel valorizzare la figura inconscia
di “Nazione” (ovvero , patrimonio storico culturale
secolare etnico, trasmesso nell'essere umano
attraverso i “geni”, presupposto indispensabile da
cui sorge lo Stato, costituito, com'è noto, da tre
elementi: territorio, popolo, governo, determinò il
Risorgimento, indi, la riunita politica del paese,
definitivamente affermata dall'art. 5 della
Costituzione, non soggetto a revisione “La
Repubblica una e indivisibile”… Tale affermazione di
unità e indivisibilità non è che la formalizzazione
giuridica del processo storico che ha portato alla
formazione dello Stato unitario, già avvenuta, come
indicato per la prima volta nel periodo romano.
Giovanni Ribellino |