MIGLIONICO.
Come annunciato, si è svolto mercoledì 30 u.s.
l’incontro-dibattito ,organizzato da ALBA Assoc.,sede
staccata di Miglionico,sul tema: LA PRIMAVERA
ARABA : SOFFOCATA PRIMA DI NASCERE?
L’argomento, di urgente attualità – proprio nelle
stesse ore avveniva l’assalto alle ambasciate
inglese e norvegese in Iran- pur non essendo di
immediato interesse per noi, presi dai drammatici
problemi interni, ha generato una profonda
riflessione tra gli intervenuti.
Il Prof. Lascaro ha dato solo il via alla
discussione che sin da subito ha registrato una
sorprendente e appassionata partecipazione, anche
per il grado di competenza e di conoscenza dei fatti
dimostrata dai presenti.
Per motivi di spazio si sintetizzano le osservazioni
che hanno riguardato le condizioni a dir poco
drammatiche in cui versano quasi tutti i paesi tra
Africa Settentrionale e Medio Oriente: Iran,
Tunisia, Egitto, Siria, Libia, IYemen, Algeria
1.
IRAN: la
speranza di conquistare un po’ più di giustizia e di
democrazia e il vento di libertà che sembravano
scuotere il potere dispotico del pessimo presidente
Ahmadinejad nel giugno 2009, si sono infranti contro
la folle repressione operata dal regime con migliaia
di giovani uccisi o arrestati.
2.
TUNISIA:
la scintilla che infiammò la Tunisia, e a seguire
tutto il Nord Africa, il 17 dicembre 2011 ebbe
origine dal suicidio del povero Mohamed Bouazizi
che si diede fuoco per protesta contro il sequestro
del suo banco abusivo di frutta e verdura. Seguirono
giorni di scontri e di efferata violenza ; alla fine
il dittatore Ben Alì fu costretto alla resa e iniziò
così un periodo di attesa, allo scopo di indire una
consultazione elettorale, svoltasi il 23 ottobre per
eleggere un’assemblea costituente col compito di
redigere una nuova costituzione.
3.
EGITTO:
alla cacciata di Mubarak, costata la vita a decine
di giovani che manifestavano contro lo stato di
indigenza in cui era tenuto il popolo egiziano, sono
seguite fasi alterne di speranza e di rassegnazione.
L’esercito in un primo momento ha garantito un
periodo di pace e relativa tranquillità, ma via via
ha consolidato viepiù il proprio potere fino allo
scoppio dell’ultima protesta, sedata nel sangue tra
manganelli e carri armati. Le recenti elezion
amministrative, che dureranno tre mesi, non fanno
che generare incertezze e preoccupazioni.
4.
SIRIA:
oltre 2700 morti dall’inizio della rivolta sono il
prezzo, ancora provvisorio, che il popolo siriano ha
pagato e tutt’ora sta pagando per il tentativo di
abbattere un presidente-tiranno, Bashar Assad,che
non ha esitato a soffocare nel sangue la
“Primavera”siriana.
5.
LIBIA:
una trattazione più approfondita meriterebbe la
crisi della Libia che si è protratta per oltre otto
mesi e si è conclusa con la tragica fine del
dittatore Muammar Gheddafi e della sua famiglia. La
rivolta scoppiata in febbraio, anche col tacito
apporto dei servizi segreti inglesi e francesi, ha
potuto concludersi col massiccio ricorso ai
bombardamenti aerei di Francia e Inghilterra, col
supporto della Marina e dell’Aviazione italiane. E’
una pagina infausta che sarà bene dimenticare, per
la violenta reazione dell’Uno e l’arrogante azione
degli Altri.
6.
YEMEN e
ALGERIA: se fin’ora si sono sottratte alla tempesta
devastante dei paesi confinanti, alta è comunque la
tensione sociale che , più o meno occulta, cova
sotto la coltre dell’ingiustizia e della repressione
.
Ma al
di là delle peculiari situazioni che ciascun paese
presenta, quale lezione e quali considerazioni
trarre da tali accadimenti? Quali conseguenze
potranno aversi nei nostri confronti e dell’intera
Europa? La speranza e l’illusione di una palingenesi
totale che liberasse tutta l’area meridionale del
Mediterraneo dal giogo del potere tirannico e
costituisse la premessa per instaurare una
democrazia di popoli liberi sono ( quasi ) per
sempre svanite. Al potere assoluto e violento, che
pur riusciva a tenere unito e sottomesso il popolo,
sembra proprio che stia subentrando una forma di
teocrazia illiberale che si diffonde a macchia
d’olio in tutta l’area.
E’
più che evidente ormai l’avanzata del cosiddetto
partito dei Fratelli Musulmani . In assenza di un
chiaro disegno laico e democratico e di leader
all’altezza del compito, l’ala più retriva della
componete musulmana avanza inesorabile verso la
conquista del potere.
E’
comunque certo che nei prossimi mesi in tutto il
Medio Oriente si assisterà ad uno stravolgimento di
poteri che cambierà radicalmente i rapporti tra
Occidente e Oriente . E’ sperabile che prevalga il
buon senso da parte di tutti ,Americani,Europei, gli
stessi Iraniani, affinchè si colga questo
particolare momento per instaurare nuovi rapporti di
amicizia e di collaborazione con popoli che si
affacciano appena ora alla democrazia.
Se è
pur vero che v’è il pericolo che in quei paesi ,
soprattutto in Egitto, si corre il rischio che possa
sopravvenire uno Stato islamico che potrebbe minare
la pace con Israele, è questa l’occasione propizia
per intraprendere con la parte più moderata
dell’Islam rapporti di reciproco rispetto .
L’esempio più bello e lungimirante è venuto dal Papa
Benedetto XVI, e prima ancora da Giovanni Paolo II,
che ha ospitato in ottobre ad Assisi i capi
religiosi di tutto il mondo per pregare insieme per
la pace tra i popoli.
La
seduta è terminata con l’augurio e la speranza che
quel moto di libertà, per ora appena represso, di
sicuro potrà risorgere dalle ceneri ed esplicare
appieno la sua carica liberatrice. Il seme è stato
gettato; non potrà che crescere e moltiplicarsi.
Miglionico, 2 Dicembre 2011
Domenico Lascaro
d.lascaro@libero.it
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