Miglionico.
Al di là di ogni possibile retorica, la Festa del 1°
maggio è una ricorrenza importante, perchè è l'occasione
per celebrare il lavoro che è il fondamento della
Repubblica democratica, nata dalla lotta di liberazione.
E' un evento in cui è bello e doveroso riconoscersi, ben
oltre le appartenenze politiche e gli orientamenti
culturali. Deve diventare una giornata, non solo di
ricordo, ma anche di ripresa di lotte che ripristinino
il concetto del lavoro come valore fondante della
democrazia e della Repubblica italiana. Nell'ultimo
decennio con la scomparsa, per via giudiziaria, del Psi,
si va delineando in Italia, una società in cui sempre
più avanza l'egoismo, l'individualismo, l'insicurezza e
in cui, valori, ideali, solidarietà, unità e sicurezza
sono molto sbiaditi. Non si avverte una capacità reale
di governare la gestione delle varie crisi. Il lavoro si
perde. Le famiglie denunciano una forte perdita del
potere d'acquisto, sia delle pensioni, sia del salario.
Aumenta, in modo esponenziale, la cassa integrazione
anche in provincia di Matera! Nonc'è un processo reale
di governo dell'economia, non ci sono proposte concrete
per rilanciare il sistema produttivo, per rafforzare i
diritti del lavoro e garantire chi è espulso dal mercato
del lavoro, con una politica attiva del lavoro, come ai
tempi in cui governava Bettino Craxi. Di fronte al
rischio sempre più evidente di un collasso complessivo
dell'intero sistema Italia, non si scelgono priorità
d'intervento con il pericolo, sempre più netto di
mettere a repentaglio molti posti di lavoro e interi
settori strategici per il paese. Di fronte a sfide che
avanzano nel mondo, di fronte al divario fra nord
sviluppato e sud arretrato, si assiste impotenti! Sul
piano economico, la globalizzazione, le delocalizzazioni
sono diventate sempre più un rischio e non
un'opportunità. Il mercato del lavoro, soprattutto nel
Sud Italia, è principalmente rivolto alla
generalizzazione della precarietà più che a un lavoro
stabile e duraturo. I partiti post“Mani pulite” sono
falliti sul piano etico e politico, sono presi da una
discussione interna rivolta a ingegnerie organizzative e
di potere. Mantengono in piedi un sistema di investitura
fatta da pochi leader, con il risultato che allontanano,
in questo modo, sempre più la partecipazione
democratica. Ai tempi di Bettino Craxi e del P.S.I., si
parlava di sviluppo sostenibile e di progresso economico
e sociale complessivo. La politica, di fronte a questi
problemi, deve ritornare a svolgere la sua funzione al
servizio della gente, dei più umili. In Italia, il
fenomeno della disoccupazione si aggrava di giorno in
giorno e il mondo del lavoro sta diventando sempre più
flessibile per le aziende e più precario per i
lavoratori. Il pianeta dell'occupazione sta insomma
vivendo una grande metamorfosi paragonabile solo ai
grandi eventi storici. La trasformazione di questo
inizio secolo riguarda particolarmente il lavoro
salariato tradizionale che sta cedendo il passo
all'impiego cosiddetto instabile, a termine, a tempo
parziale, in affitto. Questa modificazione è iniziata
negli Stati Uniti ed è continuata in Inghilterra, in
Francia e in Italia. Il problema socio-economico
dell'occupazione sta diventando prevalentemente un nodo
politico importante, con alcuni che rimandano
semplicemente alla spontaneità del mercato la soluzione
di criticità che, proprio questa modalità di scambio, ha
generato ed altri che vorrebbero un'economia sociale di
mercato o addirittura un capitalismo sociale. Questa è
la posizione dei socialisti riformisti, come il
sottoscritto. Auspichiamo, da liberal-socialisti, un
capitalismo edulcorato che, pur attenendosi alle regole
del libero mercato, operi nel quadro di uno Stato che
garantisca obiettivi di civiltà fondamentali, come il
contrasto alle situazioni di indigenza, le pari
opportunità tra i cittadini e i servizi sociali di base.
Dovrebbero essere questo il compito impegnativo dei
Socialisti riformisti, di una classe politica illuminata
e lungimirante; quello cioè di far sì che la rivoluzione
tecnologica non corra il rischio di sfociare in
un'involuzione sociale e di evitare, altresì, che la
ricchezza di pochi non si contrapponga alla povertà di
milioni di esseri umani. Il 1° maggio di quest'anno deve
testimoniare la volontà del popolo italiano di custodire
la libertà, la giustizia sociale e i principi
costituzionali, i quali, tra l'altro, garantiscono il
diritto al lavoro, alla libertà di espressione, alla
partecipazione democratica che sono l'espressione più
nobile delle istituzioni democratiche. Anche i
lavoratori con la resistenza e nella lotta per la
libertà, hanno dimostrato con i loro scioperi, con i
loro sacrifici, con i loro eroi, con i loro martiri, a
partire dal socialista Bruno Buozzi, di essere una parte
importante nella ricostruzione del sistema produttivo e
nel ripristino della democrazia. Michele Ribellino
(Responsabile provinciale Socialisti riformisti) |